uso dei pesticidi
Agricoltura

In aumento l’uso di pesticidi (contrariamente a quanto promesso)

L’impegno dovrebbe essere quello di ridurre l’uso di pesticidi in campo agricolo. Più nello specifico, il mondo agricolo avrebbe dovuto conoscere una svolta a partire dal 2011, anno in cui è entrato in vigore in tutta l’Unione Europea il Regolamento numero 1107 del 2009. Tale norma obbliga tutti gli stati membri a trovare alternative più sicure per l’ambiente e per la salute. Quella era stata vista come una vittoria, ma dati alla mano sembra che questa legge non abbia sortito gli effetti sperati. Al contrario: uno studio dimostra che negli ultimi 10 anni l’uso di pesticidi non solo non è diminuito, ma anzi è aumentato.

Cosa sono i pesticidi

Prima di vedere quanto e come l’uso dei pesticidi è aumentato nel tempo, vale la pena ripassare la natura di queste sostanze. Tali prodotti fitosanitari sono di volta in volta sostanze chimiche o microrganismi che eliminano tutto ciò che potrebbe danneggiare le piante coltivate, dai parassiti animali a quelli vegetali, dagli insetti in poi. Ecco allora che si parla di fungicidi, di insetticidi, di diserbanti, di anticrittogamici, di fitoregolatori, di acaracidi e di nematocidi. Il problema è che queste sostanze hanno conseguenze negative sia sulla nostra salute, sia sull’ambente. Anche perché va sottolineato che i pesticidi non si limitano a inquinare le colture, arrivando a contaminare il suolo e le sottostante falde acquifere. È difficile quantificare i danni che i prodotti fitosanitari chimici utilizzati in agricoltura possono fare: si pensi per esempio al fatto che queste sostanze possono danneggiare le api sia direttamente che indirettamente (qualche settimana fa avevamo parlato della strage di api in Lombardia, proprio per via dei trattamenti chimici messi in campo dagli agricoltori).

Lo studio sull’aumento dell’uso dei pesticidi

Lo studio che dimostra l’incremento dell’utilizzo dei pesticidi nonostante la legge del 2009 è stato realizzato dalla rete europea Pesticide action network Europe (Pan). L’indagine è stata fatta su un campione di oltre 97mila campioni di frutta fresca coltivata in Europa, e dimostra come tra il 2011 e il 2019 ci sia stato un aumento del 53% dei campioni contaminati.

In alcuni casi l’aumento è particolarmente rilevante. Si pensi per esempio ai kiwi: nel 2011 solamente il 4% dei campioni presentava tracce di pesticidi, percentuale che è passata al 32% nel 2019, con un incremento del 397%. Lo studio, pubblicato a fine maggio 2022, mostra che l’uso di queste sostanze si è moltiplicato anche nel caso delle ciliegie (+152%), delle pere (+103%) e delle pesche (+52%). Per quanto riguarda il frutto più coltivato in UE, ovvero la mela, il numero di campioni inquinati è passato dal 16% del 2011 al 34% del 2019.

Più bassi i numeri nel caso degli ortaggi, i quali per loro natura sono meno esposti ai danni provocati da malattie e da insetti. Ciononostante, il 13% dei 113mila campioni di verdura analizzati è risultato comunque trattato con insetticidi. Nel 2011 si parlava dell’11%. Nel 2019, acquistando del sedano, si ha il 54% di probabilità di avere a che fare con degli insetticidi. Guardando ai singoli paesi, la frutta e verdura con tracce di sostanze pesticidi corrisponde al 21% in Italia, al 34% in Belgio, al 26% in Irlanda e al 22% in Francia. Poco meglio dell’Italia fa la Germania, al 20%.

Il pericolo dei mix di sostanze

Nonostante quando stabilito dalle legge, l’uso dei pesticidi sembra quindi essere aumentato in modo importante negli ultimi anni. E non è tutto qui: a crescere sarebbe anche il numero di combinazioni tra diverse sostanze chimiche, creando dei cocktail capaci di moltiplicare i rischi. Si pensi per esempio alle pere: metà di quelle analizzate presenta tracce di ben 5 pesticidi differenti.