Il cambiamento climatico fa cambiare forma agli animali
Il cambiamento climatico ha portato a un importante riscaldamento globale, ovvero a un incremento generalizzato delle temperature medie sulla superficie della terra. La velocità del mutamento, come è noto, porta all’esclusione delle cause naturali: la cause sono umane, e sono da individuare nel crescente inquinamento atmosferico.
Stando a quanto calcolato dall’IPCC, ovvero dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico in uno studio del 2007, la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0,7 gradi centigradi nel corso del Novecento.
Come è noto, a partire dagli studi dell’ultimo decennio, si è fissato come limite massimo da non oltrepassare un aumento di 1,5 gradi centigradi rispetto alle temperature medie dell’epoca preindustriale. Già questo incremento, infatti, comporterà conseguenze estremamente gravi per il livello dei mari, per lo scioglimento dei ghiacciai, per gli eventi meteorologici estremi e via dicendo.
Va detto che, quando si parla del cambiamento climatico e più nello specifico dell’aumentare continuo delle temperature, ci si domanda tendenzialmente come farà la società umana ad adattarsi a questa trasformazione. In realtà, però, è bene domandarsi come faranno a sopportare questo cambiamento anche tutti gli altri viventi del pianeta. Di fronte a questo fenomeno, per esempio, molti animali hanno iniziato a cambiare forma.
La regola di Allen
Nel campo della biologia esiste un postulato molto conosciuto, datato 1877. Si chiama “regola di Allen” in quanto frutto dello studio di Joel Asaph Allen. Il concetto è piuttosto semplice: il postulato afferma che gli animali a sangue caldo che vivono in climi freddi, in genere, sono caratterizzati da estremità più corte rispetto ai corrispettivi che vivono in climi più caldi.
Due animali con il medesimo volume corporeo ma con aree superficiali differenti, infatti, possono riuscire a regolare la temperatura corporea in modo differente.
Dal momento in cui nei climi più freddi è vantaggioso conservare il valore, è più comune trovare un basso rapporto tra superficie e volume, laddove invece nei territori più caldi si avrà un rapporti diverso, per disperdere il calore in modo più efficace.
Capita la regola di Allen, è facile comprendere perché molti animali hanno iniziato a cambiare forma in risposta al cambiamento climatico.
L’aumento delle temperature fa cambiare forma agli animali: lo studio di Sara Ryding
A studiare come gli animali stiano cambiando forma in risposta al surriscaldamento globale è tra gli altri Sara Ryding, una ricercatrice della Deakin University, in Australia.
In questo studio ci si concentra sugli animali a sangue caldo, i quali avrebbero per l’appunto iniziato a mutare in risposta al cambiamento delle temperature. Più nello specifico, avremmo a che fare con gambe, orecchie e becchi più grandi. Così come gli umani stanno cercando un modo per sopravvivere ai cambiamenti climatici, così dunque stanno facendo anche gli animali.
Certo, il cambiamento di forma è un fenomeno “normale” nel percorso evolutivo delle specie, ma un cambiamento così veloce è del tutto eccezionale. Alcune specie di pappagalli australiani per esempio hanno mostrato un incremento tra il 4% e il 10% delle dimensioni dei loro becchi a partire dal 1871, e i ricercatori riconducono questo mutamento proprio alle più alte temperature.
Qualcosa di molto simile è successo anche al junco occhiscuri del Nord America, il quale avrebbe conosciuto un aumento delle dimensioni del becco, sempre per dissipare più agevolmente il calore. Come ha sottolineato Ryding presentando lo studio, «il mutamento di forma non significa che gli animali stiano affrontando positivamente il cambiamento climatico e che tutto vada ‘bene’. Significa solo che si stanno evolvendo per sopravvivere». Va peraltro ricordato, se ce ne fosse bisogno, che per molte specie animali il cambiamento climatico rischierà di essere un ostacolo troppo grande da superare.
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