I danni del turismo di massa a Machu Picchu
LA CITTÀ MILLENARIA CHE RISCHIA DI SCOMPARIRE. La città sacra di Machu Picchu, ovvero “vecchia montagna”, è considerata patrimonio dell’umanità UNESCO fin dal 1983. Sorge a un’altitudine di 2.430 metri ed è stata scoperta nel 1911 in Perù all’interno di una foresta tropicale. Nel 2000 l’UNESCO ha però inserito questo affascinante complesso tra i siti a rischio. A minacciarne la stabilità sarebbe il turismo di massa, con i suoi 3000 visitatori giornalieri nell’alta stagione e 2000 nella bassa. È stato rilevato inoltre un aumento preoccupante della spazzatura e l’innalzamento dei livelli di inquinamento. A causare quest’ultimo sarebbe soprattutto il trasporto dei turisti effettuato tramite bus, corriere e auto, che producono anche vibrazioni pericolose per i muri di pietra della città.
UN PIANO DI SALVATAGGIO. L’impatto antropico è ormai così forte da condizionare il clima dell’intero Perù, con piogge violente anche nella stagione secca e cambi climatici repentini che portano allo scioglimento dei ghiacciai. Il governo peruviano sta studiando un piano per ridurre le emissioni di CO2, aumentando il ricorso a fonti di energia rinnovabili. Un’idea sostenibile per il futuro di Machu Picchu arriva anche dall’Italia. Tre giovani studenti dello IUAV di Venezia, Giovanni Formentin, Massimo Gatti e Gianluca Stefani, hanno infatti discusso nell’anno accademico 2012-2013 una tesi dal titolo “EcoTurismo per Machu Picchu: ambiente e società come elementi morfogenetici per un’architettura sostenibile”. Alla base del progetto la creazione di centri eco-turistici, alternativa sostenibile al turismo tradizionale.
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