ClimAda: 1000 anni di storia del clima dai ghiacci dell’Adamello
Aveva fatto notizia, nel febbraio del 2021, l’estrazione di una carota di ghiaccio di ben 224 metri di lunghezza dal Ghiacciaio dell’Adamello, prima e audace fase del progetto ClimAda. Ovviamente il luogo non era stato scelto a caso: con i suoi 270 metri circa di spessore, il ghiacciaio dell’Adamello rappresenta un vero tesoro per quanto riguarda la storia del clima e della composizione atmosferica. Studiando i vari strati di ghiaccio depositati è infatti possibile capire come è cambiato il clima nel corso degli anni. E, con quella lunghissima carota di ghiaccio – conservata presso i laboratori dell’EuroCOLD della Bicocca –è possibile ricostruire ben 1000 anni di storia. Ora, con una spedizione avvenuta nell’aprile del 2022, è iniziata ufficialmente la seconda fase del progetto ClimAda, dedicata allo studio delle informazioni raccolte. Da una parte, quelle che si possono raccogliere dalla lunga colonna di ghiaccio; dall’altra, dalla fibra ottica installata lungo il lungo buco verticale di estrazione della carota.
Al via la seconda fase di ClimAda
«Sono particolarmente grato a Fondazione Cariplo e a Regione Lombardia che insieme all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Università di Brescia e Comunità Montana di Valle Camonica-Parco dell’Adamello, e con il supporto attivo di Edison e Bayer, ci dà modo di entrare nella seconda fase del progetto iniziato nel 2021 con l’estrazione dei 224 metri di ghiaccio dall’Adamello». Queste le parole di Fabrizio Piccarolo, Direttore di Fondazione Lombardia per l’Ambiente, all’indomani della spedizione sull’Adamello del mese scorso per raccogliere di dati del sistema installato tra i ghiacci delle Alpi Retiche. Il progetto ClimAda, che coinvolge sia partner pubblici che partner privati, è quindi pronto per elaborare dati che per la prima volta è stato possibile raggiungere. Non è infatti scontato poter accedere a dei laboratori che possono arrivare a – 50 gradi centigradi per simulare le condizioni presenti in alta montagna, come accade all’EuroCold di Milano; e non è scontato nemmeno poter contare su un sistema a fibra ottica per la raccolta continua dei dati a 3.000 metri di altitudine. Si parla nello specifico di 4 cavi inseriti nella perforazione, su progetto e messa in opera del team del professor Mario Martinelli del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. Si tratta, va sottolineato, del primo sistema di monitoraggio di questo tipo installato in un ghiacciaio alpino. Come ha sottolineato Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo, «investire sullo studio dei cambiamenti climatici significa investire sul futuro del nostro ecosistema e su tutti gli aspetti ad esso collegati: vivibilità dei territori, salute delle persone, economia locale».
Il taglio della carota
Ora il team di ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca sta studiando le giuste modalità per sezionare la lunga carota di ghiaccio, così da poter campionare i vari elementi e misurare gli isotopi stabili, in modo – spiega il responsabile dell’EuroCold Lab Valter Maggi – da «per ricostruire l’origine delle masse d’aria che provocano le precipitazioni nevose sull’Adamello». Sono inoltre previsti «campionamenti per le misure delle polveri fini atmosferiche, dei pollini e dei macroresti vegetali e per le misure dei black carbons di origine antropica» nonché delle datazioni di differente tipo per comprendere la sequenza temporale degli eventi individuati. L’obiettivo è quello di concentrare l’attenzione su 4 periodi specifici: il periodo industriale, la Prima Guerra Mondiale (per scoprire l’impatto sul ghiacciaio del primo conflitto mondiale, che proprio lì ha avuto uno dei suoi più cruenti teatri), la Piccola Età Glaciale del periodo pre-industriale e, infine, il periodo di circa 1000 anni fa, corrispondente alla parte basale della carota di ghiaccio.
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