Pesce pappagallo: cos’è?
Il pesce pappagallo, un abitante variopinto che contribuisce a tutelare l’ecosistema
Il pesce pappagallo è noto per la bellezza dei suoi colori. Abitante tra i più conosciuti della barriera corallina contribuisce a mantenere puliti i coralli dalle alghe e perciò è considerato indispensabile per l’ecosistema tropicale. Presente da sempre nel mar Mediterraneo, con l’innalzamento della temperatura dei mari si sta spostando lentamente più a nord fino a popolare le coste della Francia e della Spagna.
La morfologia del pesce pappagallo
Il pesce pappagallo è un animale dai colori caldi e vivaci che popola per lo più i mari tropicali, mentre solo due varietà vivono nel Mediterraneo. Appartiene alla famiglia degli Scaridi e comprende circa 80 specie di pesci dall’aspetto tozzo e della lunghezza variabile tra i 30 e i 50 cm, solo il pesce pappagallo gigante – Bolbometopon muricatum – raggiunge il metro e mezzo di lunghezza e il ragguardevole peso di 75 kg. Le femmine della specie attirano i maschi per l’accoppiamento attraverso la livrea che è di colori intensi ed accesi, mentre i maschi presentano toni scuri e uniformi con un ventre bianco.
Il pesce pappagallo e la sua barriera naturale per proteggersi dai predatori
Durante il giorno queste pesce è molto attivo e nuota rapidamente negli ambienti rocciosi e tra le praterie di posidonie dove è sempre alla ricerca di cibo, anche perché assimila solo una minima parte delle sostanze nutritive che ingerisce. Di notte, invece dorme protetto da una bolla di muco che secerna attraverso le sue ghiandole. Questa barriera gli consente di non farsi avvistare e fiutare da eventuali predatori, mentre resta ben visibile agli arpioni degli uomini.
La dentatura insolita e rumorosa del pesce pappagallo
La caratteristica principale degli Scaridi è la dentatura. Il muso affusolato infatti custodisce due placche di ossa molto forti e simili al becco di un pappagallo, motivo per cui questo abitante del mare ha il nome di un uccello. La sua dentatura può durare anche 20 anni senza che si rovini ed è indispensabile per triturare i piccoli pezzi di corallo che rappresentano la sua fonte principale di nutrizione insieme ad alghe e invertebrati.
Il morso di questo animale produce un rumore molto caratteristico, riconoscibile dai sub e dagli appassionati del mare e la sua voracità spesso lo spinge a intaccare anche lo scheletro del corallo. Il pesce perciò ingerisce il carbonato di calcio della struttura ossea di queste colonie marine che poi espelle attraverso le feci contribuendo a produrre la famosa spiaggia bianca tipica dei tropici. Secondo una stima degli esperti, un pesce pappagallo adulto può produrre anche 100 kg di sabbia all’anno.
Il predatore della barriera corallina e la sua presenza nel mar Mediterraneo
Il pesce pappagallo è spesso denominato “predatore della barriera corallina” poiché con il suo morso produce cicatrici profonde nello scheletro dei coralli, nonostante ciò questa specie è considerata di vitale importanza per il reef poiché favorisce la crescita e la riproduzione del corallo ripulendolo dalle alghe. Questo colorato abitante dei mari perciò contribuisce a tutelare l’ecosistema del mare, un equilibrio molto delicato che è a rischio a causa dell’innalzamento della temperatura dell’acqua e dell’inquinamento.
In molti pensano che il pesce pappagallo sia autoctono dei mari tropicali e che si sia spostato nel mar Mediterraneo proprio a causa delle acque più calde. Quest’animale tuttavia vive da sempre nei nostri mari e alcuni fossili greci testimoniano la sua presenza nel mare Egeo già dal VI secolo. Gli antichi Romani consideravano il pesce pappagallo una pietanza prelibata, perciò i cuochi più esperti avevano ideato piatti sofisticati da offrire agli ospiti più importanti. Oggi invece questo pesce non è considerato appetibile e perciò non è una delle specie più a rischio dell’ecosistema marino.Dagli anni ‘90 del novecento però qualcosa è cambiato anche per il pesce pappagallo che vive nel mar Mediterraneo poiché le acque stanno diventando sempre più calde. Il fenomeno viene definito “Meridionalizzazione del Mediterraneo” e ha spinto questa specie a spostarsi più a nord fino a nuotare anche lungo le coste spagnole e francesi, un tempo troppo fredde e inospitali. Un segnale pericoloso del cambiamento climatico che minaccia il benessere e il futuro del Pianeta.
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