È possibile quantificare la sostenibilità della mobilità elettrica e paragonarla con quella dei veicoli tradizionali?
Il CEO e il CFO della Shell – ovvero i vertici della seconda più grande compagnia petrolifera del mondo – guidano delle automobili elettriche. Il primo sta rottamando il proprio vecchio veicolo diesel in vista dell’arrivo della sua nuova Mercedes-Benz S500e plug-in, mentre l’altro sta già scorrazzando al volante della sua BMW i3 elettrica. Insomma, se persino loro, che siedono letteralmente su un impero di petrolio, hanno abbracciato la sostenibilità della mobilità elettrica, non ci dovrebbero essere più grandi dubbi sul futuro del mondo dei trasporti. Certo, restano da vedere le tempistiche di questa rivoluzione. La Gran Bretagna vorrebbe bandire la vendita dei motori diesel e benzina entro il 2040, così come annunciato ancora prima dalla Francia. Non mancano però le domande, ovviamente, intorno alle nuove automobili a batteria: del resto in giro ce ne sono ancora talmente poche che la curiosità intorno all’effettiva sostenibilità della mobilità elettrica è del tutto naturale.
Quanto inquina produrre un’automobile a batteria?
Per dare una risposta definitiva intorno alle mille domande sulla sostenibilità della mobilità elettrica, Thalia Verkade, una giornalista olandese, ha condotto una meticolosa indagine pubblicata su The Correspondent, andando a rivelare nel dettaglio quanto inquina produrre un’automobile a batteria piuttosto che una con il classico motore a combustibili fossili, quanto inquina alimentare una invece dell’altra e infine quanto inquina guidarle, confrontando i dati di volta in volta. Insomma, Thalia ha dato risposta a queste tre domande:
- Quanta anidride carbonica viene rilasciata nella produzione di un’automobile elettrica, e quanta invece per la produzione di una automobile a benzina o diesel?
- Quanta anidride carbonica viene emessa per generare l’energia necessaria, nel primo caso elettricità nel secondo caso gasolio?
- Quanta anidride carbonica emette un normale veicolo durante la guida rispetto ad un’automobile a batteria?
Ecco, rispondendo a queste tre domande è possibile fare luce sulla reale e matematica sostenibilità della mobilità elettrica. Per rendere più lineare e comparabile la propria indagine, Thalia ha assunto fin dal principio che sia le macchine a benzina che quelle elettriche durassero esattamente per 125 mila miglia, ovvero circa 217 mila chilometri
La differenza in termini di inquinamento tra produrre un veicolo elettrico e uno a benzina
Ovviamente la diversità strutturale tra una macchina a benzina ed una elettrica è palese: da una parte, per esempio,c’è un contenitore di plastica, di acciaio o di alluminio, ovvero il serbatoio; dall’altra, invece, c’è una pesante batteria, posizionata tipicamente sul fondo del veicolo. Ecco, produrre una batteria è tutt’altro che green, ed è esattamente qui che risiede il principale lavoro di chi vuole calcolare la sostenibilità della mobilità elettrica. Ipotizzando che nessuno di noi sarà disposto ad accettare di acquistare una macchina con una capacità minore a 60 kWh (sempre e comunque minore ai 75 kWh della Tesla Model 3), possiamo affermare che costruire una batteria di questo tipo causerà l’emissione di 9 tonnellate di anidride carbonica. E queste, ovviamente, sono tutte emissioni che nella produzione di una automobile a benzina o a gasolio semplicemente non esistono. Per la produzione del resto della macchina, in entrambi i casi e con valori diversi tra un modello e l’altro, vengono invece emesse tra le 7 e le 10 tonnellate di anidride carbonica.
Quanto inquina produrre energia elettrica per un’automobile a batterie
Ma passiamo dunque alla produzione dell’energia. Il petrolio deve essere estratto, trasportato, raffinato e di nuovo trasportato. L’elettricità, invece, può essere prodotta in vari modi. Thalia ha ovviamente preso in esame la situazione reale attuale olandese, dove il 20% dell’elettricità è prodotto da fonti rinnovabili mentre l’80% da fonti tradizionali. Va da sé che la sostenibilità della mobilità elettrica dipende moltissimo dalla modalità di produzione energetica: le centrali a carbone inquinano praticamente il doppio di quelle a gas naturale, mentre quelle fotovoltaiche inquinano zero (se non per la loro stessa produzione). Ebbene, conti alla mano, con questo mix energetico in Olanda si emettono 447 grammi di anidride carbonica ogni kWh prodotto. Nella produzione di benzina, invece, si producono ‘solo’ 57 grammi di anidride carbonica per kWh (tenendo conto solo dell’estrazione e del processo di raffinazione). Ma attenzione: laddove nei motori a scoppio solo il 22-30% dell’energia è convertito in movimento, nel caso delle automobili a batteria il 74-94% dell’energia elettrica si traduce in propulsione. Tutto questo vuol dire che, basandosi sempre sul caso olandese, un autoveicolo elettrico ha bisogno della metà dell’energia per coprire la stessa distanza di un’automobile tradizionale. E non è tutto qui: in Olanda i cittadini hanno a disposizione 13.000 punti di ricarica pubblici alimentati da energia sostenibile, 15.000 semi-pubblici alimentati in parte da rinnovabili e circa 72.000 punti di ricarica privati nelle abitazioni e sui posti di lavoro, i quali sono in linea di massima alimentati da energie rinnovabili. Insomma, si potrebbe dunque pensare che in ogni caso, a prescindere dal mix energetico olandese, la maggior parte delle vetture elettriche siano comunque alimentate da elettricità a zero – o quasi – emissioni. Ma nella sua indagine Thalia decide comunque di prendere in esame i due estremi: seguendo il mix olandese, produrre tutte l’energia necessaria per la vita di un veicolo elettrico costerebbe 23 tonnellate di emissioni, mentre queste sarebbero solo 2 nel caso delle rinnovabili al 100%. Produrre la benzina necessaria, invece, costerebbe 6 tonnellate di emissioni di CO2.
E durante la guida?
I veicoli sono assemblati, il pieno è fatto: per ultimare questa indagine sulla sostenibilità della mobilità elettrica basta guidarle. Stando alle stime riportate dal TNO, un’automobile a benzina emette in media 275 grammi di anidride carbonica ogni miglio, il che equivale a 37 tonnellate di CO2 per tutto l’arco della sua vita. Ovviamente le cifre sono molto più alte nel caso di automobili più datate o semplicemente più grandi. Un’automobile elettrica, da parte sua, non emette nemmeno un filo di anidride carbonica, ed è qui l’enorme sostenibilità della mobilità elettrica, ed è sempre per questo che i veicoli elettrici non potranno mai temere, in nessun caso, il confronto con le automobili a combustibili fossili.
Sostenibilità della mobilità elettrica: conclusioni
In tutta la sua vita, in media, un’automobile elettrica alimentata con l’attuale mix energetico olandese produrrà dunque (tra realizzazione dell’auto, produzione dell’energia e utilizzo) tra le 35 e le 42 tonnellate di anidride carbonica. Ma la vera sostenibilità della mobilità elettrica sta nel fatto che quella stessa macchina, alimentata con sole energie rinnovabili, si fermerà a 14-21 to30nnellate di CO2, di contro alle 50-53 di un veicolo a benzina. Questo significa, dunque, che la soluzione per ridurre drasticamente l’inquinamento legato al mondo dei trasporti è già qui, basta afferrarla. Per contenere l’aumento delle temperature entro 2 gradi centigradi l’Olanda deve tagliare del 60% le emissioni del traffico entro il 2050: per questo i quattro partiti politici che probabilmente governeranno il Paese nei prossimi anni hanno deciso di smettere di vendere automobili a benzina già a partire dal 2025. Non basterà però ridurre le emissioni del solo traffico. Si dovranno invece ridurre anche quelle legate alla produzione energetica. In altre parole, il mondo si deve convertire il prima possibile alle rinnovabili: la sostenibilità della mobilità elettrica è infatti certa, ma da sola non è sufficiente.
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