Architettura resiliente, una foresta urbana galleggiante per Seoul
È stato definito utopico e visionario ma Vincent Callebaut ci crede davvero all’idea che l’architettura possa spingere fortemente il pedale della sostenibilità ambientale creando degli eco-sistemi sicuramente avveniristici ma realizzabili, se solo lo volessimo. Le sue opere, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, sono strabilianti, sembrano uscite da un film di fantascienza ma funzionano. Partono dalla consapevolezza della necessità di ri-naturalizzare gli ambienti urbani puntando sulla fusione della vita vegetale e biologica e di doverlo fare non in modo ancestrale ma sfruttando le più moderne tecnologie. L’architettura resiliente e green del giovane architetto belga viene infatti definita archibiotica, termine coniato da Callebaut stesso per spiegare il suo lavoro, dove “arch” sta per architettura, “bio” per vita e “ict” per Information and Communications Technology.
L’impegno di Callebaut per città più sostenibili
Parlavamo di utopia e di fatti sono pochi i lavori dello studio Vincent Callebaut Architectures che sono passati dai render alla pratica. Ma se è vero che chi la dura la vince possiamo ben sperare che aumenterà sempre più il numero di coloro che sceglieranno di credere e investire nelle numerose proposte progettuali che lo studio continua a sfornare.
“Manta Ray”, la foresta urbana galleggiante
L’ultima è stata presentata nell’ambito di un concorso internazionale per riprogettare e re-immaginare il Yeouhido Park, un grande isola che dà sul fiume Han, a Seoul, in Corea del Sud. Callebaut ha proposto uno spazio urbano sperimentale che punta sullo sviluppo sostenibile attraverso una serie di interventi, tra cui un terminal per traghetti galleggianti. Chiamato “Manta Ray”, perché ricorda una razza manta gigante sospesa sopra la marina e i giardini, il progetto intende trasformare il parco in una foresta urbana ricca di vegetazione e biodiversità, adottando sistemi per l’irrigazione naturale e sviluppando modelli di architettura resiliente che possano difendere la città dal rischio inondazioni.
Architettura resiliente per riequilibrare i danni dell’urbanizzazione
Attraverso un cosiddetto ‘paesaggio permeabile’ il progetto vuole riequilibrare i danni provocati dalla rapida espansione edilizia vissuta da Seoul negli ultimi anni. Grazie alla creazione di ecosistemi urbani si potrebbero calmierare gli effetti di un’eccessiva urbanizzazione, come quelli legati al fenomeno dell’isola di calore.
Costruire con la natura e non contro
“Seoul sta cercando nuovi modi per investire in questo tipo di infrastrutture morbide e basso impatto e che possano contribuire a promuovere la coesione sociale e maggiore senso di comunità tra diversi gruppi socioeconomici. La nostra nave galleggiante è un esempio di architettura resiliente e biofilica, e vuole dimostrare che è possibile costruire con la natura piuttosto che contro di essa, rispettando la vita del fiume e consentendo alla fauna e flora locali di prosperare – scrivono dallo studio Vincent Callebaut Architectures.
Un terminal a energia zero
Il progetto prevede 4 nuclei di interventi che riguardano la realizzazione di un terminal per traghetti galleggiante, un’area paesaggistica a ridosso del fiume, lo sviluppo di un terreno superiore e un complesso culturale che ospiterà un centro scientifico per i bambini.
Il bio-progetto del terminal “Manta-Ray” prevederà un insieme complesso di strategie di progettazione sostenibile. Pensato per qualsiasi tipo di imbarcazione, dai taxi acquatici alle navi da crociera, il terminal si struttura su una rete di pilastri galleggianti. Le dighe galleggianti lungo i suoi pontili si uniscono, proteggendo la marina dalle correnti d’acqua e offrendo una vista panoramica sul fiume. I moli integrano delle attrezzature tecniche all’interno di due piani, che forniscono alle barche energia (idrica ed elettrica) e biocarburanti. L’ancoraggio e le piattaforme sono assicurati da una rete di catene per ancorare i traghetti fino al fondo del fiume con 26 lastre di cemento.
Impianto per la produzione di biocarburante
Un insieme di colonne a nido d’ape realizzate con legname trasversale laminato, raccolto con sistemi ecologici dalle foreste coreane, sorreggono i pontili galleggianti e il tetto curvilineo del terminal. All’interno dei tronchi d’albero cavi verranno realizzate scale, ascensori e ambienti di servizio. Un impianto per la produzione di biocarburanti, ricavati dal riciclo di rifiuti biodegradabili, fornirà energia alle attrezzature.
Fotovoltaico, solare termico e turbine eoliche
Le aree superiori del terminal portano a strutture didattiche e commerciali, tra cui corridoi alimentari, spazi espositivi e un ponte di osservazione posto in copertura. Il tetto, che sarà un vero e proprio giardino e orto urbano, contempla anche un frutteto e la presenza di 4.455 metri quadrati di pannelli fotovoltaici e altri 3500 mq di pannelli fototermici che ne ricopriranno i bordi e una serie di turbine eoliche.
Un ecosistema a impatto zero e autosufficiente
L’intero progetto “Manta Ray”, oltre a voler essere un esempio di architettura resiliente, dovrebbe essere un’infrastruttura a consumi energetici zero, ricavando il 100% dell’energia attraverso una serie di soluzioni integrate che prevedono lo sfruttamento di sole, vento, acqua e biomassa. Tutti i materiali che verranno utilizzati saranno riciclati e riciclabili.
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