Innovazione italiana nella biomassa, made in USA
Quello delle acque reflue e delle loro potenzialità è un tema affrontato spesso nelle pagine di green.it. Grazie a un impiego intelligente di queste molti problemi potrebbero essere se non risolti almeno sensibilmente ridotti. E proprio dalle acque reflue, con un pizzico di fortuna e tanta costanza nello studio che nasce il progetto Nutrieno un fiore all’occhiello nell’innovazione italiana nella biomassa. Anche se la fortuna il team di lavoro l’ha trovata altrove, a migliaia di chilometri distanza da casa: nella Sylicon Valley.
Innovazione italiana nella biomassa: nasce Nutrieno
Inizialmente volevamo trovare un modo per abbattere i costi delle aziende per lo smaltimento dei fanghi di depurazione. Riducendo il volume del 70%, avremmo ridotto anche il numero di camion necessari al trasporto degli scarti, ed eliminando dai fanghi i germi e le sostanze nocive, avremmo inquinato di meno. Solo che abbiamo scoperto che il risultato era un ottimo ammendante per le piante.
Ad affermarlo è Matteo Longo in un’intervista rilasciata a Monza Brianza News.
Longo usa appositamente il termine ammendante, cioè un la capacità di migliorare le caratteristiche fisiche di un terreno e non usa il termine fertilizzante proprio per non accostare dei prodotti lavorati chimicamente con Nutrieno che è totalmente naturale.
Leggi anche: BIOCARBURANTE SOSTENIBILE, INDOVINA CON COSA FACCIO IL PIENO?
Di cosa si tratta?
Nutrieno è un ammendante totalmente naturale che sembra essere anche ottimamente funzionante. Questa storia nasce nelle nostre case ogni mattina. Ogni volta cioè che tiriamo lo sciacquone in bagno prima di uscire. Questa è la storia di sei ragazzi che hanno trovato un modo sostenibile per estrarre solo i migliori nutrienti dalle acque reflue civili il cui prodotto finale è appunto Nutrieno.
Nessun fertilizzante aggiuntivo
Senza l’utilizzo di alcun fertilizzante aggiuntivo, Nutrieno arricchisce frutta e verdura grazie ai suoi nutrienti naturali. La sua struttura permette di trattenere l’acqua e promuovere la bioattività naturale del terreno. Nutrieno può essere utilizzato anche per fiori, spezie e piante da giardino consentendo loro di crescere in salute.
Leggi anche: BIOMASSE LEGNOSE: IRENA SPIEGA COME AGGUANTARE I FINANZIAMENTI
Un prodotto naturale e sicuro
Naturale e sicuro. Sin sa subito sono state queste due parole a dettare le linee guida dei lavori. Nutrieno è costantemente soggetto ai più severi test di laboratorio. E come si fa a soddisfare la sicurezza del cittadino – acquirente negli Stati Uniti? Superando a pieni voti i più rigidi standard FDA (Food And Drugs Administration ndr) e californiani per concimi e ammendanti del terreno.
Leggi anche: NEGLI EMIRATI SI SPERIMENTA IL PRIMO BIOFUEL PER AEREI
Sei anni fa…
Sono passati sei anni da quando tre membri del team, all’epoca studenti di Biotecnologie industriali e Ingegneria energetica, ebbero l’intuizione di pensare ai fanghi di depurazione provenienti dalle acque reflue per produrre energia. L’idea, per loro stessa ammissione pazza ma geniale era quella di trattare i fanghi utilizzando il calore prodotto dai loro stessi batteri, in modo da essiccarli e generare energia tramite pirolisi. La visione si trasformò presto in concretezza quando notarono che i batteri presenti nei fanghi, mantenuti in vita per continuare a produrre calore, portarono la sostanza di scarto a una temperatura di 65 gradi centigradi con una riduzione dell’umidità del 70%.
Leggi anche: NUOVI CARBURANTI: COME SI FANNO I DIVERSI BIOFUEL?
Cervelli in fuga
In Italia non siamo riusciti a trovare nessuno abbastanza coraggioso da investire su questo progetto, che certo era complesso – ricorda Longo sempre a Monza Brianza News . Così siamo andati a proporre la nostra idea alle aziende della Silicon Valley, il luogo al mondo più attento allo sviluppo di nuove tecnologie. Era il 2013: in California il progetto dei sei italiani fu accolto con grande interesse da aziende, depuratori ed enti pubblici. Il resto è storia. Una storia tutta italiana, geniale e in grado di fare una piccola rivoluzione ma che – come i sei soci fondatori amano dire sul sito è interamente “made in Sylicon Valley”.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo