Di cosa si è parlato alla Scuola di Resilienza
La seconda edizione a Progetto Manifattura
Ha stimolato grande interesse il secondo appuntamento con la Scuola di Resilienza, tenutasi dal 15 al 18 dicembre negli spazi dell’incubatore clean tech Progetto Manifattura, a Rovereto. L’evento è stato organizzato da Rena, GeoAdaptive e Climalia: al centro degli interventi dei relatori vi è stato per l’appunto il tema della resilienza, principio ormai riconosciuto sia a livello ambientale che economico e sociale come fattore chiave per il superamento delle situazioni di crisi. Moltissimi, dunque, gli argomenti trattati: dall’industria 4.0 ai nuovi modelli di governance, passando per la sostenibilità energetica, l’anti-sismicità, l’adattamento al cambiamento climatico e al dissesto idrogeologico.
Le 4 sessioni della Scuola di Resilienza
Sullo sfondo di tutti gli interventi, è campeggiato il miraggio sempre più vicino dell’economia circolare, unico scenario attraverso il quale l’economia del nostro Paese può essere resa forte ma soprattutto resiliente in questa frase di grande trasformazione, in cui le direttive principali sono quelle dell’automatizzazione, dell’informatizzazione e della manifattura additiva. Sono state in tutto quattro le sessioni di lavoro della tre giorni di Rovereto: si è iniziato con il tema della policy del design per la resilienza, per poi passare agli strumenti finanziari e alla policy legacy, alla pianificazione urbana e infine alla resilienza nel contesto finanziario.
Relatori di alto livello
Come ha spiegato Piero Pelizzaro di Climalia, in veste di coordinatore scientifico della Scuola di Resilienza, l’obiettivo dell’iniziativa
«vuole essere proprio quello di definire un quadro conoscitivo entro il quale le amministrazioni e i professionisti possano attivare capacità e strumenti per aumentare la capacità di risposta del sistema socio-economico alle molteplici crisi che oramai affliggono il nostro Paese».
Per raggiungere questo scopo non sono di certo mancati degli speaker di alto livello: al microfono si sono infatti alternati, tra gli altri, Paolo Pileri del Politecnico di Milano, Kees Van der Geest della United Nation University, Alessandro Coppola del Gran Sasso Science Institute, Veronica Olivotto dell’Institute for Housing and Urban Development Studies e Francesco Musco, dell’Università IUAV di Venezia.
Anticipare gli schock e prevenire il rischio
Letizia Piangerelli, Vice Presidente di Rena, ha voluto sottolineare come
«per il nostro Paese è fondamentale formare buoni amministratori capaci di pensare ed operare in modo resiliente, capaci di trovare soluzioni sostenibili che tengano conto della complessità , che sappiano anticipare gli shock e prevenire il rischio attraverso una continua e stretta collaborazione con esperti, scienziati e cittadini».
Non deve quindi stupire il fatto che il pubblico dell’evento sia stato composto soprattutto da amministratori, professionisti e ricercatori, tutti tesi a comprendere in che modo impostare delle strategie a lungo termine per assicurare la preservazione degli asset naturali, la sicurezza strutturale, la tutela del tessuto socio-economico e la gestione del rischio.
Verso città climate proof
Di notevole interesse, soprattutto per quanto riguarda le tematiche ambientali, è stato l’intervento di Francesco Musco, architetto, urbanista e professore della Università IUAV, intitolato ‘Verso una città climate proof: strumenti e politiche innovative per il governo del territorio’. Il suo studio mira a capire le modalità secondo le quali è possibile pianificare città e territorio in modo resiliente, in una prospettiva di progettazione urbanistica intelligente e sostenibile. La premessa fondamentale è che «nel 99% dei casi, le esperienze di pianificazione, di programmazione all’adattamento dei cambiamenti climatici, sono progetti e iniziative di natura volontaria». Ma questi piani, portati avanti da amministrazioni volenterose, devono assolutamente venire comprese da quegli strumenti che tutti i territori hanno a loro disposizione, ovvero i piani di governo del territorio.«Sono due le principali componenti rispetto alle quali le nostre città si devono confrontare» ha sottolineato Musco, ovvero «il calore estremo e l’acqua estrema». Questi, dunque, sono i problemi essenziali dell’urbanistica in Italia, guardando soprattutto agli eventi meteorologici estremi degli ultimi anni.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo