Migrazioni climatiche, quando il clima è colpevole dei grandi spostamenti umani
Potremmo includere le migrazioni climatiche all’interno di quello che viene comunemente chiamato “effetto farfalla”: una variazione iniziale, per quanto piccola, può produrre grandi cambiamenti sul lungo termine. Nel caso delle migrazioni climatiche il cambiamento delle caratteristiche fisiche di un territorio può causare conflitti, guerre, e infine lo spostamento in massa delle popolazioni che vi abitano.
Il cambiamento climatico che si sta verificando nel mondo provoca un vero effetto cascata che coinvolge tutti gli ambiti d’azione umana: agricoltura, politica, socialità, finanza. Non solo nei luoghi colpiti dai cambiamenti, ma anche quelli più distanti: un’eco che viaggia lontano.
Non sono una novità le tensioni che si stanno creando nel mondo a causa dello spostamento di grande masse di popoli. L’attrito si crea all’interno degli stati che ricevono gli immigrati ma anche in quelli che vengono attraversati; ci sono addirittura scontri tra i paesi che accolgono e quelli che invece cercano di chiudere le proprie frontiere.
Ma quali sono realmente i numeri delle migrazioni climatiche? Secondo i più recenti studi, tra i quali quello pubblicato su Science, il solo clima che inaridisce le colture locali potrebbe spingere in Europa più di 660.000 richiedenti asilo rispetto agli attuali 65,6 milioni annui. Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) ha stimato che con un aumento di 4.8 °C le richieste di asilo nel 20100 potrebbero aumentare del 188%.
L’aumento dei fenomeni alluvionali
Non serve prendere ad esempio la furia delle tempeste nel nord Europa o i cicloni americani. Lo abbiamo potuto sperimentare sulla pelle anche in molte zone d’Italia: i fenomeni climatici si presentano sempre più spesso in forma repentina e violenta e, aiutati da cementificazione e incuria del territorio, hanno purtroppo mietuto vittime anche nel nostro Paese. Tra questi fenomeni estremi spiccano le inondazioni.
Secondo Science Advances le inondazioni diverranno più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.Tra i territori più colpiti ci saranno i paesi dell’estremo est (India e Indonesia), ma anche Africa, America centrale ed Europa centrale.
L’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico (PIK) lancia l’allarme per i prossimi 25 anni. L’impatto di questi eventi estremi potrebbe cambiare la vita a di migliaia di persone in modo esponenziale: in Sud America da 6 a 12 milioni, in Africa da 25 a 34 milioni, in Asia da 70 a 156 milioni. Molte di queste saranno costrette a spostarsi “occupando” spazi già densamente popolati. Un inevitabile fonte di conflitti sociali per non contare i danni economici derivanti dalle terre “perse”.
Ci sono anche studiosi non concordi su tali dati, come Wolfram Schlenker della Columbia University, ma tutti gli studi concordano sullo stesso principio: è tempo di prevenire. Se i governi non si impegnano abbastanza per ridurre il cambiamento climatico bisogna correre ai ripari costruendo nuovi argini rinforzati e progettando soluzioni innovative per contrastare le inondazioni.
Le migrazioni climatiche causate dal connubio calore-umidità
Se per le alluvioni c’è la possibilità di ideare soluzioni, la siccità non è altrettanto duttile.
Le migrazioni climatiche scaturiranno anche dallo spostamento in massa di popolazioni che vivono in territori esposti all’aumento delle temperature. Queste ultime, se costantemente sopra i 35°C e abbinate ad un tasso di umidità eccessivo, diventano letali per l’organismo umano.
Secondo l’Environmental Research Letters nel 2100 alcune zone del globo diverranno addirittura inabitabili proprio a causa dell’abbinamento umidità e calore. I Paesi interessati in questo caso saranno Amazzonia, India del nord e Africa, ma anche territori altamente popolati come e la parte orientale di Cina e Stati Uniti.
Se non proprio letali, temperature costantemente elevate porteranno all’aumento di malattie croniche come quelle legate ai reni.
I cambiamenti climatici sono quindi un vero e proprio “moltiplicatore di minacce”.
“Non si tratta solo del caldo o del numero di persone. Riguarda quante persone sono povere, quanti sono vecchi, chi deve andare fuori a lavorare, chi non ha l’aria condizionata ” Alex de Sherbinin, Centro di Columbia per la rete internazionale di informazione sulla scienza della terra.
Adattamento o prevenzione?
Quello che abbiamo davanti è uno scenario sicuramente preoccupante che supera nelle sue dimensioni le intrinseche capacità di adattamento dell’uomo ai vari ambienti.
Nonostante ciò la scienza ci aiuta prevedendo la grandezza del problema e nello stesso tempo ci propone delle soluzioni.
È stato calcolato infatti che se i governi si impegnassero nell’immediato mantenendo l’aumento delle temperature entro i 1,5 °C gli effetti catastrofici “a farfalla” dei cambiamenti climatici potrebbero essere mitigati riducendo così anche migrazioni climatiche e di conseguenza disordini sociali, guerre, costi politici.
È bene che i governi investano nella ricerca… E non solo nelle tecnologie per la salvezza dell’ultimo minuto.
“Se agiamo ora, possiamo proteggerci contro i rischi dei prossimi due decenni. […] Se scelgono di ignorare il problema, purtroppo verrà il disastro. È giunto il momento in cui attenuare i cambiamenti climatici futuri deve essere accompagnato dall’adattamento ai cambiamenti climatici che abbiamo già causato. Non fare nulla sarà pericoloso.” Anders Levermann PIK
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