Uno studio sul clima contraddice su tutta la linea le teorie di Trump&Co
Sembra che negli Stati Uniti di Trump negli ultimi mesi sia nata una sorta di censura intorno al cambiamento climatico. Parliamo di interventi abbastanza flebili e talvolta anche piuttosto ridicoli, certo, ma sono pur sempre dei comportamenti che fanno riflettere: come abbiamo spiegato in un altro articolo, per esempio, i dipendenti del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense sono stati caldamente invitati dall’alto a non utilizzare il termine ‘cambiamento climatico‘. Ma non è tutto qui. Qualche mese fa infatti era stato preparato uno speciale studio sul clima, lo ‘US climate science special report’, con il quale ben tredici agenzie federali dimostravano incontrovertibilmente e per l’ennesima volta l’esistenza del cambiamento climatico in corso, la sua pericolosità nonché la colpevolezza dell’uomo. Di certo questo studio sul clima non avrebbe potuto fare del bene alla linea ambientale propugnata dalla amministrazione Trump, e probabilmente per questo non ha (perlomeno non ancora) ricevuto l’essenziale approvazione per la pubblicazione da parte del Presidente degli Stati Uniti. Tutto questo mentre Katharin Hayoe della Texas Tech University, uno degli scienziati che ha lavorato allo studio sul clima, ha definito il documento come «il più completo report sulla scienza climatica» mai realizzato. Nello specifico, il report è stato realizzato con la coordinazione della sezione scientifica del National Climate Assessment, la quale viene eletta ogni quattro anni.
Uno studio sul clima completo e definitivo
Ma uno studio sul clima di tale importanza non poteva di certo ammuffire sul fondo di un cassetto: una copia del report è infatti apparsa d’un colpo online, all’interno di una libreria virtuale no profit. Dapprima la cosa non ha fatto scalpore, ma a sottolinearla e a renderla di pubblico dominio ci ha pensato il New York Times, che ha dato a questa notizia poco prima di Ferragosto. Lo studio sul clima in questione conferma e incrocia praticamente tutti i risultati raggiunti negli ultimi anni nel campo della scienza climatica. Afferma per esempio che le temperature medie degli Stati Uniti sono cresciute in modo rapido e drastico a partire dal 1980, e che gli ultimi decenni che abbiamo vissuto sono stati senza ombra di dubbio i più caldi degli ultimi 1.500 anni. Come si può leggere nella copia dello studio sul clima, «le evidenze del cambiamento climatico abbondano, dai più alti strati dell’atmosfera terrestre fino alle profondità degli oceani». Insomma, questo report, ancora una volta e con voce tonante, va a smentire Trump e i suoi collaboratori, i quali invece continuano ad affermare che il cambiamento climatico non è un fenomeno certo, e che in ogni caso è tutta da dimostrare la responsabilità umana di fronte all’aumento delle temperature. Eppure, come fanno notare gli scienziati delle 13 agenzie, ci sono migliaia di studi portati avanti da decine di migliaia di scienziati che affermano esattamente il contrario.
Mezzo grado può fare – e farà – la differenza
Non mancano ovviamente gli scienziati che hanno spiegato al New York Times le loro paure intorno alla possibilità che Trump si rifiuti di dare il via libera alla pubblicazione vera e propria dello studio sul clima. E questo nonostante la gravità delle stime riportate nel report. Nelle conclusioni, infatti, gli scienziati spiegano che se anche l’intera umanità smettesse immediatamente di emettere gas serra, il Pianeta conoscerebbe in ogni caso un aumento di 0.3 gradi Celsius nei prossimi anni. E, come ricordano gli scienziati, anche la minima differenza in termini di temperatura può rappresentare una minaccia dal punto di vista climatico. Non per nulla negli Accordi di Parigi si è stipulato di restare sotto i 2 gradi centigradi di aumento, pur puntando in realtà a non oltrepassare gli 1,5 gradi di differenza: quel mezzo grado, infatti, potrebbe salvare le barriere coralline dalla disintegrazione, o evitare all’umanità delle violentissime tempeste e ondate di calore.
In aumento le ondate di calore
Per la prima volta, insomma, un documento che certifica la minaccia incombente del cambiamento climatico viene prodotto proprio all’interno dell’amministrazione di Trump, insomma, dalle sue stesse agenzie. E in effetti sembra proprio che questo studio sul clima vada a rispondere di volta in volta agli interrogativi che la gente potrebbe essersi posta subito dopo le esternazioni di Trump. Vi si afferma infatti che è «altamente probabile» che più della metà dell’aumento delle temperature conosciuto dal 1951 ad oggi sia causato dall’influenza umana. Oltre a questo, nello studio sul clima si dichiara che negli Usa le notti gelate sono via via diminuite a partire dagli anni ‘60, così come i giorni freddi. D’altro canto, a partire dagli Ottanta, sono andate via via aumentando le ondate estreme di calore.
Il bene dell’America
In ogni caso, lo studio sul clima non si sofferma a fare raccomandazioni per il futuro, limitandosi a far notare la necessità estrema di tagliare quanto prima le emissioni di anidride carbonica. Il problema però, è che Trump non sembra voler approvare la pubblicazione del report, il quale rema totalmente contro alla sua scelta di uscire dagli Accordi di Parigi. Che, stando alle sue parole, non erano un bene per l’America.
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