H2Os, l’eco-villaggio contro la desertificazione
Immaginate una terra affascinante ma arida. Immaginate che i suoi abitanti siano costretti a lasciare il proprio paese ma non riescano a dimenticarlo. Immaginate di avere la possibilità di creare qualcosa che possa dare un futuro migliore a “quelli che restano”.
Benvenuti in Senegal. Questa è la storia di H2Os, un modello di eco-villaggio residenziale autosufficiente dal punto di vista idrico, energetico e alimentare a Keur Bakar Diahité (250 km a sud di Dakar, 500 abitanti). Un progetto sostenibile contro desertificazione, abbandono ed emigrazione voluto da senelegalesi della diaspora e ong locali progettato in Italia. Ne parliamo con Raul Pantaleo, architetto e grafic designer di TAMassociati.
Com’è nato l’eco-villaggio H2Os?
“H2Os nasce dal basso, è frutto di un lavoro collettivo. Nel 2011 siamo stati contattati dal Circolo Sunugal di Venezia, un gruppo di emigrati senegalesi in Italia. Il loro portavoce, Babakar Diop, ci chiese di aiutarli a realizzare un loro sogno: un eco-villaggio in Senegal. Abbiamo attivato un percorso partecipativo, durato quasi un anno, e incontrato i nostri partner: MUSOCO, una piccola ong veneziana che si occupa di progetti di cooperazione in Senegal attraverso il suo presidente Gianni Spaliviero, e l’ONG USE Union pur la Solidarité et l’Entraide di Dakar. Nel 2015 abbiamo ottenuto i finanziamenti e il supporto tecnico e siamo partiti con la realizzazione del primo prototipo, quello dell’eco-maison comune”.
Perché avete scelto Keur Bakar Diahité (Senegal)?
“Una delle persone del Circolo Sunugal, ente promotore del progetto, era il capo-villaggio di Keur Bakar. È stato fondamentale avere una persona che conoscesse quella realtà e soprattutto indirizzasse i processi sociali senza i quali sarebbe stato impossibile attivarsi”.
Quali sono le caratteristiche di H2Os?
“Il 20 maggio abbiamo inaugurato la eco-maison communautaire, primo lotto dell’eco-villaggio H2Os. È un centro civico con una parte abitativa legata all’ospitalità (persone che vengono a lavorare o i senegalesi della diaspora) e una parte pubblica dove c’è la sala comune e le sedi delle due cooperative che abbiamo aiutato a crescere nel villaggio”.
“Con il percorso di co-sviluppo siamo riusciti a coniugare tradizione e modernità. L’obiettivo era creare un edificio che, mantenendo le tradizioni costruttive locali, riuscisse a dare un comfort abitativo ai senegalesi della diaspora ma anche a quelli che vogliono vivere in città. Abbiamo costruito un prototipo di edificio completamente off-grid (ossia autonomo, produce energia solo per se stesso e la raccoglie tramite una batteria di accumulo) con i principi di tecnologia eco-semplice, come la chiamiamo noi”.
Quali sono i valori dell’eco-villaggio H2Os?
“L’eco-villaggio H2Os nasce in una zona con un grosso problema di approvvigionamento idrico, l’avanzamento del deserto si misura di anno in anno. L’eco-maison communautaire è un edificio passivo (cioè che copre la maggior parte del suo fabbisogno di energia per riscaldamento e rinfrescamento ambientale interno) di 400 m2 di superficie”.
Come l’eco-villaggio è sostenibile?
“Siamo partiti dal tema dell’acqua. Essendo il Senegal in zona sub-sahariana, l’edificio è stato pensato e costruito per la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua piovana e per il riciclo, riuso e depurazione dell’acqua esausta per l’agricoltura. Abbiamo progettato una casa contemporanea in una zona rurale con tutti i comfort acqua, elettricità e servizi igienici. Ma autonoma, sia dal punto di vista idrico che elettrico. Ogni persona ha bisogno di 50 litri di acqua al giorno (30 litri per uso umano e 20 per la pulizia)”.
“La raccolta dell’acqua piovana accumula fino a 250 litri di acqua/giorno: un tetto di lamiera con tegole inclinate raccoglie l’acqua in una cisterna sotterranea di 53 m³. Una volta purificata, l’acqua potabile viene raccolta in una cisterna separata con una pompa d’emergenza e un depuratore e può essere usata per i bisogni primari (bere, cucinare, igiene personale). L’acqua restante e il 70% di quella potabile viene riciclata per usi secondari (pulizia della casa, scarichi, irrigazione). L’energia elettrica è prodotta dall’impianto fotovoltaico di 130 m² sul tetto dell’edificio. Abbiamo installato un sistema di ventilazione con condotte sotterranee e la gestione dei rifiuti domestici. Le abitazioni sono state realizzate in terra cruda con la formula dell’auto-costruzione comunitaria”.
Qui il video dell’eco-villaggio H2Os (Autodesk Foudation):
Quali servizi ci sono nell’eco-villaggio H2Os?
“L’eco-maison communautaire è l’unico punto elettrico del villaggio. C’è l’acqua corrente in un bagno funzionante, un servizio a tutta la comunità. La sala comune servirà come aula studio per corsi di alfabetizzazione e formazione al lavoro, in collaborazione con la ONG locale USE. Ci sono le sedi delle due cooperative sociali, la guest house quando rientrano le persone della diaspora o ospiti per la formazione. E a fianco della casa c’è un orto bio, per cui stiamo sviluppando una pompa fotovoltaica con irrigazione a goccia. La produzione agricola utilizzerà metodi ecocompatibili (tecniche di agricoltura tradizionale, recupero e salvaguardia di sementi locali) e sarà gestito dalla cooperativa di donne. Uno sviluppo integrato: l’edificio legato a uno sviluppo ambientale e sociale”.
Cosa differenzia H2Os da altri eco-villaggi?
“La cosa più interessante è l’umanità. È un progetto di co-sviluppo che fa dialogare tradizione e modernità, nato da un desiderio di crescita. Il miglior complimento che abbiamo ricevuto all’inaugurazione della maison communautaire è stato che era un edificio senegalese: nelle funzionalità, nel modo di collocarsi nel territorio, nel modo di dialogare con le persone. Ci è stato detto dal responsabile dell’urbanistica del Senegal e H2Os è stata vista anche da architetti esperti. Il dialogo con il circolo Sunugal ci ha arricchito molto”.
Qual è lo stato dell’arte? E quali i prossimi passi?
L’eco-casa comune è stata realizzata. Ora stiamo completando il progetto agricolo, da settembre 2017 avvieremo i programmi sociali. Stiamo lavorando alla possibilità di implementare una scuola con la stessa metodologia off grid (recupero acqua piovana, isolamento, pannelli fotovoltaici). Poi vorremmo sviluppare il primo prototipo di eco-casa e trovare un finanziatore per avviare il progetto. In realtà il 2018 sarà un anno di test per capire se tutti i meccanismi funzionano e danno i risultati sperati.
Come si può sostenere H2Os?
H2Os è open source: dal sito H2Os si può scaricare il materiale e il progetto è replicabile e adattabile. Tutti possono contribuire mettendosi in contatto con noi o con Sunugal e MUSOCO. Sono benvenuti anche contributi materiali e donazioni in natura (pannelli fotovoltaici o quant’altro).
Sono stati preziosi i contributi dei nostri partners: è stato finanziato da CAF CIGL, 8 per mille della Chiesa Valdese, LTA (Livenza Tagliamento Acque) e Regione Friuli Venezia Giulia. Ed abbiamo avuto il supporto di Autodesk Foundation (USA) e il sostegno di IdRiCo (Idee per le risorse collettive).
Ultima domanda, avete altri progetti simili, anche in Italia?
“L’architettura sostenibile è in sviluppo ma dei nostri progetti questo è quello più innovativo perché nasce dalla volontà della diaspora senegalese. Fa parte del nostro DNA lavorare a progetti di questo genere. Ora stiamo progettando l’ospedale pediatrico di Entebbe in Uganda (centro Africa) con Emergency e Renzo Piano. E una scuola dei mestieri a Bangui (Repubblica Centroafricana)”.
“Le problematiche legate alle tecnologie sostenibile in un contesto estremo come un villaggio remoto del Senegal hanno una grande attualità anche nel mondo occidentale. In realtà avremmo il sogno di costruire una eco-maison simile in Italia e sviluppare la ricerca in parallelo, in due contesti completamente diversi. Magari riusciremo anche in questa follia”.
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