Know-how italiano per il rinnovabile estero
IL RAPPORTO IREX. In Italia, dopo anni di forte crescita, il settore delle energie rinnovabili è arrivato ad un punto di stallo. Le cause sono molteplici, dal fisiologico calo della domanda, fino alla burocrazia. Nonostante ciò, le aziende italiane che realizzano impianti di energia rinnovabile continuano a lavorare molto, esportando il proprio know-how all’estero. Secondo il rapporto Irex (Italian Renewable Index) pubblicato dalla società Althesys, nel 2013 gli investimenti nelle energie green sono stati di 7,8 miliardi di euro, inferiori di 2,3 miliardi rispetto all’anno precedente. Ma il dato che sorprende è piuttosto un altro: il 76% dei nuovi impianti è andato all’estero.
MENO IMPIANTI RINNOVABILI. La situazione fotografata dal censimento Irex vede un’Italia alimentata per più di un terzo da energie rinnovabili. D’altro canto, nel nostro paese si vedono sempre meno nuove centrali green: nel 2013 il calo complessivo della costruzione degli impianti è stato del 41%, dato che si traduce in un 25% in meno in termini di potenza e in un 23% in meno per quanto riguarda il valore. Come ha spiegato Alessandro Marangoni, direttore scientifico dell’Irex Annual Report, «mentre da noi, nel 2013, si investiva, rispetto all’anno precedente il 39% in meno nell’eolico e il 30% in meno nel fotovoltaico, le industrie italiane realizzavano oltre tre quarti dei nuovi impianti in altri paesi».
MERCATI EMERGENTI. È così che, reagendo allo stallo italiano, le aziende conquistano i mercati esteri. I paesi che sempre di più utilizzano il know-how italiano in fatto di rinnovabili sono localizzati soprattutto in Centro e Sud America, dove vengono effettuate più di un terzo delle operazioni. Ma le aziende italiane stanno iniziando ad esplorare anche altri mercati in crescita, come Cina, India e Sudafrica.
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