Ippc: 16 anni per curare la febbre del pianeta
TAGLIARE LE EMISSIONI PER EVITARE LA CATASTROFE. Ci restano solo 16 anni per cambiare le sorti della Terra. A lanciare l’ultimatum è il nuovo rapporto dell’Ippc (Intergovernmental Panel on Climate Change), il pool di esperti intergovernativo dell’Onu. Gli scienziati non sanno più come esprimere lo sgomento di fronte all’aumento inarrestabile della temperatura terrestre. Ogni anno immettiamo nell’atmosfera un miliardo di tonnellate di gas serra in più rispetto all’anno precedente. Un ridimensionamento delle emissioni non può più aspettare: per contenere l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi, dobbiamo tagliare entro il 2050 almeno il 40% delle emissioni globali. Senza alcun intervento il prossimo secolo sarà segnato da fame, inondazioni, diminuzione dei raccolti agricoli e carestie che genereranno migrazioni massicce.
I RIMEDI DELL’IPPC. Come hanno sottolineato gli esperti, l’unico modo per salvare il pianeta è sostituire i combustibili fossili con energie rinnovabili. Se questo non accadrà, entro la fine del secolo la temperatura media globale potrebbe alzarsi di 4,8 gradi. Ridurre il surriscaldamento non sarà però gratuito: l’Ippc ha calcolato che il cambiamento costerà lo 0,06% del pil mondiale: «Non significa che il mondo deve sacrificare la crescita per salvare l’ambiente» ha spiegato Ottoma Edenhofer, co-presidente del gruppo di lavoro «è un ritardo della crescita economica, ma non è un sacrificio». Anche perché una spesa simile sarebbe un nonnulla rispetto a quanto ci costerebbe affrontare la catastrofe del surriscaldamento globale.
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