Energia pulita: Tajani spinge per la decarbonizzazione in UE, ma il gas non si tocca
Da una parte, gli Stati Uniti di Donald Trump si sono chiamati fuori dagli Accordi di Parigi. Dall’altra, le stesse associazioni ambientaliste che dopo la famosa Cop21 avevano dichiarato che la strategia non era sufficiente per fermare il cambiamento climatico, ora sottolineano che in ogni caso lo sforzo internazionale dispiegato fino ad oggi non è sufficiente per garantire un aumento delle temperature inferiore rispetto agli 1,5 gradi centigradi. Partendo da questi presupposti, le istituzioni europee non possono fare altro che velocizzare la transizione energetica, spingendo i singoli Stati membri verso un futuro sostenibile fatto di energia pulita e di efficienza energetica. Ed è con questo spirito che, durante la conferenza di alto livello ‘Clean Energy Financing‘ il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha voluto promuovere l’approvazione del pacchetto ‘Energia pulita per tutti gli europei‘.
Gli investimenti per l’energia pulita in Unione Europea
Alla conferenza ‘Clean energy financing’, tenutasi a Bruxelles il 7 novembre e voluta dallo stesso Tajani, hanno partecipato, oltre a molti europarlamentari, cinque commissari dell’Unione Europea, ovvero Maroš Šefčovič (Unione energetica), Jyrki Katainen (Lavoro e Crescita), Miguel Arias Cañete (Energia e Clima), Violeta Bulc (Trasporti) e Guenther Oettinger (Bilancio). Ma non c’erano solo esponenti delle istituzioni, no, c’erano anche i presidenti di alcune delle principali banche europee, ovvero Werner Hoyer, per la Banca europea per gli investimenti, e Suma Chakrabarti, per la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo; e c’erano inoltre diversi esponenti del mondi imprenditoriale internazionale. Questo per sottolineare che alla conferenza non si è parlato unicamente di strategie possibili e futuribili, ma si è parlato anche di finanziamenti concreti, concentrandosi soprattutto sul ruolo che dovrà avere l’Unione Europea nei finanziamenti necessari per la transizione energetica. Lo stesso Tajani ha infatti sottolineato che «solo con una forte base industriale e investimenti in nuove tecnologie è possibile contrastare il cambiamento del clima, rafforzare la competitività e creare nuovi posti di lavoro».
Il pacchetto ‘Energia pulita per tutti gli europei’
Per dare il via alla non più posticipabile rivoluzione energetica, è però necessaria l’approvazione del pacchetto ‘Energia pulita per tutti gli europei’: è questo momentaneamente il principale ostacolo, poiché – come è stato sottolineato durante la conferenza – le tecnologie ci sono, e le imprese sono pronte a metterle in campo. «Ogni euro investito per ridurre le emissioni ha un grande valore sia come volano economico sia come effetto mitigatore per contrastare potenziali catastrofi ambientali» ha spiegato Tajani, aggiungendo che «è necessario quindi incentivare maggiori investimenti pubblici e privati, nell’ordine di centinaia di miliardi di euro l’anno in efficienza energetica e fonti rinnovabili».
Gli obiettivi per il 2030
Ma cosa prevede il pacchetto in attesa di approvazione sull’energia pulita? Ad oggi la Commissione Europea ha proposto di puntare al 27% di rinnovabili entro il 2030, accompagnato da una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai valore pre 1990. Non si parla dunque di obiettivi particolarmente ambiziosi e, se bisogna dirla tutta, c’è da sottolineare il fatto che il Consiglio europeo sembra voler puntare al ribasso, laddove il Parlamento al contrario vorrebbe invece alzare l’asticella al 30% di rinnovabili. Parlando di finanziamenti, il pacchetto per l’energia pulita dovrebbe muovere 177 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati, ogni anno, a partire dal 2021, creando nel tempo 900 mila nuovi posti di lavoro.
Buzek: il gas non si tocca
Partendo da questi presupposti – e ribadendo il fatto consolidato che ormai l’UE può fare affidamento su un’economia che cresce con il diminuire delle emissioni di gas serra – con l’approvazione del pacchetto per l’energia pulita l’Unione Europea non finanzierà più nessun combustibile fossile. Eccezion fatta per il gas. Proprio così: a quanto pare buona parte degli investitori non è affatto disposta ad abbandonare il gas, che anzi viene visto come una parte fondamentale di un futuro a basse – quindi non nulle – emissioni nocive. Insomma, la decarbonizzazione sembra vicina, ma a quanto pare c’è qualcuno che non vuole assolutamente abbandonare del tutto le energie fossili. Come ha spiegato il presidente della Commissione Itre nonché ex presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek, «il gas è un’ottima soluzione per la transizione energetica ed è impensabile eliminarlo nel breve periodo».
Difficile fare previsioni
Non può certo stupire che le associazioni ambientaliste abbiamo accolto con un certo scetticismo le ultime dichiarazioni provenienti da Bruxelles. Di certo la strada per fermare il cambiamento climatico e per rallentare l’aumento delle temperature sembra irta di ostacoli e ancora molto, magari troppo, lunga. Come però ha voluto sottolineare Valerio Rossi Albertini, membro del comitato scientifico dell’ong ambientalista Green Cross, «lo scenario è troppo fluido e instabile per fare previsioni a lungo raggio ma il superamento della soglia di 400 ppm di CO2 in atmosfera deve spingerci a compiere il massimo sforzo possibile per disinnescare la bomba a orologeria che incombe sull’ambiente». Insomma, certezze non ce ne sono, se non quella che bisogna fare tutto il possibile per aumentare la fetta di energia pulita a livello internazionale.
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