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Combattere l’inquinamento da microplastica con un magnete: l’idea di un ventenne irlandese

Come combattere l’inquinamento da microplastica? Come eliminare tutte quelle fibre di materiali plastica che inquinano gli oceani in ogni dove, fino ai più remoti e bui fondali? Ogni anno la società umana produce circa 300 milioni di tonnellate di plastica, buona parte delle quali – si stima circa 10 milioni di tonnellate – finiscono in acqua.

Insomma, come scaricare negli oceani un camion della spazzatura ogni minuto. Le fibre di microplastica sono ovunque: nell’acqua che beviamo ogni giorno – uno studio del 2018 ha dimostrato che si trovano nel 93% delle acque in bottiglia – come nelle fosse oceaniche, per arrivare ai ghiacci artici.

Fionn Ferreira, che ha passato buona parte della propria infanzia esplorando la costa del suo villaggi natale di Ballydehob, in Irlanda, ha iniziato a prendere ben presto a cuore il problema dell’inquinamento da microplastica.

La missione di Fionn Ferreira

Ferreira ora ha 20 anni, ed è uno studente di chimica della Groningen University. Ma non si tratta di uno studente qualsiasi: Ferreira ha infatti già messo a punto una tecnologia del tutto inedita per combattere l’inquinamento da microplastica nei mari e negli oceani.

Cosa sappiamo sulle microplastiche? Sappiamo come detto che sono ovunque, anche nella nostra vita quotidiana: un carico qualsiasi della nostra lavatrice può portare a rilasciare circa 700.000 fibre di microplastica, lunghe meno di un millimetro. Gran parte di quelle fibre finiranno per essere mangiate dai pesci e dai coralli, non essendo in alcun modo fermate dai normali sistemi di filtraggio.

Uno studio del 2019, effettuato presso l‘Università di Newcastle, ha dimostrato che a livello globale, in media, le persone ingeriscono 5 grammi di plastica ogni settimana, l’equivalente di una carta di credito. Come ha spiegato Ferreira a BBC, «l’inquinamento da microplastica è un problema di salute pubblica. Non stai solo bevendo la plastica, ma anche le sostanze chimiche che vengono aggiunte ad essa. La plastica attira i metalli pesanti e li introduce nel nostro sistema».

A tutto questo va aggiunto il fatto che la produzione di plastica aumenterà del 60% entro il 2030, e che, secondo la Ellen MacArthur Foundation, nel 2050 ci potranno essere più plastiche che pesci negli oceani. Per tutti questi motivi, a partire dai 12 anni, Ferreria ha iniziato a pensare a un modo per rimuovere le microplastiche dall’acqua dei mari.

Un magnete per eliminare l’inquinamento da microplastica

A 12 anni Ferreira ha messo a punto uno spettrometro per rilevare la presenza di microplastica nei liquidi, attraverso l’uso di luce ultravioletta. Poi ha iniziato a pensare a una tecnologia in grado di estrarre le fibre di microplastica dell’acqua. Un giorno, quasi per caso, nella spiaggia sotto casa, ha trovato dei residui di una fuoriuscita di olio, i quali portavano con sé carichi importanti di microplastiche. In quel momento Ferreira ha capito che avrebbe potuto utilizzare il olio per attirare i frammenti di plastica.

Ecco allora che il giovane inventore ha messo a punto un ferrofluido adatto al proprio scopo, mescolando olio vegetale con polvere di ossido di ferro, per avere un liquido magnetico ma non tossico. Testato su diversi tipi di microplastica, questa soluzione ha dimostrato di essere molto efficace nell’attirare le fibre: a quel punto, dopo aver “raccolto” le microplastiche, Ferreria usa un magnete per rimuovere la soluzione, lasciando dietro di sé solamente acqua pulita. Dopo 5.000 test, questa tecnologia si è rivelate efficace all’87% per rimuovere le microplastiche.

Il futuro della tecnologia di Fionn Ferreira

Nel 2019 Ferreira ha vinto 50.000 dollari in occasione della Google Science Fair. Poco dopo ha ricevuto un importante investimento dalla Footprint Coalition, fondata dall’attore Robert Downey Jr. Ora Ferreia è al lavoro per creare un dispositivo in grado di pulire l’acqua di passaggio, nonché per realizzare un sistema che permetta alle navi e alle barche di eliminare l’inquinamento da microplastica durante la normale navigazione.