La transizione energetica passa per le nuove modalità di stoccaggio
Non sono rimasti più dubbi: il miglior modo di produrre energia elettrica è quello di affidarsi a delle fonti rinnovabili e totalmente pulite, come il sole e il vento. Queste fonti, come sappiamo, non sono però particolarmente affidabili, né continue. Una giornata ventosa può produrre tantissima energia, e i giorni seguenti di calma piatta possono al contrario mantenere completamente ferme le pale eoliche. Allo stesso modo, i pannelli fotovoltaici sono del tutto inutili durante le ore notturne, e nelle giornate particolarmente nuvolose. Proprio per questo motivo è assolutamente necessario poter contare su degli efficaci di stoccaggio energetico. Da questo punto di vista, le batterie possono essere viste come un elemento cruciale per la transizione energetica globale. Non è dunque un caso se il mercato delle batterie per lo stoccaggio energetico, nel giro di 5 anni, è passato dal non esistere affatto all’essere uno dei più dinamici dell’economia internazionale!
Lo stoccaggio energetico in batteria: le premesse
Per lunghi decenni, l’unica modalità conosciuta per lo stoccaggio di importanti quantità di energia elettrica è stato quello di stampo idroelettrico. Molto semplicemente l’energia elettrica presente poteva essere usata per pompare dal basso all’alto dell’acqua, per poi rilasciarla al momento del bisogno. In questo modo, cadendo verso il basso, l’acqua può attivare le turbine, le quali generano energia elettrica per soddisfare il picco di fabbisogno. Ma non si può certo dire che questa sia una soluzione ottimale, a partire dal fatto che una centrale idroelettrica ha bisogno di dighe, di dislivello e via dicendo. Eppure, fino a non molto tempo fa, questa è stata l’unica ipotesi possibile. Era il 2016 – non il 2006, né il 1996 – quando in un report di McKinsey si leggeva che lo storage in batterie «non sarà economico in tempi brevi. Questo pessimismo non può essere cancellato». Questo era il pensiero imperante solo 5 anni fa: cosa è cambiato? Semplice, le batterie sono migliorate molto velocemente. Ma non è tutto qui: in quello stesso 2016 l’applicazione forzata ed emergenziale di impianti a batteria ha dimostrato la loro efficacia e la loro convenienza. Ci riferiamo più nello specifico agli impianti di stoccaggio energetico installati in Australia (in seguito a una violentissima tempesta che ha compromesso le reti elettriche) e in California (in seguito all’enorme perdita di gas dell’impianto di Aliso Canyon). Messi in piedi in poco tempo, quegli impianti hanno risolto la situazione, dando mostra di versatilità e di affidabilità. Questo ha permesso alle tecnologie impiegate di migliorare ulteriormente, e ai prezzi di ridursi. La progressiva diminuzione dei prezzi, va sottolineato, è stata guidata anche dal diffondersi delle automobili elettriche.
Lo stoccaggio elettrico in batteria: le possibilità
Wood Mackenzie ha previsto che il mercato globale delle soluzioni di stoccaggio energetico crescerà di 13 volte entro il 2024 rispetto al 2019, passando da 12 GWh to 158 GWh. Nei prossimi anni le fonti rinnovabili domineranno il panorama energetico, e le soluzioni di accumulo mediante batteria saranno via via sempre più indispensabili. Soluzioni di questo tipo possono essere usate a livello privato, per stoccare l’energia elettrica prodotta dai propri pannelli fotovoltaici, come a livello di rete, sempre per assicurare energia sufficiente nei momenti di picco della domanda. Si pensi alle grandi città, con le reti elettriche più vecchie: la disposizione strategia di batterie può dare una stabilità altissima, soprattutto in uno scenario rinnovabile. E ancora, stanno crescendo sempre di più negli ultimi anni le soluzioni pensate per lo stoccaggio energetico “personale”, per ricaricare i propri dispositivi: applicazioni di questo tipo sono per esempio studiate soprattutto in campo militare.
E per lo stoccaggio elettrico a lungo termine? Per questo tipo di esigenze le batterie non possono dare il meglio di sé; l’ipotesi idroelettrica da questo punto di vista resta ancora la scelta ideale, ma ci sono anche delle alternative. Si parla per esempio dei cosiddetti impianti di “air storage”, con dell’aria compressa in caverne sotterranee, da decomprimere attraverso una turbina al momento del bisogno.
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