Aggiustotutto: arriva a Roma il Repair Café
L’arte di riparare gli oggetti è tornata in voga negli ultimi anni a causa della crisi economica ma anche grazie a una nuova sensibilità ambientale che sta crescendo fra i giovani e i meno giovani. Ridare vita agli oggetti infatti non è solo un gesto utile per risparmiare soldi, ma è anche un ottimo modo per evitare di realizzare altri prodotti e di conseguenza altri futuri rifiuti, oltre a ridurre notevolmente l’uso delle materie prime e le emissioni di Co2 legate alle attività di produzione e distribuzione.
Con questa filosofia Martine Postma ha deciso di aprire nell’ottobre del 2009 ad Amsterdam il primo Repair Café, un luogo d’incontro dove portare vestiti, elettrodomestici, mobili, biciclette, computer e altri oggetti danneggiati per ripararli insieme ad altre persone.10
Ma come funziona esattamente un Repair Cafè? Lo abbiamo chiesto a Francesco Pelaia, tra i soci fondatori insieme a Rodolfo Uberti Poppa e Guido Bertoldi, dell’Aggiustotutto Repair Cafè di Roma, il primo Repair Cafè operante in Italia, inaugurato il 12 maggio 2016. L’associazione propone attività di recupero di oggetti di uso comune la cui riparazione professionale potrebbe essere eccessivamente costosa, corsi di piccola riparazione domestica ed attività artistica di recupero creativo. Oltre ad Aggiustotutto, in Italia esistono altre due realtà, a Merano e a Pavia.
Francesco, com’è nata l’idea di aprire a Roma una realtà di questo tipo?
Io personalmente svolgevo già un’attività di recupero e di restauro di oggetti e così con i miei due soci ho deciso di strutturarla maggiormente creando un Repair Cafe. La ristorazione in realtà è solo una piccola parte delle attività. Il termine cafè infatti si riferisce alla sua accezione europea di “luogo di ritrovo” più che a un vero e proprio bar, anche se qui a Roma stiamo lavorando per cercare di inserire maggiormente i servizi di caffetteria.
A chi si rivolge questa iniziativa?
Il Repair Café si rivolge a tutte le persone interessate a riutilizzare gli oggetti che l’obsolescenza programmata (strategia industriale per la quale i prodotti vengono realizzati per avere una vita utile prefissata a un periodo limitato, ndr) rende inutilizzabili o riparabili solo ad un costo troppo elevato. Ma siamo aperti anche a chi vuole dare una seconda vita agli oggetti a cui è legato in maniera affettiva, ad un costo ragionevole. Sono benvenuti anche tutti coloro che vogliono sapere come funziona o a vedere all’opera i nostri artigiani.
Come si svolge normalmente un incontro?
Di base abbiamo una spazio di circa 50 mq che cerchiamo di tenere aperto tutti i giorni dalle 17 alle 19.30, a seconda della disponibilità dei volontari. Qui i nostri soci possono venire e portare l’oggetto da riparare, ripararlo quel pomeriggio stesso insieme all’aiuto di qualcuno che lo sa fare, o lasciarlo per qualche giorno in attesa di qualche altro socio che se ne possa occupare. Per partecipare agli incontri è necessario tesserarsi con un costo di 20 euro, contributo che poi andrà a finanziare tutte le attività successive e a coprire con un’offerta alcuni interventi di riparazione più complicati e lunghi. Oltre alle attività quotidiane, si organizzano anche delle serate tematiche una volta al mese, che riguardano argomenti specifici, come l’idraulica o l’elettricità domestica o il pronto intervento sugli elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi etc.
Chi sono e quanti sono in media i partecipanti?
Tendenzialmente partecipano più donne che uomini e ad ogni incontro siamo circa 10-15 persone con un’età media che si aggira intorno ai 40 anni.
Un’attività come la vostra può fare concorrenza ai liberi professionisti?
Noi non vogliamo né siamo in grado di competere con professionisti e artigiani, tanto che non facciamo alcuna attività che non sia per i soci. Prevediamo un piccolo compenso solo per le riparazioni effettuate a domicilio, ma solo nel caso in cui la riparazione effettuata sia stata soddisfacente. Inoltre gli oggetti che aggiustiamo non vengono riparati in maniera convenzionale ma in maniera creativa, spesso quindi mantengono le loro funzioni originali ma in maniera limitata e talvolta, con un’estetica diversa. Se, per esempio, ci portano un frullatore a sette velocità noi magari riusciamo a farlo ripartire facendolo andare a una sola velocità.
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