Il lato oscuro del cioccolato
Il lato oscuro del cioccolato: cacao illegale
Ghana e Costa d’Avorio hanno promesso di fermare la deforestazione e il lavoro minorile collegati alla coltivazione illegale di cacao. Scopriamo insieme il lato oscuro del cioccolato e perché dobbiamo difendere le foreste per salvare la Terra.
L’alleanza per il cioccolato sostenibile
Lo scorso novembre è nata la Joint Framework for Action, un’alleanza contro la deforestazione da cacao. Alla Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite COP23 di Bonn (Germania) del 6 – 17 novembre Ghana, Costa d’Avorio, ONG e privati hanno presentato un piano d’azione per la difesa delle foreste dell’Africa occidentale.
Le inchieste Chocolate’s Dark Secret della ONG Mighty Earth e quella di The Guardian hanno spinto i governi di Ghana e Costa d’Avorio a impegnarsi nel promuovere un “cioccolato sostenibile” e a proteggere le foreste. L’annuncio a COP23 è arrivato dopo anni di lavoro da parte di diverse organizzazioni governative e ONG che, fin dal 2009, chiedono ai governi dell’Africa occidentale e alle aziende del cacao di assumersi le responsabilità delle conseguenze del cacao illegale. Il lato oscuro del cioccolato sono deforestazione, corruzione e lavoro minorile. Vediamoli insieme.
Il lato oscuro del cioccolato: corruzione, deforestazione e lavoro minorile
La perdita delle foreste tropicali riduce in modo drammatico le piogge e le piante di cacao, come altri alberi, ne soffrono. Infatti il cacao è una delle colture a rischio estinzione che potrebbero scomparire entro il 2050. La Costa d’Avorio, ad esempio, ha perso 328.000 ettari di foresta nel 2014, l’equivalente di quasi 47 campi da calcio.
1. Corruzione e multinazionali avide
I reportage hanno rivelato un sistema marcio: guardaparchi corrotti accettavano tangenti per far tagliare gli alberi ai piccoli coltivatori. Il cacao, poi, veniva acquistato da intermediari e venduto ai distributori internazionali come Barry Callebaut e Cargill che lo forniscono a Mars, Cadbury e Nestlé. Negli ultimi anni, però, c’è stato un drastico calo dei prezzi e una conseguente crisi economica dei paesi esportatori.
2. La colpa dei più deboli
I piccoli coltivatori di cacao sono l’ultimo anello della catena di produzione. La raccolta dei frutti di cacao, detti cabossa, viene fatta da lavoratori sottopagati ed esposti a pesticidi, punture di insetti, morsi di serpente e ferite con il machete. Non conoscono il cioccolato perché troppo caro e destinato ai paesi esteri, soprattutto occidentali. Lo dimostra questo filmato di Vpro Metropolis in cui il coltivatore di cacao N’Da Alphonse assaggia per la prima volta il cioccolato:
3. Lavoro minorile nelle piantagioni di cacao
E spesso la raccolta viene fatta da bambini. Oltre un milione di bambini lavora nelle piantagioni di cacao, secondo le ricerche di Unicef. Nel 2001 fu approvato il protocollo slave free ma nel 2010 c’erano ancora bambini-lavoratori nelle piantagioni. Come testimonia anche il documentario Il lato oscuro del cioccolato (Danimarca, 2010), diretto dai giornalisti Miki Mistrati e Roberto Romani, sullo sfruttamento minorile nelle piantagioni di cacao.
Le soluzioni: riforestazione e difesa dei piccoli coltivatori
Le misure della Joint Framework for Action sono promettenti: una riforma delle regole di tutela di terreni e foreste, tracciabilità del cacao e trasparenza dell’intera filiera e misurazione dell’impatto ambientale. Le aziende internazionali del cacao sono considerate responsabili della riforestazione dell’Africa occidentale. Ma l’accordo non stabilisce come avverrà la riqualificazione delle foreste. Dice Etelle Higonnet, co-autrice di Chocolate’s Dark Secret:
Il pericolo è che le aziende rimbalzino la colpa sui governi ghanese e ivoriano e non paghino economicamente per la riforestazione.
Ci sono alcuni aspetti da monitorare, come evidenziano alcuni ricercatori. Innanzitutto i diritti delle persone che vivono nei parchi africani: con istruzione, sicurezza alimentare ma anche acqua potabile e assistenza sanitaria si possono avere persone migliori e maggior reddito. Poi il calo del prezzo del cacao che, nel 2017, si è ridotto del 30% e ha creato una crisi economica nei paesi esportatori. Ne ha risentito soprattutto il Ghana, colpito anche dal calo dei prezzi di gas e petrolio. Infine il costo finanziario della riforestazione che sarà di decine di milioni di Dollari. E dovrebbero essere proprio le aziende del cacao a pagare, secondo Etelle Higonnet, co-autrice di Chocolate’s Dark Secret.
Le aziende hanno raccolto 4 miliardi di Dollari di profitti, dato che il prezzo del cioccolato è rimasto invariato ma quello del cacao è crollato. Cosa possono fare con i guadagni? Piantare alberi.
Riusciremo a salvare le foreste?
La deforestazione è uno degli aspetti più critici dei cambiamenti climatici. Il Joint Framework for Action è un’opportunità ma le nuove regole possono portare il commercio altrove spostando il problema, ad esempio in Africa centrale, Indonesia e Amazzonia. La riforestazione è un passo necessario, non solo per l’ambiente ma anche per gli uomini. A partire dai piccoli coltivatori. Se la popolazione rurale africana cresce lo farà anche l’ambiente.
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