Rabarbaro: proprietà e usi
Il rabarbaro è una pianta nota per le sue proprietà digestive e depurative. Al giorno d’oggi è considerato un ottimo aperitivo dall’effetto decongestionante.
Che cos’è?
Il rabarbaro è una pianta appartenente alla famiglia delle Poligoniaceae ed è particolarmente rinomato per via della sua versatilità.
Questo vegetale viene infatti utilizzato come alimento per migliorare il processo digestivo e per sfruttare al meglio il suo potente effetto disintossicante e purgativo. Non solo, si tratta di una delle specie più note per via delle sue proprietà decongestionanti, rivelandosi così utile per contrastare una serie di disturbi e di malanni stagionali.
Rabarbaro: proprietà e benefici
Il rabarbaro è un vegetale noto sin dai tempi antichi: viene utilizzato in particolar modo il suo rizoma e i primi usi risalgono all’antichità dove già erano note le sue principali proprietà benefiche.
Pare che il rabarbaro cinese sia originario dei territori tibetani: fu proprio in questi luoghi che si iniziò a coltivare questa pianta. Col passare del tempo il rabarbaro si è diffuso anche nei territori dell’Asia e dell’Europa.
Tutte le specie del genere Rehum a cui appartiene il rabarbaro vantano proprietà officinali, anche se quello cinese ne contiene in quantità maggiori. Il rabarbaro predilige il clima mite e le aree umide e si sviluppa spontaneamente senza la necessità di coltivazione.
Il principale principio attivo della pianta è noto come reina, e insieme ad esso è bene citare anche i tannini e l’acido crisofanico. Le pectine contenute all’interno del vegetale, insieme all’acido folico, garantiscono una potente azione digestiva utile per combattere i sintomi tipici della cattiva digestione.
Ulteriori benefici del rabarbaro sono le proprietà decongestionanti, purgative e disintossicanti. Un altro componente che caratterizza il rabarbaro, noto come parietina, è in grado di contrastare e prevenire lo sviluppo di cellule leucemiche.
Modalità di utilizzo del rabarbaro
Per un uso interno è possibile utilizzare le foglie giovani del rabarbaro che devono essere raccolte verso la fine della primavera. Ad ogni modo è bene consumarle con moderazione, evitando di eccedere nelle dosi.
Le foglie del rabarbaro possono essere utilizzate come delle tipiche verdure a foglia verde, pertanto sono ideali per condire piatti, risotti e varie ricette.
Il rizoma di 12 mesi si presenta essiccato e può essere trasformato in polvere o in piccoli pezzi con i quali preparare dei prodotti a base di estratto o infusi. In ambito erboristico il rabarbaro è considerato una valida soluzione naturale per trattare la stipsi: generalmenteviene abbinato ad altre erbe sotto forma di capsule per agevolare il processo di evacuazione.
In cucina, il rabarbaro viene spesso utilizzato sotto forma di aperitivo per la preparazione di bevande alcoliche e liquori. Grazie ai principi nutritivi del rabarbaro è possibile ottenere un netto miglioramento del processo digestivo andando a depurare allo stesso tempo l’organismo.
Per quanto riguarda l’uso esterno è possibile utilizzare delle tinture madri con le quali effettuare degli impacchi e curare ferite e cicatrici. In alternativa, questi prodotti sono indicati per alleviare le ragadi anali e le emorroidi e garantiscono un’elevata prevenzione contro le infezioni di diversa origine.
Controindicazioni e effetti indesiderati
Trattandosi di una pianta dalle spiccate proprietà purgative, il rabarbaro deve essere assunto in quantità moderate in quanto potrebbe irritare la funzionalità intestinale.
A tal proposito è sconsigliato assumere il rabarbaro in stato di gravidanza e allattamento. Inoltre non è indicato per i bambini piccoli. Vista l’elevata quantità di acido ossalico contenuta al suo interno, in particolare nelle foglie, il rabarbaro potrebbe provocare un effetto corrosivo delle mucose.Prima di intraprendere un trattamento a base di rabarbaro dunque, è bene consultare il proprio medico di fiducia il quale indicherà le dosi ideali per ogni esigenza.
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