Dismissione delle energie fossili, il caso Dunedin
Dal Costa Rica alla Nuova Zelanda il passo è più breve di quanto si possa immaginare. C’è un minimo comune denominatore che accomuna i due Paesi ponendoli ben al di sopra di tante nazioni “occidentali”. Se il tema, per esempio è la dismissione delle energie fossili davanti abbiamo due stakeholder non indifferenti. Ed è della Nuova Zelanda che vi vogliamo parlare oggi.
Dismissione delle energie fossili, il caso Dunedin
Dunedin è una cittdina della Nuova Zelanda situata nella regione di Otago, nell’Isola del Sud. Si tratta della seconda città per estensione dell’Isola del Sud e dell’ottava per popolazione a livello nazionale. La storia che vi raccontiamo oggi inizia nella primavera di un paio di anni fa. Siamo a Seoul e Jinty MacTavish un consigliere del governo locale di Dunedin ha appena dichiarato durante il congresso mondiale dell’ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives) l’inizio di una politica di dismissione delle energie fossili. Era l’aprile del 2015 e da quel momento a Dunedin è iniziata una politica attenta agli investimenti etici e soprattutto priva di combustibili fossili.
Una scelta popolare
Per conoscere meglio questa storia, occorre fare un ulteriore passo indietro e arrivare al 2013, quando un gruppo di giovani residenti di Dunedin chiese al consiglio locale se nel fondo azionario di proprietà comunale fossero presenti degli investimenti in combustibili fossili.
Risposta affermativa
Il Consiglio dopo un’attenta verifica confermò l’esistenza di investimenti in combustibili fossili nel portafoglio azionario cittadino. E questo è stato il fattore trigger, l’elemento scatenante, che ha dato il via alla storia che vi raccontiamo oggi. Da quel momento in poi è cambiato qualcosa nella città di Dunedin con il Consiglio che ha iniziato a confrontarsi la popolazione per sviluppare insieme una politica di investimento etico.
Il Consiglio ha prima proposto di escludere formalmente dai pacchetti azionari munizioni e tabacco e ha chiesto poi ai cittadini che altri tipi di investimenti evitare. La risposta non si è fatta attendere e oltre alla dismissione delle energie fossili è stato suggerito di eliminare le azioni che coinvolgono il gioco d’azzardo e la pornografia.
Tra i primi a farlo
Con questi input ricevuti dagli abitanti, la cittadina ha sviluppato una politica di investimento, diventando uno dei primi consigli a escludere i combustibili fossili dal suo portafoglio.
Nel 2015 il Consiglio Dunedin ha approvato la nuova politica di investimenti da attuare nell’arco dei due anni successivi (ci troviamo dunque nel bel mezzo della storia!) che esclude le prime 200 società di carburante fossile, classificate per emissioni di carbonio.
Diversi fattori hanno contribuito all’approvazione del Consiglio della politica di dismissione delle energie fossili. Alcuni consiglieri hanno sostenuto la nuova politica come scelta etica, mentre altri lo hanno fatto per ragioni finanziarie dato che il valore dei combustibili fossili azioni era in declino da diversi anni e la dismissione di questi portafogli è stata percepita anche come un’azione finanziariamente prudente.
Il vantaggio di essere locali
La Dismissione delle energie fossili rimane abbastanza semplice per i governi locali in Nuova Zelanda, perché hanno la possibilità di gestire liberamente i propri portafogli. In altri luoghi, tuttavia, potrebbe non essere così facile cambiare la composizione dei fondi in cui i governi locali e le altre autorità pubbliche stanno investendo.
Oggi, Dunedin ha praticamente ultimato la cessione dei combustibili fossili in conformità con la politica di investimenti etici adottata diversi anni fa e si unisce un numero significativo e crescente di altri governi locali e sub nazionali della Rete ICLEI che assumono lo stesso passo, tra cui Parigi, Francia, Stoccolma, Svezia, San Francisco e Stati Uniti d’America.
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