Basterebbe riforestare per ridurre le emissioni di CO2
Per arrestare i cambiamenti climatici serve un cambiamento deciso sul fronte dell’approvvigionamento energetico e nuove politiche che vadano in un’ottica più sostenibile e di maggiore efficienza. Ma anche se tutti i paesi del mondo decidessero di invertire la rotta, abbandonando i combustibili fossili in favore delle rinnovabili, questo potrebbe non essere sufficiente per eliminare tutta la CO2 in eccesso nell’atmosfera. La situazione è così compromessa che c’è l’urgenza di unire gli sforzi su più fronti. L’errore che spesso si compie è quello di pensare che le misure necessarie possano essere complesse, onerose e difficilmente attuabile. Niente di più sbagliato, perché le risposte potrebbero arrivare dalla natura stessa, come sottolinea uno studio recentemente pubblicato sulle pagine di Proceedings of the Natural Academy of Sciences (PNAS), secondo il quale basterebbe riforestare il pianeta per salvare il clima.
Non basta lo stop ai combustibili fossili per arrestare il cambiamento climatico
I ricercatori affermano che l’insieme di alcune azioni volte a tutelare l’ambiente porterebbero lo stesso risultato di uno stop immediato e totale nell’utilizzo del petrolio. Alcune soluzioni naturali, come la protezione delle torbiere per lo stoccaggio del carbonio, la migliore gestione di suoli e delle praterie e soprattutto l’atto di riforestare tutte quelle aree che vengono quotidianamente devastate, potrebbero contribuire alla copertura del 37% degli sforzi necessari per raggiungere, entro il 2030, gli obiettivi fissati alla COP 21 di Parigi.
Riforestare per evitare l’immissione di CO2
Gli alberi, come ben sappiamo, assorbono anidride carbonica nel corso della loro vita, rilasciandola nel momento in cui vengono abbattuti o bruciati, rendendo di fatto alcune foreste dove la pratica del disboscamento viene effettuata in modo selvaggio, dei veri e propri serbatoi di gas serra. Secondo i ricercatori basterebbe avere una maggiore cura di questi terreni, gestendo meglio l’abbattimento delle specie arboree e soprattutto preoccupandosi di ripiantarne, per evitare l’immissione in atmosfera di più di 7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Se i numeri non ci dicono nulla, basta pensare che parliamo del quantitativo di emissioni nocive emesse soltanto dalla Cina.
Solo tutelando l’ambiente potremmo salvarci
E se vogliamo un paragone, piantare nuovi alberi nelle foreste, che occupano il 30% della superficie terrestre del nostro Pianeta, sempre secondo i dati dello studio, potrebbe equivalere alla rimozione di 650 milioni di auto inquinanti all’anno. Mentre evitare il disboscamento varrebbe come spegnere 620 milioni di veicoli. Se poi a queste azioni ne unissimo altre, come la preservazione delle paludi o la salvaguardia dei terreni agricoli, il risultato potrebbe essere a dir poco strabiliante. Insomma, se solo ci impegnassimo a rispettare maggiormente la natura, saremmo già a buon punto nella lotta ai cambiamenti climatici.
Cosa si sta facendo contro la deforestazione?
Dobbiamo ammettere che negli ultimi anni sicuramente qualcosa si sta muovendo in questo senso. Sono molti i paesi che stanno imponendo delle regole molto rigorose per prevenire la deforestazione e per promuovere l’atto di riforestare e salvaguardare il terreno, anche grazie alla tecnologia. Ci sono dei progetti in corso che prevedono l’utilizzo di droni per piantare alberi a un tasso di 100mila al giorno e ce ne sono altri, come quello dell’Obrist C-Transformer, di cui abbiamo parlato poco tempo fa, che se messi in pratica potrebbero contribuire enormemente alla purificazione dell’aria. Poi ci sono le iniziative urbane, che prevedono sempre più la presenza di piante e arbusti in aree comuni a livello di quartiere o addirittura nelle facciate degli edifici. Il ‘nostro’ Bosco Verticale ne è sicuramente l’esempio e ha soprattutto aperto la strada a una serie di progetti simili e ancora più ambiziosi come quello della Liuzhou Forest City cinese.
La fotografa che immortala il lavoro dei ‘tree planters’
Ma cosa vuol dire riforestare? Chi se ne occupa e con quale impegno? Uno sguardo inedito sui giovani tree planters del Canada è quello offerto dal reportage di Rita Leistner, che ha immortalato la fatica quotidiana di un lavoro pressoché sconosciuto. Per decenni la fotografa canadese ha documentato i conflitti mondiali. E’ stata in Afghanistan, Cambogia e Iraq e ha restituito, attraverso degli scatti, la brutalità e la violenza delle guerre. Il suo ultimo progetto è invece qualcosa di diverso. Si chiama ‘The Tree Planters’, è stato inaugurato con un’esposizione inaugurata alla Stephen Bulger Gallery di Toronto lo scorso 21 ottobre, e comprende 19 fotografie che ritraggono il duro lavoro svolto dai giovani impegnati nella piantumazione delle foreste.
L’approccio è in realtà lo stesso, le immagini sono dure e ci restituiscono un senso di lotta e di sfinimento fisico. Ma in questo caso la stanchezza e le difficoltà sono destinate a un qualcosa di buono, a delle ragioni nobili, di cui beneficeremo tutti.
La fatica di chi sta disegnando un futuro migliore, anche per noi
“E’ una danza di corpi, pale e sporcizia e spero che le mie foto possano restituire la forza della perseveranza e dell’impegno a favore della vita- afferma Leistener descrivendo il suo lavoro- Ho una grande fiducia per il futuro e spero di comunicare l’importanza di prendersi cura del nostro pianeta. E’ il nostro impegno quotidiano che potrà risollevare le nostri sorti…un albero alla volta.”
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