Cibo dalla foresta urbana: rigenerare le città con le food forest
È da qualche anno che si è iniziato a riflettere sull’importanza di riscoprire l’agricoltura anche in città. La crescente urbanizzazione da un lato richiede soluzioni per poter sfamare una popolazione in costante crescita con cibo sano e a km zero e dall’altro necessita di uno sforzo per contrastare la prospettiva di agglomerati sempre più cementificati. Una risposta sta arrivando dai tanti progetti che prevedono di sfruttare spazi inutilizzati per ricavarne piccole aree coltivabili o di crearne di nuovi laddove sia possibile. Gli esempi di orti urbani e di quartiere, di fattorie verticali e di giardini edibili sono ormai molti, sparsi per tutto il mondo. Ma dietro l’idea di poter ricavare cibo dalla foresta urbana non dovrebbero esserci soltanto motivazioni ecologiche e o di ricoperta di una collettività ma anche una visione economica indirizzata a vedere l’accesso al cibo coltivabile come libero e disponibile per tutti.
Food forest: cibo dalla foresta urbana per tutti
È questo il concetto alla base delle food forest, un particolare modello di agricoltura urbana che prevede la realizzazione in città di ampie aree destinate alla crescita di piante e frutti commestibili che vanno a comporre una sorta di foresta che diventa una risorsa per la comunità. Con l’idea che il cibo debba essere un bene comune e che non dovrebbe essere acquistato ma coltivato da tutti e a beneficio di tutti. L’idea della foresta urbana sposa i principi della permacoltura, che punta a sviluppare sistemi agricoli sostenibili e autonomi, che riescano quindi a soddisfare il fabbisogno di cibo degli esseri umani senza intaccare l’ecosistema naturale. Si parla di foresta proprio perché le colture crescono in modo naturale, senza un eccessivo intervento dell’uomo.
Beacon Food Forest, la più grande foresta urbana pubblica del mondo
La più grande food forest al mondo si trova a Seattle, per la precisione nella cittadina periferica di di Beacon Hill, da cui il nome Beacon Food Forest, una distesa di 2 ettari (più di 20mila mq) dove crescono piante e ortaggi di vario tipo. L’idea è nata nel 2009, dopo un ciclo di incontri organizzati dall’esperta di permacultura Jenny Pell rivolti alla comunità di Beacon Hill e a distanza di tre anni il giardino pubblico, grazie anche alla collaborazione dell’architetto del paesaggio Margarett Harrison, che è diventata capo del progetto della Foresta di Beacon Hill, è stato trasformato in un grande orto urbano, che ha ufficialmente aperto le porte nel 2014. La grande novità del progetto era quella di realizzare un’area destinata all’agricoltura e di renderla libera e accessibile a tutti, trasformandola in una risorsa naturale e alimentare a beneficio dell’intera comunità.
L’oasi prevede una grande area dedicata agli alberi da frutto, affiancata da cespugli di bacche commestibili, vitigni e un altro spazio dove sono stati piantati ortaggi di vario genere. Al momento il grande orto urbano è in grado di soddisfare il 5% del fabbisogno alimentare della popolazione di Seattle. Ma oltre ricavare cibo dalla foresta urbana, questa è diventata anche uno spazio di ritrovo con aree giochi per i bambini, piccoli edifici e gazebo dove vengono organizzati corsi e seminari e intere zone attrezzate dove è possibile consumare in tranquillità il raccolto.
L’orto galleggiante di New York
Ciò che differenzia le foreste urbane dai classici orti è appunto la filosofia del progetto, che punta a rendere la coltivazione un bene comune. È guidata dagli stessi principi, che potremmo definire politici, anche la recente iniziativa di Swale, l’orto galleggiante sullo Hudson, a New York. La nave con all’interno una vera e propria foresta urbana ricca di piante e fiori e sistemi innovativi per l’irrigazione e il sostentamento, è salpata lo scorso 18 maggio dal Brooklyn Bridge Pier 6 e viaggerà sul fiume Hudson fino alla fine di agosto. L’obiettivo del progetto, ideato dall’artista-attivista Mary Mattingly, è duplice: da un lato si vuole dimostrare che è possibile coltivare in ambiente urbano e che gli ortaggi, il cui costo a Manhattan è esorbitante, possono essere resi accessibili a tutti e dall’altro si vuole ottenere la modifica di una norma ancora in vigore a New York che vieta la coltivazione e la raccolta di piante, fiori e ortaggi in qualsiasi terreno pubblico.
Anche in questo caso l’imbarcazione non è soltanto uno spazio dove coltivare e raccogliere cibo dalla foresta urbana ma anche un luogo dove vengo organizzati eventi, laboratori, seminari e incontri dedicati all’orticoltura e all’alimentazione.
La Picasso Food Forest di Parma
Spesso abbiamo la tendenza a guardare oltreoceano per rintracciare le best practice da imitare o semplicemente invidiare. Ma c’è molto anche in Italia sul fronte dell’agricoltura urbana. Un esempio virtuoso è la Picasso Food Forest, un’oasi verde che conta più di 200 specie di piante e alberi da frutta, realizzata a Parma, nel quartiere Lubiana. Il progetto, realizzato da Fruttorti, un movimento cittadino che si batte dal 2012 per la rigenerazione urbana e per la trasformazione di aree inutilizzate in spazi coltivabili, è cresciuto negli anni, trasformando un giardino abbandonato in una foresta edibile che, basata sui principi naturali, non necessita di grandi risorse per crescere rigogliosa. Lo spazio è di libero accesso, tutti possono coltivarlo e raccoglierne i frutti e nel tempo è diventato un luogo di incontro e di condivisione per gli abitanti.
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