Ci servono delle macchine per risucchiare anidride carbonica?
Abbiamo parlato qualche giorno fa dell’accensione del più grande impianto al mondo per risucchiare anidride carbonica dall’aria. Si tratta di uno stabilimento costruito in Islanda, nei presi di Reykjavik, che consentirà di eliminare circa 4mila tonnellate di anidride carbonica all’anno. E questo, va detto, non è assolutamente l’unico macchinario di questo tipo presente. Nei diversi continenti sono già stati realizzati degli impianti per risucchiare anidride carbonica, con tecnologie differenti. Ma degli stabilimenti di questo tipo possono effettivamente risultare utili nella lotta ai cambiamenti climatici?
Direct air capture (Dac)
La tecnologia che permette di risucchiare anidride carbonica è nota come Direct air capture (Dac). Tutti sanno che l’anidride carbonica in eccesso causa problemi gravissimi all’ambiente, ma è noto anche che estrarla dall’aria non è né facile né economico. Parliamo infatti di una sostanza che costituisce lo 0,04% dell’aria. Questo significa che, per estrarre 1 tonnellata di questo gas, è necessario filtrare un volume d’aria pari a quello contenuto in 800 piscine olimpiche. Si tratta di una sfida notevole, che però diverse aziende hanno deciso di affrontare. C’è per esempio Climeworks, che ha realizzato l’impianto islandese e altri stabilimenti di questo tipo. Il titolare, Jan Wurzbacher, spiega che «non ci sono ragioni fisiche per le quali risucchiare anidride carbonica non potrà essere fatto per 100 dollari alla tonnellata nei prossimi 10 o 20 anni». Come funziona il macchinario di Climeworks? Dei ventilatori costringono l’aria a passare attraverso un filtro che assorbe l’anidride carbonica; quando il filtro è saturo, viene riscaldato a 100 gradi centigradi, per rilasciare un flusso di pura CO2.
Come viene usata l’anidride carbonica risucchiata?
Dove va a finire la CO2 che viene raccolta nell’aria? Nel caso islandese l’anidride carbonica viene prelevata dall’azienda Carbfix, che la mescola a dell’acqua e la mette nel sottosuolo, dove nel giro di due anni solidifica per diventare roccia. L’azienda canadese Carbon Engineering fa qualcosa di simile, e mira a seppellire l’anidride carbonica nei giacimenti esausti di petrolio e di gas localizzati negli Stati Uniti e nel Mare del Nord, a largo delle coste scozzesi. Come ha spiegato Amy Ruddock, ai vertici dell’azienda, canadese in Europa, «c’è un grande overlap tra le competenze richieste dalla Dac e l’attività di estrazione petrolifera, il che supporta in modo concreto al transizione sostenibile». Tra le altre cose, Carbon Engineering mira a usare parte dell’anidride carbonica per rifornire i produttori di carburante per jet a basse emissioni.
Ci servono delle macchine per risucchiare anidride carbonica?
La tecnologia per risucchiare anidride carbonica, quindi, esiste. È molto costosa, ma potrebbe diventare più economica. Ma partendo dal presupposto che gli umani emettono 36 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno, il beneficio di un singolo stabilimento per eliminare la CO2 può sembrare quasi superfluo.
Dati alla mano, però, sarà molto difficile raggiungere gli obiettivi fissati dalla Cop21 – ovvero mantenere l’innalzamento medio delle temperature al di sotto di 1,5 gradi centigradi – senza poter contare su delle tecnologie in grado di eliminare parte dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo. Come ha spiegato l’IPCC, «a meno che la rimozione della CO2 economica e accettabile dal punto di vista ambientale e sociale non diventi fattibile e disponibile su larga scala ben prima del 2050, sarà difficile realizzare percorsi coerenti con 1,5 °C, specialmente in scenari di superamento dei limiti di inquinamento prefissati». Questo perché, anche se riuscissimo a eliminare del tutto le emissioni, resterebbero quelle già presenti nell’aria; e questo perché, come sappiamo, ci sono settori in cui sarà particolarmente difficile eliminare del tutto l’uso di combustibili fossili, pensando all’aviazione e a determinati processi industriali.
C’è anche chi dice che l’anidride carbonica può essere eliminata in modo naturale, piantando alberi. Ma, come ha spiegato al Guardian il professor Thomas Crowther, ecologo dell’ETH di Zurigo nonché fervente sostenitore della riforestazione, «non possiamo semplicemente piantare una foresta di alberi in tutto il pianeta e sperare di salvare il mondo: la natura non lo farà da sola. Sicuramente avremo bisogno di migliaia di soluzioni diverse». Quindi sì, abbiamo realmente bisogno di macchine per risucchiare anidride carbonica.
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