Le basi militari abbandonate nel profondo nord del pianeta, bombe ad orologeria sotto la pressione dei cambiamenti climatici
Spesso le basi militari abbandonate, lasciate in fretta e furia durante le ritirate, sono una vera fonte di informazioni storiche e belliche. Ricercati dagli appassionati un po’ in tutto il mondo, i reperti bellici diventano materia da collezionisti.
Purtroppo però gli orrori della guerra non si lasciano dietro solo qualche elmetto o qualche bossolo, a volte si lasciano dietro anche intere forniture di carburante e rifiuti radioattivi che rischiano di diffondersi nell’ambiente e nell’oceano.
Le basi militari abbandonate in Groenlandia
Parliamo in questo caso della Groenlandia, terra di ghiacci e di ex sedi militari per il controllo dei traffici nelle acque del nord. Nel 1941 la Danimarca, che all’epoca controllava il Paese, diede il permesso agli americani di costruire lì le loro basi per prevenire una possibile invasione nazista del paese.
Oggi il territorio selvaggio della Groenlandia è ammorbato da una serie di rifiuti pericolosi lasciati mezzo secolo fa dai miliari USA: baracche, galloni di combustibile, tralicci, camionette e spazzatura di ogni genere.
La Groenlandia ha quindi chiesto alla Danimarca di ripulire. Ne è sorta una diatriba su “chi deve pulire cosa” tra americani e danesi. Ovviamente il problema riguarda il denaro.
La Danimarca ha infine deciso di perdersi le proprie responsabilità attraverso un programma statale di pulizia dei rifiuti tossici. Un investimento di 30 milioni di dollari che coinvolgerà nel progetto studiosi e ed esperti per valutare i danni e il livello di pericolo delle zone da bonificare. Con il team scientifico collaboreranno anche gli abitanti che meglio di tutti sanno identificare le zone in cui giacciono i rifiuti.
Purtroppo i fondi danesi non coprono la pulizia di tutta la “spazzatura americana” e alcuni siti, tra i quali la pericolosa Camp Century, di cui parleremo tra poco, non saranno bonificati.
La Bluie East, anche chiamata American Flowers
Il disastro ambientale della Bluie, base aerea americana in funzione nel 1941, è stato portato all’attenzione dei medi dal reportage di Ken Bower, fotografo di New York. Nei suoi scatti si vedono oggetti metallici, tetti di amianto delle baracche crollate e decine e decine di barili arrugginiti, accatastati ed abbandonati in mezzo alla natura selvaggia e bellissima della Groenlandia.
La base, collocata sulla costa orientale della più grande isola del mondo, è stata soprannominata American Flowers dagli abitanti: lo scintillio dei rottami metallici sotto il sole ricorda da lontano un giardino di fiori. Da vicino purtroppo la realtà è ben diversa. Lo sfavillio proviene da 100 mila taniche di petrolio degradate.
“Poco dopo aver scattato una di queste foto, il cielo si è schiarito e la temperatura è salita rapidamente. È stato uno dei giorni più caldi del mio viaggio; si superavano i 15 gradi. Circa tre quarti d’ora dopo, ho iniziato a sentire dei colpi sordi. Era il carburante contenuto nelle botti che si espandeva e faceva rumore premendo contro con i coperchi. Questo mi ha fatto capire che c’erano molti più barili pieni rispetto a quanto pensavo inizialmente. Un altro aspetto che mi ha scioccato è la quantità di tegole e di materiale isolante per le tubature realizzati in amianto. L’amianto era diffusissimo all’epoca. E ora, resta lì a deteriorarsi in mezzo ai detriti dagli edifici in rovina” Ken Bower
Come si evince dal racconto del fotografo, rimasto per qualche giorno nel luogo estremamente isolato in cui sorgeva la Bluie, il petrolio fuoriesce dai barili deformati dall’escursione termica e l’amianto si disintegra sotto le intemperie dell’estremo nord.
I rifiuti radioattivi di Camp Century
C’è di peggio. E si chiama Camp Century. Tra le basi militari abbandonate in Groenlandia c’è anche lei.
La storia, nella sua particolarità, è degna di essere raccontata. La costruzione risale alla guerra fredda quando gli americani nel 1959 costruirono una base missilistica per ospitare 600 missili nucleari puntati contro la Russia… a 65 metri di profondità sotto il ghiaccio. Furono scavati tunnel che collegavano alloggi, centri logistici, laboratori, e addirittura anche un ospedale, una chiesa ed un cinema.
Come veniva prodotta l’energia per la vita di oltre 200 soldati sotto il ghiaccio? Con un piccolo reattore nucleare.
Il ghiaccio però come si sa è una creatura viva, si deforma e “si sposta” scivolando sul terreno.
Proprio questi movimenti iniziarono a danneggiare le strutture e nel 1967 i militari dovettero abbandonare Camp Century.
Il reattore fu l’unico ad essere portato via dalla base ma non le sue scorie che rimangono ancora sepolte e che potrebbero riemergere a causa dello scioglimento dei ghiacci.
La contaminazione da rifiuti radioattivi potrebbe essere catastrofica per l’ambiente circostante.
Il climatologo William Colgan ha deciso di effettuare dei carotaggi: già a 35-40 metri si trova ghiaccio contaminato dagli idrocarburi.
Basi militari perdute
Non solo basi militari abbandonate USA. Le terre a nord sono state oggetto negli anni di costruzioni strategiche da parte di vari eserciti. È recente infatti il ritrovamento nell’Artico, da parte di un gruppo di scienziati del Russian Arctic National Park, anche di una base meteorologica nazista costellata di reperti bellici di ogni genere.
Vista la tipologia di rifiuti abbandonati sarebbe bene che le nazioni si prendessero la responsabilità di ripulire, con le dovute precauzioni e tecnologie, i rifiuti dei loro eserciti evitando in questo modo possibili catastrofi ambientali.
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