Recupero e riciclo delle conchiglie, come cambia negli USA l’allevamento delle ostriche
Siamo abituati a vedere negli Stati Uniti una nazione abitata da persone smart e veloci. Sempre senza tempo e sempre di corsa. Mai visione potrebbe essere più errata. Quegli Stati Uniti lì sono lo specchio delle serie TV che riflettono soltanto un piccola, minuscola parte della società americana. I veri Stati Uniti sono altri e sono ben lontani dalla patinata e tentatrice New York. Gli stati uniti sono per lo più fatti da agricoltori e pescatori. E la storia che vi stiamo per raccontare sarà da esempio. La storia che vi raccontiamo riguarda il recupero e riciclo delle conchiglie. Poco attraente? Non è una storia da leggere dentro uno Starbucks? Eppure, credeteci, resterete estasiati da questa storia.
Del resto le aragoste…
Pensate che uno degli scritti più interessante della leteratura contemporanea americana l’ha scritto David Faster Wallace ed era un reportage narrativo sulle aragoste del Maine e sui suoi allevatori. Ma se pensate ancora che certi argomenti siano poco attraenti fatevene una ragione, provate ad affrontarli e accettate di guardare in faccia il vero volto degli Stati Uniti d’America.
Golfo degli Stati Uniti: sul recupero e riciclo delle conchiglie
Nel Golfo degli Stati Uniti, nell’area che per intenderci comprende le coste di Texas. Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida si allevano ogni anno quasi 600 milioni di euro di ostriche. Quest’area rappresenta poco meno del 70% delle ostriche consumate negli States. Per intenderci se durante un vostro viaggio A Chicago mangerete delle ostriche ci saranno ben sette probabilità su dieci che quel piatto sia nato nel Golfo.
Ricostruire le coste con il recupero e riciclo delle conchiglie
Le coste del Golfo degli Stati Uniti soffrono da sempre la pressione degli agenti atmosferici e dell’inquinamento. Le tempeste, gli uragani e i maremoti e i disastri ambientali col tempo stanno distruggendo la costa causando contemporaneamente sia un danno ambientale sia un danno per gli allevatori di ostriche. Da qui l’dea che potrebbe rivoluzionare l’ambiente del Golfo e salvare il mercato delle ostriche. Recuperare e riciclare le conchiglie delle ostriche per rafforzare e ricostruire la regione costiera erosa dai disastri naturali.
Può funzionare?
Dallo scorso ottobre, la Fondazione costiera dell’Alabama, un’associazione nonprofit che si dedica alla protezione delle coste dello Stato ha iniziato una collaborazione con la società responsabile della gestione dei rifiuti per lanciare un programma che prevedesse il recupero e riciclo delle conchiglie. Si è iniziato con pochi ristoranti: un dipendente dell’azienda per la raccolta dei rifiuti passava tre volte a settimana nei ristoranti che aderivano al progetto a ritirare le conchiglie vuote e le trasportava in un’area apposita dove venivano lasciate all’aria aperta per qualche mese prima di essere restituite al mare.
Un’azione contro la pratica comune
È una pratica comune tra i ristoranti di pesce inviare i gusci vuoti alla discarica, per fortuna da qualche tempo a questa parte questo accade sempre più raramente e in parecchi iniziano ad aderire all’iniziativa e a restituire all’oceano le sue conchiglie trasformandole in blocchi che consentiranno alle ostriche di attaccarsi, crescere e riprodursi. Ad oggi il partenariato tra la fondazione costiera dell’Alabama e la ditta di raccolta dei rifiuti ha ricevuto un finanziamento di circa 200 mila dollari dalla National Fish and Wildlife Foundation ed ha raccolto quasi 3 milioni di gusci di ostriche. Una cifra con cui è stato possibile rafforzare ben 7,2 ettari di Golfo.
Una conchiglia per dieci ostriche
Per ogni conchiglia che ritorna in mare si genera un nuovo habitat per circa 1o ostriche. Inoltre la nuova base aiuta le ostriche a vivere meglio e ad attecchire con maggiore facilità. In questo modo si aiuta indirettamente anche l’ambiente. Infatti ogni ostrica si calcola che possa filtrare quasi 60 litri di acqua al giorno e una regione come quella, dove i problemi della qualità dell’acqua sono quotidiani non è veramente una cosa da poco.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo