Blockchain per l’efficienza energetica: verso la rivoluzione tecnologica dell’energia
La blockchain, tecnologia alla base delle transazioni Bitcoin, è già in cammino per rivoluzionare il mondo finanziario e assicurativo, e le sue applicazioni si potrebbero estendere anche al settore energetico. In particolar modo, utilizzare il sistema blockchain per l’efficienza energetica aprirebbe degli scenari completamente nuovi agli investitori, ancora timidi in questo ambito.
Formalmente la blockchain consiste in un enorme libro mastro, i cui dettagli sono visibili, comuni, immodificabili e distribuiti tra le parti collegate alla rete, chiamati nodi. Qualsiasi attività per essere finalizzata necessita dell’approvazione degli altri utenti, i nodi appunto. Questo meccanismo condiviso, autoregolato e trasparente consente di minimizzare i tempi e al contempo garantisce l’eliminazione e il conseguente costo degli intermediari.
I vantaggi della blockchain per l’efficienza energetica
La blockchain è una tecnologia rivoluzionaria nella sua semplicità e un’alleata nella lotta al cambiamento climatico, come riconosciuto anche dall’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, secondo cui a goderne sarebbero lo scambio di energia pulita e sostenibile, il controllo sulle compensazione di emissioni di CO2 e i flussi di finanziamenti per il clima.
In futuro, il sistema blockchain potrebbe non solo abilitare un mercato peer-to-peer (P2P) di vendita e distribuzione di energia aperto a tutti, ma risolverebbe anche il problema del rischio negli investimenti, grazie alla trasparenza e alla tracciabilità delle azioni. Nel complesso, Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, stima il valore delle operazioni di sharing economy tra i 3 e i 9 miliardi di dollari entro il 2020.
La situazione attuale dell’energia e degli investimenti
Nonostante un nuovo record di capacità totale installata pari a 161 GW, il 2016 ha visto una riduzione del 23% degli investimenti nelle energie rinnovabili rispetto all’anno precedente, il dato più basso dal 2013. Questa è la controversa situazione delle fonti energetiche non convenzionali descritta nell’ultimo rapporto annuale Renewables 2017 Global Status Report del REN21.
Il calo degli investimenti è stato ricondotto a due fattori: l’abbassamento del costo dell’energia rinnovabile da una parte e un significativo rallentamento dei finanziamenti in Paesi driver come la Cina ed il Giappone dall’altra. Nel complesso, gli investimenti nelle rinnovabili nei Paesi sviluppati e in via di sviluppo sono diminuiti rispettivamente del 14% e del 30%, raggiungendo la somma di 125 miliardi di dollari e 116.6 miliardi di dollari.
Le sfide da affrontare
Segnali positivi vengono invece dalle emissioni di CO2 dalle fonti fossili e dalle industrie, per il terzo anno consecutivo rimaste stabili, nonostante la crescita del 3% dell’economia mondiale e un aumento della domanda energetica. Il trend è da imputare soprattutto al declino del carbone, unito ad un miglioramento dell’efficienza energetica e ad un incremento dell’uso delle rinnovabili.
Ma nella corsa contro il tempo, i sussidi per i combustibili fossili e l’energia nucleare superano ancora di gran lunga quelli per le energie pulite. Nel 2014, il rapporto è stato di 4:1: per ogni dollaro speso sulle fonti non convenzionali, i governi hanno speso 4 dollari sulle risorse fossili, sostenendo di fatto la dipendenza da esse.
La transizione energetica è ancora lontana dagli obiettivi previsti dall’accordo di Parigi di limitare ben al di sotto dei 2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale. Per rimanere in linea con gli impegni sul clima, è necessario tagliare ulteriormente le emissioni, includere nelle prospettive di investimento tutte le tecnologie rinnovabili, non solo solare e l’eolico, puntare su un contributo più deciso dei governi e sviluppare una maggiore consapevolezza sull’importanza dell’efficientamento energetico a lungo termine.
Gli investimenti nell’efficienza energetica
Il 2016 ha dimostrato che proprio gli investimenti nell’efficienza energetica sono cresciuti, raggiungendo i 231 miliardi di dollari. Un dato ancora debole, considerando la stima dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) che fissa il traguardo dei prossimi 15 anni a un incremento annuo quattro volte superiore a quello attuale. E se l’Europa ha mostrato un grande impegno, è la Cina a mantenere la supremazia, grazie a politiche di efficienza energetica strutturate. Globalmente, la maggior parte degli investimenti – circa 133 miliardi di dollari – è andata al settore dell’edilizia, che occupa un terzo della domanda energetica totale.
Gli edifici nascondono ancora un potenziale inutilizzato. Sempre l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) stima che tale potenziale ammonti all’80%, con prestazioni energetiche delle costruzioni per metro quadrato da migliorare da un tasso dell’1,5% all’anno nel decennio passato ad almeno il 2,5% all’anno dal prossimo decennio al 2025. I margini di successo e di guadagno ci sono, e le cifre dimostrano le opportunità di crescita economica, scambi e investimenti nell’efficienza energetica. Eppure poco è stato fatto in questo senso.
Una ricerca del World Economic Forum individua l’elevata percezione del rischio nei progetti di efficienza energetica tra le cause di questo potenziale non sfruttato. Contrariamente alle fonti tradizionali infatti, i guadagni non quantificabili nel settore dell’efficientamento inibiscono gli investimenti di pubblico e privato. E se nessuno fa il primo passo nonostante le opportunità, per diminuire il divario tra le necessità ambientali e lo stallo finanziario, entrano in gioco i nuovi sistemi tecnologici, come la blockchain.
Gli esempi italiani
L’Enel ha recentemente annunciato di aver scambiato direttamente e senza il coinvolgimento di terze parti per la prima volta elettricità con E.ON, azienda europea del settore energetico con sede in Germania, tramite una piattaforma innovativa che utilizza la tecnologia blockchain. Già testato nel 2016 presso l’E.ON Future Lab, il sistema è basato su una rete peer-to-peer sviluppata dalla società specializzata in tecnologie ICT innovative, IT Ponton.
Sulla base di questa iniziativa, a Maggio 2017 con l’appoggio di altre 33 società energetiche europee, E.ON ha lanciato il progetto Enerchain, il cui obiettivo è creare un mercato europeo decentralizzato per il trading di energia di cui potranno beneficiare, in futuro, anche i consumatori.
Il cammino sembra ormai tracciato: le nuove tecnologie stanno cambiando il sistema elettrico in un enorme network distribuito, in cui le parti coinvolte rappresentati da microreti, sistemi di accumulo, impianti domestici, interagiranno l’uno con l’altro attraverso scambi più economici, immediati e sicuri.
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