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Inquinamento

Rifiuti plastici: un’isola del Pacifico è la più inquinata del mondo

Un’isola corallina nel Pacifico meridionale è il regno dei rifiuti plastici. Lo ha scoperto la ricercatrice Jennifer Lavers, dell’Istituto per gli studi marini e antartici dell’università della Tasmania, che ha riscontrato la presenza di ben 37,7 milioni di rifiuti plastici nella piccola isola di Henderson Island.

Henderson Island, cos’è e perché è diventata il regno dei rifiuti plastici

Henderson Island è un’isola corallina disabitata, priva di sorgenti d’acqua e grande appena 38 chilometri quadrati. Si trova alla destra delle isole Fiji e alla sinistra dell’isola di Pasqua e a circa 5 mila chilometri dal più vicino centro abitato, che conta appena 40 abitanti.

Henderson-Island

La superficie dell’isola è ricoperta per il 99,8% da rifiuti plastici che corrispondono a 18 tonnellate di plastica. I ricercatori della University of Tasmania e della Royal Society del Regno Unito, che la hanno visitata, hanno riscontrato che, a fronte dei 20.670 pezzi di plastica che ricoprono ogni metro quadrato dell’isola, ci sono tra 50 e 4.500 pezzi circa sepolti poco al di sotto della superficie, oltre ai circa 3750 rifiuti che ogni giorno si accumulano sulle coste.

Si tratta senza dubbio della maggiore quantità di rifiuti plastici per metro quadrato esistente al mondo. La causa di questo accumulo è la posizione dell’isola in prossimità di una corrente oceanica, nota come vortice subtropicale del Nord Pacifico. Questa corrente rende l’isola di Hendersen il punto focale in cui convergono i rifiuti provenienti dall’America Meridionale, o quelli abbandonati dalle navi da pesca.

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Le specie animali e vegetali autoctone che sopravvivono tra i rifiuti

E pensare che appena 30 anni fa, nel 1988, l’isola di Henderson era stata inserita nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco, grazie alla sua caratteristica di essere una terra ricca di fosfato, eden per uccelli e altre specie animali.

Tra tappi di bottiglia, flaconi di detersivi e barattoli vuoti, i granchi hanno ormai costruito le loro nuove dimore.

Numerose tartarughe marine sono state invece trovate impigliate tra reti e lenze di vario tipo.

Sull’isola ci sono in effetti almeno 10 specie locali di piante e 4 specie di uccelli di terra unici al mondo. Specie animali e vegetali così particolari si sono insediate in quest’isola per la sua posizione tanto remota, in cui la presenza umana è circoscritta ai pochi abitanti delle isole Pitcarin che, di tanto in tanto, vi si recano alla ricerca di legna.

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L’indagine dei ricercatori dell’Università della Tanzania

È certo che la responsabilità dell’inquinamento presente sull’isola di Henderson non sia degli appena 40 abitanti dell’insediamento più vicino. Anzi. La responsabilità dei rifiuti plastici presenti sull’isola di Henderson è anche nostra.

I ricercatori, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences, hanno infatti riscontrato la presenza di rifiuti provenienti dalla Germania, dal Canada, dalla Nuova Zelanda e da altre zone del mondo. Fino a questo momento sono stati identificati almeno 24 paesi di origine per i rifiuti, distribuiti in tutti e 5 i continenti.

È necessario quindi reagire in modo determinato al dilaniare del fenomeno e farlo in fretta. I governi locali devono attivarsi per ridurre il problema a monte, ovvero con azioni mirate, volte a ridurre la quantità di materiale plastico prodotta e immessa sul mercato.

Emblematica è la dichiarazione della ricercatrice Lavers che, nelle sue parole, sottolinea l’urgenza del fenomeno e del fatto che la sua risoluzione sia un problema che riguarda il futuro, ma anche il presente, di tutti noi.

Ciò che è successo sull’isola di Hendersen dimostra che non c’è scampo dall’inquinamento da plastica, neanche nelle aree più remote dei nostri oceani. Lungi dall’essere l’incontaminata isola deserta che ci si potrebbe immaginare, Henderson è un esempio scioccante ma tipico di come i detriti di plastica colpiscano l’ambiente su scala globale.