Mancano 5 mesi alla Cop27 in Egitto
Mancano solamente 5 mesi alla Cop27 in Egitto, e più precisamente a Sharm el-Sheikh. Di certo 5 mesi possono sembrare tanti, ma non lo sono affatto quando si parla di incontri importanti, anzi, cruciali quanto sono le Conferenze dell’Onu sul cambiamento climatico. Si è già visto tante volte quanto sia facile compromettere gli esiti di questi incontri, i quali nella maggior parte dei casi non riescono ad arrivare nemmeno vicini agli obiettivi della vigilia. I punti di partenza della Cop27 sono noti: si parte infatti dagli impegni presi – perlomeno sulla carta – durante la storica Cop21 di Parigi, nel 2015, e dagli esiti della Cop26 di Glasgow, che di fatto ha finalizzato i dettagli operativi degli Accordi parigini.
La conferenza sul clima preparatoria, a Bonn
In questi giorni, e più precisamente dall’8 giugno fino al 16 giugno, sta avendo luogo a Bonn una riunione tecnica preparatoria alla Cop27. Il solo fatto che gli accordi presi a Parigi nel 2015 siano stati finalizzati nel 2021 la dice lunga su quanto possano essere fondamentali le fasi preliminari delle Conferenze dell’Onu sul cambiamento climatico per accelerare l’iter complessivo alla resa dei conti. Ecco dunque che attualmente osservatori, esperti e delegati dei diversi governi sono al lavoro nella città tedesca per gettare le basi per l’incontro di Sharm el-Sheikh, in calendario dal 7 al 18 novembre 2022. Di certo l’attuale clima internazionale non aiuta, con le tensioni geopolitiche a rendere tutto ancora più difficile. Come ha sottolineato la segretaria esecutiva dell’Onu sui cambiamenti climatici Patricia Espinosa «il cambiamento climatico non è un’agenda che possiamo più permetterci di rimandare. Abbiamo bisogno di decisioni e azioni ora e spetta a tutte le nazioni fare progressi a Bonn».
Lo scambio tra Vanessa Nakate e John Kerry
E mentre si prepara la Cop27 si alzano le voci dei diversi rappresentanti. Di certo sempre più centrale è la voce di Vanessa Nakate, giovane delegata ugandese per il clima nonché fondatrice del movimento africano Rise Up. Guardando senza dubbio all’approssimarsi della conferenza in Egitto, Nakate – dalla Svezia, in occasione della commemorazione della Conferenza di Stoccolma del 1972 – ha accusato i governi di aver ritardato l’azione, mettendo in pericolo il pianeta nonché il futuro dei giovani. E proprio a partire da questo presupposto l’attivista chiede ai leader di non trascurare, e anzi di riconoscere appieno i dati presentati dalle più recenti indagini scientifiche. Il messaggio è stato accolto e condiviso dall’inviato presidenziale degli Usa per il clima John Kerry, già Segretario di Stato dell’amministrazione Obama: Kerry ha infatti ammesso che diversi leader delle principali economie globali hanno mostrato indifferenza circa la matematica e la fisica del climate change.
Gli obiettivi della Cop27 in Egitto
Ma cosa ci si può aspettare dalla Cop27 che si terrà a Sharm el-Sheikh? Il WWF ha indicato quelli che dovrebbero essere i principali e più importanti outcome della prossima Conferenza sul cambiamento climatico. Si parla dell’implementazione di immediate azioni per la mitigazione del clima, in ogni settore, nell’arco di uno o due anni; di pianificare degli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni con termini specifici per il 2030 e il 2035; di rafforzare gli investimenti sul fronte dell’adattamento al clima e della resilienza, a livello nazionale, regionale e locale; infine, concretizzare e superare il famoso impegno dei 100 miliardi di dollari da parte dei paesi sviluppati. Vale infatti la pena ricordare che già nella Cop15 di Copenaghen, nel lontano 2009, si era deciso che entro il 2020 i paesi sviluppati avrebbero dovuto mobilitare 100 miliardi all’anno per soddisfare i bisogni dei paesi in via di sviluppo in fatto di lotta ai cambiamenti climatici. Questo impegno, però, non è stato tuttora rispettato.
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