Cambiamenti climatici e migrazioni, lo studio delle nazioni unite
Nella società globale le migrazioni degli esseri umani da un luogo all’altro rappresentano un evento straordinario perché portatrici di conoscenza, confronto e scambio di idee. Ma chi sono i migranti? Quanto sono? Da dove arrivano? Dove vanno? Perché si muovono? In questo articolo cercheremo di approfondire il binomio Cambiamenti climatici e migrazioni, ma al tempo stesso è formidabile osservare questa mappa generale interattiva, prodotta da Max Galka di Metrocosm che è stata costruita grazie alle statistiche sull’immigrazione della UN Population Division.
Cambiamenti climatici e migrazioni: una storia umana
Quando parliamo di cambiamenti climatici dobbiamo considerare tutti i cambiamenti climatici misurabili e percepibili grazie alle variazioni di uno o più parametri ambientali come per esempio la temperatura dell’aria, le precipitazioni, la nuvolosità, la temperatura degli oceani e la distribuzione e lo sviluppo di flora e fauna. I cambiamenti climatici vengono distinti dai mutamenti climatici; si parla dei secondi quando le variazioni sono prodotte dall’uomo. Questa distinzione risulta necessaria poiché, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, la comunità scientifica ha evidenziato come i cambiamenti climatici avvenuti nell’ultimo secolo e mezzo derivino dall’azione dell’uomo. I climatologi di tutto il mondo sono quindi ormai concordi nel dire che è stata l’attività umana ad aver influito sui cambiamenti climatici, che a loro volta sono la causa dell’aumento dei disastri naturali che spesso spingono alla migrazione.
La continua ricerca del clima perfetto
Da sempre, nella storia umana, le persone si sono spostate alla ricerca di un luogo più adatto alla vita, ma diversamente dal passato, gli effetti sul pianeta e sull’uomo del cambiamento climatico sono sempre più evidenti e stanno provocando danni a persone e cose mai avvenuti prima. Questa situazione genera i cosiddetti migranti ambientali. Il motore principale delle migrazioni rimane tuttavia il fattore economico ma ultimamente è possibile affermare che a ogni cambiamento climatico corrisponda un’influenza più o meno forte nelle migrazioni.
Obligati a lasciare le proprie case
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni definisce i migranti ambientali “persone o gruppi di persone che, a causa di improvvisi o graduali cambiamenti nell’ambiente che influenzano negativamente le loro condizioni di vita, sono obbligati a lasciare le proprie case, o scelgono di farlo, temporaneamente o permanentemente, e che si muovono all’interno del proprio paese o oltrepassando i confini nazionali”.
In un articolo del 2011, i ricercatori dell’Istituto universitario delle Nazioni Unite per l’Ambiente e Sicurezza umana (UNU-EHS) hanno classificato i migranti ambientali in tre categorie: Environmental emergency migrants, Environmentally forced migrants e Environmentally motivated migrants.
Cambiamenti climatici e migrazioni: tre categorie.
Gli Environmental emergency migrants sono persone che si sono spostate a causa di un evento climatico improvviso, per salvare la propria vita. Il fattore ambientale è quindi dominante. Gli Environmentally forced migrants devono lasciare il proprio luogo di vita a causa di mutamenti ambientali che ne hanno pregiudicato la qualità. La migrazione in questo caso non avviene in modo improvviso, ma spesso questi migranti non possono più ritornare a causa della perdita totale delle loro terre. Infine, gli Environmentally motivated migrants migrano poiché vivono in un contesto in costante deterioramento e decidono di prevenire gli effetti disastrosi che potrebbero avvenire. Migrare in questo caso non è l’ultima scelta ma una strategia per evitare l’ulteriore degrado dei mezzi di sussistenza.
Dal cambiamento climatico alla guerra
I cambiamenti climatici possono essere alla base di violenti conflitti e sono destinati a peggiorare situazioni già vulnerabili e complesse come quelle dei paesi del Sud del mondo. Questi cambiamenti riducono le risorse primarie necessarie alla sussistenza umana come cibo e acqua. Coloro che subiscono la diminuzione di disponibilità delle risorse possono adottare strategie di resilienza e adattamento o restare coinvolti in conflitti per contendersi le scarse risorse e anchee essere costretti a lasciare le proprie case, andando spesso a confluire in altre zone fuori o dentro il proprio stato, che già soffrono per problemi ambientali e di scarsità di risorse. Di conseguenza, questi flussi migratori vanno ad esacerbare situazioni già difficili, che possono sfociare in ulteriori conflitti.
Una questione da non sottovalutare
Gli esperti dell’Università delle Nazioni Unite, mettono in guardia circa le conseguenze che può avere un errata percezione del rapporto tra cambiamenti climatici e migrazioni globali avvertendo che il problema dei profughi ambientali deve esser affrontato nel modo giusto e suggerisce di approcciarsi alle migrazioni dovute al clima non tanto come a singole crisi locali, quanto piuttosto a un fenomeno globale. Viene denunciata inoltre una mancanza di prospettiva a lungo termine da parte delle istituzioni locali, internazionali e delle associazioni umanitarie nella gestione dell’emergenza dei profughi ambientali. Non si pensa che spesso i profughi restano poi tali a causa di risposte insufficienti da parte della politica e delle autorità locali.
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