La Mandragora, una pianta dalla radice magica conosciuta da sempre per le sue proprietà
La Mandragora è una pianta molto diffusa nel Mediterraneo spesso è associata a presunti poteri fecondanti. La sua storia si lega a quella delle streghe del Medioevo e ancora oggi viene usata dagli esperti per le sue proprietà sedative, analgesiche e narcotiche.
La Mandragora una pianta dalla radice antropomorfa
La Mandragora o Mandragola è una pianta perenne che appartiene alla famiglia delle Solanaceae, di cui se ne conoscono tre tipi. La “Mandragora vernalis” e la “Mandragora autumnalis” sono molto diffuse in Europa meridionale, in Nord Africa e nel Medio Oriente, mentre la “Mandragora caulescens Clarke” cresce nella zona dell’Himalaja. La caratteristica di questa pianta priva del tronco è la forma antropomorfa della sua radice, perciò simile al corpo di un uomo o di una donna e proprio questa particolarità ha alimentato le leggende sulla sua natura magica.
La pianta di Mandragora nelle diverse culture
Gli antichi greci attribuivano alla Mandragora poteri afrodisiaci e la utilizzavano per stimolare gli incontri amorosi perciò Afrodite, la dea greca dell’Amore, aveva tra gli altri anche l’appellativo di “Mandragoritis”. I medici greci avevano imparato a usare la droga contenuta nella radice e nelle foglie per il suo naturale potere soporifero, pertanto veniva aggiunta in piccole dosi, al vino o ai cibi per favorire un sonno più tranquillo.
Nella cultura ebraica la Mandragora era nota per la sua presunta proprietà fecondante e nell’Antico testamento ci sono diversi riferimenti a questa radice tra i rimedi per stimolare le gravidanze. Con il passare dei secoli la pianta di Mandragora lega sempre di più la sua fama alle proprietà afrodisiache, infatti nel 1518 il drammaturgo, politico e scrittore Niccolò Macchiavelli scrive la commedia satirica “La Mandragora” dove la pozione estratta dalla radice è al centro di divertenti equivoci amorosi.
La Mandragora, prova di stregoneria nel Medioevo
Nel Medioevo il possesso delle foglie di Mandragora poteva portare a un’incriminazione per stregoneria poiché il potere allucinogeno della pianta era considerato una prova di satanismo. In quello stesso periodo si credeva che chiunque estirpasse quest’erba potesse morire per gli strilli emessi dalla radice. I presunti maghi e fattucchiere perciò estirpavano velocemente la Madragora con uno stratagemma, legavano un filo al collo di un cane che all’altra estremità veniva fissato alla pianta. L’animale spaventato dal padrone, correva nella direzione opposta e la radice veniva estratta in pochi secondi dal terreno e, secondo la credenza popolare, non aveva il tempo di gridare e di uccidere chi voleva raccoglierla.
L’erba proprio nel Medioevo, assume l’appellativo di “pianta delle streghe” che ancora la identifica, oggi viene utilizzata in fitoterapia e nella medicina omeopatica per il suo potere calmante e sedativo dovuto agli alcaloidi contenuti nella radice, mentre la presunta cura della sterilità e le proprietà fecondanti sono il frutto di credenze popolari.
Le proprietà di quest’erba che contiene anche alcaloidi
La radice è un rimedio efficace e naturale per curare nevralgie, crampi, gastroenteriti, reflusso e anche la nausea in gravidanza. La Mandragora ha un potere narcotico che contribuisce anche a calmare la tosse e a combattere l’insonnia tuttavia è una pianta tossica, pertanto è opportuno evitare il fai da te ed è indispensabile rivolgersi sempre ad un esperto.
I possibili effetti collaterali prodotti dall’assunzione di questa pianta sono tachicardia, vomito, allucinazioni e convulsioni. La Mandragora infatti come la Belladonna, contiene alcaloidi, tra i quali la “mandragorina”, che in casi estremi possono essere causa di morte.
La Mandragora e la Borragine piante simili da non confondere
La pianta cresce selvatica nei campi e può essere facilmente confusa con la Borragine un’erba utilizzata in cucina per arricchire i ripieni di ravioli e cannelloni. Per questo motivo sono ancora frequenti fatti di cronaca in cui raccoglitori improvvisati di erbe sono avvelenati da pasta ripiena di Mandragora. Gli esperti sottolineano che le due piante differiscono per le foglie e la crescita dei fiori. La Borragine infatti ha foglie molto piccole e senza peluria, mentre i fiori che in entrambi i casi sono di colore azzurro, partono dal fusto e non da terra come quelli della Mandragora.
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