La lobby dell’estrazione contro la salvaguardia del Gran Canyon
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Pare che Trump non smetta di sottovalutare i rischi ambientali e se da una parte molla senza troppi indugi i patti per regolare la situazione climatica a livello internazionale, anche a livello interno, cioè dentro gli States, le cose non sembrano andar meglio. Questa volta al centro dell’attenzione c’è la salvaguardia del Gran Canyon, il monumento “naturale” più famoso degli Stati Uniti e forse del mondo.
La salvaguardia del Gran Canyon e il rischio estrazioni
Una gruppo di uomini d’affari e influenti funzionari dell’ Arizona e dello Utah sembra che stia sollecitando l’amministrazione Trump per abrogare un provvedimento voluto dall’amministrazione Obama che vietava l’ estrazione dell’uranio vicino al Grand Canyon.
Un divieto ventennale
Questo gruppo di pressione sostiene che il divieto di 20 anni, entrato in vigore nel 2012, sia illegale e soffochi la nascita di opportunità economiche nel settore minerario.
Ovviamente dall’altro versante i sostenitori del divieto sono dell’idea che un’ attività mineraria intensa e invasiva potrebbe aumentare il rischio di contaminazione di uranio in quell’acqua che poi confluirebbe nel Canyon.
Un passato devastante
La salvaguardia del Gran Canyon passa anche per la salvaguardia della salute dell’uomo. Degli studi riconducono infatti l’elevato sfruttamento minerario del passato a gravi ricadute sulla salute della popolazione Navajo dell’Arizona che soffrirebbe oltre la media di cancro e insufficienza renale.
Incapaci di sopravvivere
Carletta Tilousi un membro del consiglio tribale Havasupai ha detto al Guardian: “Siamo una delle più piccole tribù del paese con appena 775 persone e la nostra storia, la nostra vita nel Gran Canyon, si può far risalire alla notte dei tempi. Ci troviamo di fronte a potenziali pericoli, la nostra acqua rischia di essere contaminata e alcuni test in altre aree hanno già dimostrato tracce di uranio in alcune regioni del Grand Canyon. Non non credo che saremmo in grado di sopravvivere una catastrofe ambientale qui, e non so francamente dove potremmo andare”
Il territorio Havasupai è rinomato per le sue cascate turchesi, alimentate dalla sorgente d’acqua che ora potrebbe trovarsi in pericolo.
Caro Presidente ti scrivo
Il nuovo appello rivolto all’amministrazione Trump si manifesta sotto forma di una lettera inviata sia al presidente, sia al segretario degli interni, Ryan Zinke, dal consiglio della contea di Mohave, una regione che confina con il lato nord del Grand Canyon in Arizona. Lettere simili sono in fase di studio anche da parte di altri leader regionali. I leader della contea di Mohave avrebbero nei piani anche un secondo appello con cui vorrebbero chiedere all’amministrazione Trump di accantonare le protezioni previste per i siti dichiarati “monumento nazionale” in tutta l’Arizona, sostenendo che questo titolo sarebbe anti costituzionale e impedirebbe lo sviluppo economico dei giacimenti di carbone, petrolio e gas.
Ansia da estrazione
Gary Watson un membro del consiglio dell’Arizona si è dimostrato fiducioso e ha dichiarato al Guardian di aspettarsi una positiva soluzione e su una pronta ripresa dei lavori di estrazione. “Credo che l’amministrazione Trump sia molto interessata a questa situazione. Molte aziende sono ansiose di arrivare sul posto e di iniziare l’estrazione dell’uranio. Non riteniamo ci possa essere alcun pericolo” ha detto.
Uno studio, tenendo conto di tutti gli usi possibili (anche militari) dell’uranio ha stimato un indotto di 29 miliardi di dollari e un impiego di almeno 40 anni. Una vera manna da cielo per un’amministrazione come quella di Trump che strizza l’occhio all’autarchia, fa di “prima l’America e gli americani” il suo motto e non tiene poi molto in considerazione le politiche ambientali.
Come andrà a finire? È troppo facile fare un pronostico, speriamo quindi di essere contraddetti da un risultato a sorpresa.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo