I sacchetti di plastica e la rivoluzione del Ruanda
Quando un popolo o una nazione passano attraverso momenti bui come il genocidio, dopo, rialzandosi, ci si rende conto che si possono davvero fare cose straordinarie, realizzando obiettivi che fino a quel momento potevano sembrare irraggiungibili. A volte toccare il fondo, come nazione o come individui, è l’unica strada che hai davanti per riprendere il cammino e magari compiere delle imprese straordinarie. Per chi ha vissuto gli anni bui del Ruanda la rivoluzione sta anche in gesti che venti anni prima potevano sembrare assurdi, come ad esempio bandire i sacchetti di plastica. La questione è tutta qui: se sei una nazione che passa per il genocidio e oggi, vent’anni dopo ti fai riconoscere per le oculate scelte ambientali allora qualcosa è cambiato. Qualcosa è iniziato ad andare nella giusta direzione.
Ruanda venti anni dopo
Qualche settimana fa, sono tornato in Ruanda per la prima volta da quando ho raccontato il genocidio come un giornalista della BBC nel 1994. L’ho fatto come un membro del Consiglio di un’ONG internazionale. Quello che mi ha colpito, più che i passi avanti nella riconciliazione intertribali o l’impressionante rete di sicurezza sociale del governo o tutti i nuovi edifici a Kigali è stato l’ordine del paese. Naturalmente, la mia unica esperienza precedente del Ruanda era stata un po ‘estrema. Oggi il Ruanda è andato ben oltre la crescita di un paese africano medio. In alcuni casi, è più vicino come atmosfera a quelle meticolose città della Svizzera come Basilea o Zurigo.
Lo racconta Tom Carver ex giornalista e vice presidente della Carnegie Endowment for International Peace.
Meno sacchetti di plastica, più ordine e pulizia
Dal 2008 uno degli obiettivi del Ruanda è quello di mantenere un ambiente pulito e sano. Per raggiungere l’obiettivo è stato necessario bandire i sacchetti di plastica non biodegradabili e i materiali di imballaggio. Così, ad oggi, i ruandesi utilizzano solo borse realizzate con materiali biodegradabili tra cui carta, stoffa, foglie di banano e papiri. Questa operazione ha fatto la differenza. Il divieto dei sacchetti di plastica ha fatto crescere la reputazione del paese, rendendolo uno dei più puliti in Africa. Nel 2008, la capitale del Ruanda, Kigali, è stata dichiarata una delle città più pulite di tutto il continente africano, secondo UN Habitat. Bandire i sacchetti in plastica ha anche creato delle opportunità per gli imprenditori locali che hanno investito in materiali di imballaggio (panni, carte, foglie di banano e papiri) alternativi oltre che ha consentito a livello sociale e politico l’insinuarsi di nuove politiche ambientali.
Raggiungere la sostenibilità
Ogni paese dovrebbe avere tra gli obiettivi il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile. Vale per le politiche, la legislazione e la programmazione. Negli ultimi anni, il governo del Ruanda ha adottato misure per garantire uno sviluppo nazionale in armonia con la tutela dell’ambiente. Grazie agli sforzi del Ruanda per mettere l’ambiente e il cambiamento climatico al centro del suo sviluppo il Ministero delle risorse naturali del paese è stato recentemente citato come esempio virtuoso dal Fondo verde per il clima internazionale.
Questo aiuterà il paese attrarre significativi finanziamenti per il clima, tanto da consentirgli di mantenere una crescita economica rapida, di usare con efficienza le risorse, di contenere le emissioni di carbonio e di perseguire un percorso resistente ai cambiamenti climatici.
Il Ruanda potrà anche beneficiare di un progetto guida sull’energia solare off-grid. Come nazione in rapida crescita, il Ruanda ha la possibilità di bypassare le vecchie tecnologie e costruire un’economia in grado di sopportare un clima che cambia e che fornisce la prosperità per le generazioni a venire.
In prima linea e consapevoli
Intanto l’aver bandito l’uso e la produzione di sacchetti di plastica ha consentito al Ruanda – una delle nazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici- di poter affrontare in prima linea e con consapevolezza le sfide che ci attendono. Per realizzare la sua visione fatta di basse emissioni di carbonio e di un’economia resistente ai cambiamenti climatici entro il 2050, il Ruanda ha istituito il Fondo verde , un fondo di investimento innovativo, il più grande del suo genere in Africa. Il fondo sostiene i migliori progetti pubblici e privati che siano in grado di sostenere la costruzione di un’economia verde. Il fondo ha mobilitato circa 100 milioni di dollari fino ad oggi ed è un esempio importante dell’impatto che dei finanziamenti ben gestiti possono avere verso il clima.
Una rivoluzione gentile
Le rivoluzioni non sempre nascono e muoiono nel breve periodo. Esistono anche delle rivoluzioni che richiedono tempo e che possono addirittura sorgere sulle ceneri di un paese dilaniato dal genocidio di massa e iniziare a scardinare gli ordini precostituiti con gesti semplici. Bandendo i sacchetti di plastica inizialmente e arrivando ad essere leader africani ed esempi virtuoso nel resto del mondo per quanto riguarda un approccio verde e sostenibile alla società e all’economia. Benvenuti in Ruanda!
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