Speciale edilizia circolare: prima intervista a Thomas Miorin
Valorizzare ogni risorsa: l’edilizia circolare
Eliminare l’idea stessa dello scarto, sia esso di materiali, di energia o di tempo. Valorizzare ogni singola risorsa, ottimizzandone al massimo lo sfruttamento. In poche parole, dunque, chiudere il cerchio: queste sono le premesse dell‘economia circolare. All’interno di questo sistema economico sostenibile, è possibile cambiare anche il modo di fare e di pensare l’edilizia, per ridurre l’inquinamento, ridare energia all’economia del nostro Paese e rigenerare il nostro patrimonio, sia pubblico che privato. Nel maggio del 2016, da una comunione di intenti di Habitech e di Riva del Garda Fierecongressi, è nato RE-Lab, una realtà che punta a diffondere il verbo dell’edilizia circolare. Vista l’estrema attualità di questo tema, abbiamo voluto parlarne con Thomas Miorin, presidente di RE-Lab e co-fondatore di Rebuild.
Gli immobili vanno pensati in modo modulare
Tutto parte dal concetto di economia circolare. «Non è solo un tema» spiega Miorin,«è una prospettiva di efficienza, un nuovo modo di pensare che elimina il concetto stesso di rifiuto». Applicando i principi di questo sistema economico alla settore edilizio, si può arrivare a conferire valore ad ogni singolo componente di un immobile, lungo tutto il suo percorso di vita. Questa è l’edilizia circolare, «e noi», spiega Morin «per riqualificare le nostre città, abbiamo bisogno di valorizzare ogni singola componente, di fare leva su tutto ciò, che sia l’energia, che siano appunto i materiali». In questa ottica gli immobili non vanno più visti – né ovviamente progettati – come un’unica struttura monolitica e immutabile, bensì come degli edifici a strati, con la possibilità di cambiare il layout ad ogni necessità. «È evidente quindi che ogni strato dell’immobile ha un ciclo di vita e va pensato in modo modulare, in modo quindi che si possa trasformare senza che si debba cambiare tutto l’immobile».
Il ciclo di vita degli edifici nell’economia circolare
Con l’edilizia circolare, dunque, scompare l’illusione della durata eterna degli edifici: già al momento della progettazione se ne prevede la fine, o meglio, il mutamento. Non si parla più dunque di ‘durata’ di un immobile, bensì di ciclo di vita. È uno scostamento significativo di pensiero, che porta a pensare in modo diverso i materiali di costruzione: sono loro, e non gli edifici, a poter durare in eterno. Come spiega Thomas Miorin, infatti,
«il flusso economico di un edificio circolare ha delle prestazioni migliori rispetto a quelle di un edificio tradizionale, in quanto a fine vita prevede una banca di materiali, una banca di componenti che si possono rimettere in circolo in modo nuovo».
La sfida dell’industrializzazione
Quella che il settore edilizio si trova quindi ad affrontare è una vera e propria sfida. Miorin fa l’esempio di un edificio in particolare in Olanda, il quale è stato «pensato, costruito, smontato e rimontato 3 volte, passando dall’essere un museo, una scuola e un centro civico, per poi essere immagazzinato per costruire 3 abitazioni diverse». Lo stesso edificio in cui risiede RE-Lab, ovvero il Progetto Manifattura di Rovereto, è sottoposto ad un percorso di riqualifica nel quale si prevede di riutilizzare il 96% dei materiali esistenti. L’economia circolare, se applicata al settore delle costruzioni, è la migliore soluzione per una rigenerazione urbana che non può più aspettare.
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