Pesticidi in agricoltura, 12 anni di lotte
Un futuro che non preveda l’impiego di pesticidi in agricoltura è un futuro possibile?
Si dice che una mela dal momento della raccolta al momento della vendita possa riuscire a vivere un periodo “di mezzo” che arriva anche a sfiorare il mese. Questo periodo, che noi abbiamo definitivo con una citazione tolkeniana, di mezzo, è possibile per due motivi: prima di tutto perché spesso non comprando a chilometro zero imponiamo alla grande distribuzione di partire, percorrere migliaia di chilometri per arrivare capillarmente anche al negozio sotto casa e poi, in secondo luogo, è possibile perché la mela è stata precedentemente trattata e quindi “congelata” nel tempo per il periodo necessario al trasporto e alla distribuzione. Quindi per rispondere a una domanda iniziale, che potrebbe essere anche una conclusione in realtà, i pesticidi servono e continueranno a servirci finché non cambieremo le regole fondamentali della nostra educazione alimentare, finché cioè non decideremo noi di imporre le regole alla GDO e non viceversa.
Pesticidi in agricoltura, 12 anni di lotte
L’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) dovrebbe vergognarsi. Lo grida ad alta voce la Pesticide Action Network Europe (PAN Europe). Il motivo? A detta della PAN, l’EFSA, negli ultimi dodici anni non sarebbe riuscita a difendere i cittadini dai rischi che i mix di pesticidi utilizzati sugli alimenti genererebbero una volta entrati nelle nostre case e messi sulle nostre tavole.
Una normativa europea
Dodici anni fa è stato emesso il regolamento europeo 396/2005 relativo ai residui di pesticidi. Un ‘azione voluta dalla commissione UE, dal Consiglio e dal Parlamento che decisero comunemente di passare all’azione e definire quali standard si dovessero tenere per monitorare gli effetti nocivi dei cocktail di sostanze chimiche utilizzati sugli alimenti, la frutta in primis. Il ruolo del cane da guardia fu affidato all’Efsa, che doveva quindi sviluppare dei metodi per valutare al meglio e con efficacia gli effetti di tali miscele di pesticidi in agricoltura, ma sinora questi metodi non sono stati resi pubblici. È stato questo atteggiamento a far scattare nella PAN Europe il campanello d’allarme.
L’accusa
Il presupposto dell’Efsa è che i cittadini europei assumano attraverso il cibo un solo pesticida in tutta la loro vita, ma questo secondo PAN Europe è del tutto irrealistico e non scientifico. Questo “difetto” sarebbe possibile perché l’Autorità consentirebbe all’industria di avere una forte voce in capitolo.
Hans Muilerman, un coordinatore del progetto PAN ha dichiarato che: nel 2005 si è finalmente deciso che gli effetti combinati di pesticidi negli alimenti dovrebbero essere presi in considerazione cumulativamente piuttosto che uno alla volta, ma la gente continua ancora oggi, 12 anni dopo, a mangiare decine e decine di pesticidi. Il 28% della frutta che finisce sulle nostre tavole contiene più di un solo pesticida. Statisticamente in un solo cestino di fragile rischiamo di trovare dai 10 ai 15 pesticidi diversi.
Un portavoce dell’EFSa ha però replicato sostenendo che: Le accuse fatte da PAN Europe sono imprecise e prive di fondamento. Stanno facendo un disservizio e sviliscono la grande quantità di lavoro svolto dall’EFA e dai suoi partner scientifici negli stati membri il cui obiettivo è proteggere i consumatori dai rischi dell’esposizione cumulativa ai pesticidi.
In campo le Nazioni Unite
Lo scorso 7 marzo, a Ginevra due esperti delle Nazioni Unite hanno presentato un documento per chiedere un trattato internazionale in grado di regolamentare l’uso dei pesticidi in agricoltura. Tra gli effetti nocivi, oltre a quelli sull’uomo, ci sarebbe anche la distruzione della biodiversità.
I bambini sono più vulnerabili
L’esposizione cronica ai pesticidi è stata collegata direttamente al cancro, al morbo di Alzheimer e a quello di Parkinson, oltre che a disturbi ormonali, dello sviluppo e la sterilità. Gli agricoltori e lavoratori agricoli, le comunità vicine alle piantagioni, le comunità indigene e le donne in gravidanza e bambini che vivono in prossimità di terreni agricoli che usano pesticidi sono particolarmente vulnerabili e richiedono protezioni speciali.
Gli esperti avvertono che alcuni pesticidi possono persistere nell’ambiente per decenni e rappresentano una minaccia per l’intero sistema ecologico da cui dipende la produzione alimentare. L’uso eccessivo di pesticidi contamina fonti suolo e delle acque, causando la perdita di biodiversità, distruggendo i nemici naturali dei parassiti, e riducendo il valore nutrizionale degli alimenti. L’impatto di tale uso eccessivo impone anche costi sconcertanti sulle economie nazionali in tutto il mondo.
Quali scenari, allora?
Recentemente sono stati evidenziati forti e progressivi sviluppi in agroecologia, la scienza che sostituisce i prodotti chimici con la biologia. Secondo questa visione, si potrebbe essere in grado di fornire rendimenti sufficienti a sfamare e nutrire l’intera popolazione mondiale, senza pregiudicare i diritti delle generazioni future al cibo e alla salute. Sollecitando un nuovo approccio all’agricoltura è stato detto, nel corso di questa presentazione alle Nazioni unite che “E ‘il momento di ribaltare il mito che i pesticidi in agricoltura siano necessari per nutrire il mondo”.
Sulla necessarietà si continuerà a discutere a lungo… intanto una mela raccolta a metà marzo tra qualche giorno sarà sul bancone del nostro supermercato di fiducia.
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