Plastica innovativa dai pini? Si può fare
Lo scorso natale vi abbiamo parlato di Treedom, un sito e un progetto tutto italiano che consente di comprare o donare un albero e piantarlo nel suo habitat naturale per infoltire la vegetazione, migliorare la sostenibilità ambientale e dare del lavoro a dei contadini del posto movimentando l’economia locale. Del resto sotto natale che c’è di meglio che parlare di alberi? Oppure, sempre a proposito di alberi, qualche giorno fa vi abbiamo raccontato del progetto visionario di un designer inglese che non costruiva semplicemente dei mobili in legno, ma andava a modificare l’albero stesso ancora in vita, accompagnando la crescita delle sue forme per ottenere direttamente un mobile… cresciuto dalla terra. Mai però avremmo pensato che ci saremmo ritrovati a raccontare in uno stesso articolo lo strano connubio che si è creato tra gli alberi e la produzione di plastica innovativa. Si avete capito bene. È possibile produrre della plastica innovativa partendo dagli scarti di un albero che altrimenti verrebbero buttati.
Come è possibile?
Prima di tutto specifichiamo la tipologia di albero. Stiamo parlando dei pini. Anzi, nello specifico stiamo parlando degli aghi di pino. Quando gli alberi di Pino sono tagliati per essere lavorati in falegnameria o nel processo di produzione della carta, i rami più piccoli e gli aghi vengono automaticamente scartati e inviati al macero. Da oggi però potrebbe non essere più così, ed è proprio qui che sta la notizia. Gli scienziati dell’Università di Bath nel Regno Unito hanno recentemente scoperto che è possibile sviluppare e produrre una materia plastica innovativa e rinnovabile utilizzando una sostanza chimica derivante dagli aghi di pino. Il procedimento di creazione del composto è stato descritto ed è consultabile sulla rivista specializzata Polymer Chemistry.
Tutto merito del pinene
La sostanza chimica in questione si chiama pinene. Scomodando Wikipedia, scopriamo che si tratta di un composto organico che si trova nelle conifere e deve il suo nome al pino. Si ottiene in grandi quantità, 3-4 kg per ogni tonnellata di legno lavorata, in particolare nei processi di produzione della cellulosa dal legno delle conifere. Parlandone in maniera un po’ meno tecnica il pinene è anche quell’elemento che in natura conferisce al pino il suo caratteristico odore.
Il polimero ottenuto dal pinene potrebbe sostituire in tutto e per tutto il caprolattame, un polimero gommoso a base di petrolio che viene aggiunto poliesteri biodegradabili come il PLA (acido polilattico), per renderli più flessibili dando vita a un composto non completamente rinnovabile.
Plastica innovativa: importanti piani di produzione all’orizzonte
Finora solo pochi grammi di plastica sono state prodotte, ma ci sono dei piani di sviluppo da avviare per mettere in modo (e testare) la produzione. Il materiale potrebbe essere utilizzato per applicazioni come l’imballaggio per alimenti, la produzione dei sacchetti di plastica e degli impianti medici.
“Non stiamo parlando di riciclaggio vecchi alberi di Natale in plastica, ma dell’utilizzo dei prodotti di scarto dell’industria del legno che altrimenti sarebbero buttati via, trasformandoli in qualcosa di utile” ha detto la ricercatrice dell’Univesità di Bath, Helena Quilter che ha poi continuato “Decidre se produrre o non produrre una plastica da fonti sostenibili potrebbe fare una grande differenza per l’ambiente e per il futuro. “
“Lo studio fa parte di una ricerca più su larga scala che si pome come obiettivo l’utilizzo di sostanze chimiche bio come fonte ecosostenibile alternativa ai prodotti petrolchimici”. A spiegarlo è il professor Matthew Davidson, a capo del Centro per le tecnologie chimiche sostenibili (Csct) dell’ateneo britannico. “In questo modo – aggiunge – potremmo ridurre il bisogno di combustibili fossili, fornendo una materia prima rinnovabile che ha la potenzialità di rivoluzionare l’industria chimica”. E si tratterebbe davvero di una vera e propria rivoluzione copernicana. Basti pensare che il gruppo di ricerca sta già allargando lo studio ad altri composti organici, come ad esempio il limonene presente negli agrumi.
Tutto si trasforma… in plastica
Lo dice la legge di de Lavoiser in una delle prime nozioni di chimica apprese a scuola da tutti noi che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, ma possiamo candidamente ammetterlo, non pensavamo che un giorno saremmo arrivati a raccontare di plastiche prodotte con dei composti organici derivanti da pini o limoni.
Non resta che augurare ai ricercatori britannici dell’università di Bath il miglior lavoro possibile, consapevoli del fatto che dietro al loro lavoro si cela la possibilità di un futuro diverso, sempre più senza petrolio e al sapore di Pino e limone. Non male, vero?
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