Tagliare le emissioni di metano del 30%: l’accordo alla COP26
Quando si parla di emissioni nocive e in particolar modo di gas serra, la nostra attenzione va subito all‘anidride carbonica. È infatti contro la CO2 che si levano gli indici della maggior parte degli ambientalisti.
Ma attenzione: l’anidride carbonica non è certo l’unico gas in grado di riscaldare l’atmosfera. Al contrario. Il metano, per esempio, riscalda l’atmosfera pressappoco 80 volte più velocemente rispetto alla CO2.
Si potrebbe quindi pensare che il metano sia persino più dannoso rispetto all’anidride carbonica. A renderlo meno nocivo, però, è il fatto che i danni causati dal metano calano in modo drastico dopo circa vent’anni, laddove invece l’anidride carbonica continua a restare nell’atmosfera per migliaia di anni. Ciononostante, anche il metano ha un ruolo chiave nell’aumento delle temperatura, ed è quindi un altro colpevole – se così si può dire – dei cambiamenti climatici.
Stando alle ricerche della ONG Methane Moment, circa mezzo grado di aumento delle temperature medie terrestri a partire dall’inizio dell’epoca industriale (attualmente di 1,1 gradi centigradi) è da ricondurre proprio alle emissioni di questo gas.
È dunque fondamentale limitare per quanto possibile le emissioni di metano, partendo dal presupposto che questa rappresenterebbe la via più veloce per rallentare il riscaldamento globale. Un importante passo in avanti, in tal senso, è stato fatto durante la COP26 di Glasgow: 105 Paesi si sono impegnati infatti a ridurre le proprie emissioni di metano del 30%.
L’accordo alla COP26 sul metano
Cosa hanno firmato nello specifico questi 105 Paesi? L’impegno è quello di ridurre del 30% le emissioni di metano prodotte da ogni singolo paese firmatario entro il 2030, rispetto alle emissioni di metano prodotte rispettivamente nel corso del 2020. Il raggiungimento dell’accordo, che in effetti potrebbe avere una portata storica, è stato comunicato direttamente da John Kerry, inviato speciale per il Clima della Casa Bianca a Glasgow. Alla conferenza stampa congiunta, per l’occasione, hanno partecipato non solo la presidente della Commissione europea Ursula Van Der Leyen, ma anche i capi di Stato di diversi Paesi firmatari, come per esempio Argentina, Canada e Libia.
Va detto che, però, all’appello dei firmatari mancano molti Paesi, alcuni dei quali effettivamente cruciali per fare la differenza. Non si sono infatti impegnati per tagliare le proprie emissioni di metano entro il 2030 colossi come la Russia, la Cina e l’Australia. Di fatto, quindi, a Oriente le emissioni di metano continueranno probabilmente a essere estremamente alte nei prossimi anni.
Come tagliare le emissioni di metano
Per tagliare le emissioni di metano è prima di tutto fondamentale capire quali sono le principali fonti di questo gas serra. Praticamente tutti, o quasi, sarebbero pronti a scommettere che il maggior responsabile sia il settore oil&gas. Ebbene, le cose non stanno così. Se infatti il comparto estrattivo è responsabile di un pesante 25% delle emissioni globali di metano, l’allevamento farebbe persino peggio, toccando quota 30%. Per ridurre le emissioni di questo gas è dunque necessario agire su più fronti.
Partendo dal presupposto che una fetta grandissima di metano è prodotta dai processi digestivi dei ruminanti, è necessario per esempio mutare i regimi alimentari, riducendo il consumo di carne rossa per preferire quello di carne bianca, legata a un minore impatto climatico.
Nel settore estrattivo bisogna invece ridurre le emissioni di metano che avvengono nei vari step, dalla trivellazione al trasporto, per arrivare allo stoccaggio e ovviamente all’utilizzo finale.
E ancora, per ridurre in modo significativo le emissioni di metano sarà importante anche migliorare lo smaltimento dei rifiuti. Nella consapevolezza che la frazione umida, e dunque degradabile, produce emissioni se trattata erroneamente in discarica.
Riassumendo, ridurre le emissioni di metano ci può aiutare enormemente per rallentare i cambiamenti climatici nel breve periodo, senza però dimenticare mai che la partita più importante resta comunque, su lungo termine, quella con l’anidride carbonica.
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