Cosa sono le bioraffinerie
Secondo gli esperti del settore, nei prossimi 40 anni la fonte di energia principale saranno le biomasse da lavorare nelle bioraffinerie. La sfida tra energie rinnovabili e non rinnovabili è sempre aperta, ma in tempi brevi si espanderanno le bioraffinerie, sempre più presenti in Europa.
Quante sono le bioraffinerie in Europa
Oggi sono 224 le bioraffinerie in Europa che producono biocarburanti e altri prodotti provenienti da materie naturali rinnovabili: rifiuti, legno, alghe, scarti di animali, rappresentano il petrolio del futuro. La crisi climatica costringe il mondo a cambiare, perché le fonti di energia basate sui fossili prima o poi si esauriranno ed occorrono energie rinnovabili e pulite.
L’ambiente è fin troppo inquinato e l’obiettivo dell’Europa da qui al 2050 è di eliminare qualunque cosa che alteri il clima del pianeta. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, ma le bioraffinerie sono destinate ad aumentare. Questi impianti producono biocarburanti e prodotti della chimica verde, usando tecniche complesse come la gassificazione, la termo liquefazione o la pirolisi, a seconda della materia prima da cui partono.
Le materie prime usate
Nelle bioraffinerie esistenti attualmente in Europa 60 usano zuccheri o amidi per creare bioetanolo, altrettante sfruttano scarti di grassi ed olio per ottenere biodiesel e 50 usano prodotti da olio e rifiuti chimici. Altre bioraffinerie trattano il legno e alcune si concentrano sui rifiuti organici come l’italiana Eni nelle sue due sedi di Gela e Porto Marghera.
In Scandinavia le bioraffinerie usano la loro fonte primaria, ovvero la biomassa costituita da legno, in Olanda l’enorme impianto del porto di Rotterdam produce bioetanolo attraverso il mais. In Romania c’è il progetto di allargare degli impianti già esistenti che trasformano gli scarti di riso e paglia in biocarburanti.
In altre zone d’Europa come Belgio, Germania e Italia, le bioraffinerie sono specializzate nella produzione di oli da biomasse e alcuni impianti sfruttano alghe e insetti per convertirli in nuove forme di energia rinnovabile.
L’energia del futuro
La sfida più importante delle bioraffinerie è di usare solamente materie prime rinnovabili, in maniera da diminuire i costi e migliorare la filiera creando un’economia circolare. La maggior parte delle bioraffinerie europee dovrebbe avere strutture capaci di trasformarsi a seconda della biomassa disponibile, in modo da risparmiare sui prezzi che sono tuttora troppo alti.
Le bioraffinerie riescono a trasformare prodotti di scarto in energia pulita e con il passare del tempo saranno il futuro dell’economia, come sostengono alcuni esperti dell’Università di Bologna. Per le bioraffinerie del futuro le domande sono tante, come ad esempio quali tecnologie si possono usare o da quale tipo di biomassa si dovrà partire. Gli esperti del settore sostengono che nei prossimi anni ci sarà bisogno di almeno 150 impianti per soddisfare il fabbisogno di energia.
Le bioraffinerie in Italia
Le bioraffinerie in Italia sono gli impianti Eni di Porto Marghera e di Gela che si basano su una tecnologia che parte dagli scarti alimentari per produrre bio oli e acqua. Frazionando i rifiuti solidi urbani, che sarebbero l’umido della raccolta differenziata, si possono ottenere 16 kg di olio da 100 kg di rifiuti.
In questo modo si può recuperare fino all’80% di energia dalla materia organica di partenza, ovvero un bio olio che si può usare come combustibile per le navi, oppure raffinarlo e ottenere biocarburanti ad elevate prestazioni. Il recupero di acqua di questo processo varia dal 60% all’80% dell’umido e viene usato per l’industria.
L’idea di usare i rifiuti come biomassa di partenza è solo una delle tante, perché in Europa si stanno facendo studi e sperimentazioni ovunque per ottenere nuovi tipi di materiale da convertire. A seconda delle risorse del paese si è più orientati alle biomasse che si basano sul legno come in Finlandia, oppure ai residui agricoli delle colture come nel sud dell’Europa.L’obiettivo è abbattere i costi delle bioraffinerie, che sono ancora superiori rispetto agli impianti legati al combustibile fossile. Non è un’impresa facile, ma le risorse per arrivarci ci sono.
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