Aumento della temperatura di 2 gradi e incremento delle mortalità: lo studio
Frazioni di gradi centigradi. Sembrano dei nonnulla, tant’è che noi stessi difficilmente riusciamo ad accorgerci di un cambiamento della temperatura di mezzo grado. Eppure il nostro destino è appeso a delle variazioni da un certo punto di vista minime della temperatura media globale. Fin dagli Accordi di Parigi della Cop21, come sappiamo, l’obiettivo della lotta ai cambiamenti climatici è quello di contenere il surriscaldamento globale al di sotto dell’aumento della temperatura di 2 gradi. Anzi, a essere più precisi, al termine delle lunghe giornate parigine si era deciso di puntare a “restare abbondantemente” al di sotto dei 2 gradi in più rispetto all’epoca preindustriale. Non è un caso, quindi, che negli anni successivi, e quindi anche alla Cop26 di Glasgow, si sia parlato soprattutto di contenere l’aumento entro gli 1,5 gradi centigradi. Ad oggi, per dire, l’incremento delle media rispetto all’epoca preindustriale è pari a circa 1,2 gradi centigradi.
La differenza tra 1,5 e 2 gradi
Abbiamo già visto qual è la differenza tra un aumento di 1,5 gradi e un incremento di 2 gradi rispetto alla media dell’era preindustriale. Riassumendo, di fatto, quello dell’aumento della temperatura di 2 gradi centigradi può essere visto come un limite politico, arbitrario, che non è il risultato di approfonditi studi scientifici. Decisamente più fondato, invece, è il limite posto a 1,5 gradi, per il semplice fatto che elaborando degli scenari climatici futuri si riesce a dimostrare che già oltre quella soglia si avrebbero conseguenze drammatiche sul pianeta, a partire dalla perdita del ghiaccio estivo dell’Artico, a scatenare un effetto domino a livello globale.
Con l’aumento della temperatura di 2 gradi cresce anche la mortalità per il calore
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi volti a indagare le conseguenze dell’ulteriore aumento delle temperature medie globali. Uno degli ultimi lavori effettuati in tal senso è quello effettuato dai ricercatori della University College di Londra e dell’Università di Reading, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Enviromental Research Letters. Il gruppo di studiosi ha cercato di determinare quanto potrebbe aumentare la mortalità nel momento in cui le temperatura medie globali dovessero alzarsi di 2 gradi centigradi, e quindi oltre il limite stabilito dalla Cop21. Lo studio è quindi partito con delle proiezioni climatiche raffrontate con i tassi di mortalità correlati al variare della temperatura in Inghilterra e in Galles, con particolare attenzione alle giornate di caldo estremo degli ultimi anni.
Con l’aumentare delle temperature estive la mortalità cresce in modo non lineare
Riassumendo al massimo, lo studio dimostra che, con l’aumento delle temperature medie globali, il tasso di mortalità dovuto alle ondate di calore cresce in maniera non lineare, quasi esponenziale. In uno scenario in cui si verifica l’aumento della temperatura di 2 gradi, il tasso di mortalità cresce del 42% rispetto ai livelli preindustriali. Attualmente, guardando ai 10 giorni più caldi dell’anno, si contano 117 decessi al giorno; in un mondo con un aumento della temperatura di 2 gradi rispetto al diciannovesimo secolo, il tasso di mortalità sarebbe di 166 decessi al giorno. E, come detto, l’accelerazione della mortalità non è lineare: in uno scenario apocalittico in cui la temperatura dovesse aumentare di 3 gradi, durante le ondatre di calore il rischio di mortalità potrebbe alzarsi fino al 75%. Come spiega una delle ricercatrici delle studio, Katty Huang, «l’aumento del rischio di mortalità agli attuali livelli di riscaldamento è notevole principalmente durante le ondate di caldo, ma con un ulteriore riscaldamento vedremmo un aumento del rischio nei giorni estivi oltre a un’escalation durante le ondate di calore».
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