Enterprise Centre, l’edificio più green della Gran Bretagna
Sta collezionando una serie di importanti primati, l’Enterprise Centre dell’University of East Anglia (UEA) a Norfolk, Uk, terminato nel 2015. È stato definito l’edificio più green della Gran Bretagna e c’è chi sostiene che possa essere la costruzione più sostenibile del mondo. È la struttura più grande a livello globale che ha applicato principi di progettazione passiva ed è anche quella che è riuscita a coniugare gli standard passivi con quelli di efficienza richiesti dalla certificazione BREEAM, che ha ottenuto lo scorso marzo, con un rating molto alto.
Enterprise Centre: BREEAM e Passivahus
Gli obiettivi erano stati fissati fin dall’inizio: la struttura avrebbe dovuto ottenere sia la certificazione Passivhaus sia un rating BREEAM eccezionale, superando anche le richieste locali vigenti in materia di produzione di energie rinnovabili del 10%. Il progetto firmato dallo studio di architettura Architype è riuscito ad armonizzare l’abbattimento dell’impronta di carbonio con le alte richieste di efficienza energetica e una necessità di contenimento dei costi. Per ottenere questi risultati si è puntato soprattutto sull’utilizzo di materiali biosostenibili, legno e paglia in particolar modo e sulla filiera corta, prediligendo l’approvvigionamento di risorse locali, lo sviluppo di processi semplificati e la scelta della prefabbricazione, quando possibile.
Strategie sostenibili
Le strategie messe in atto per raggiungere alti livelli di sostenibilità sono state elencate da Architype:
– Ventilazione e illuminazione naturale
– Sistema di ombreggiatura
– Facciata ad alta efficienza
– Fotovoltaico
– Sistema di raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana
– Apparecchi sanitari a risparmio idrico
– Utilizzo di materiali di recupero
– Utilizzo di materiali e finiture basso emissivi
– Utilizzo di legno di provenienza locale e sostenibile
Ridurre l’impronta di carbonio
La scelta di gestire l’aspetto dell’impronta di carbonio avrebbe potuto entrare in conflitto con alcune soluzioni di progettazione passiva. Ma così non è stato. Il progetto considera l’intero ciclo di vita del carbonio, il che significa valutare l’impronta derivante dall’uso operativo dell’edificio con quella dei materiali costruttivi. Il risultato è una struttura realizzata per durare 100 anni, nel corso dei quali dovrebbe produrre 440 kg di CO2 per mq. Per ottenere questo risultato è stata fondamentale la ricerca di un materiale alternativo al classico cemento: il 70% del cemento Portland è stato sostituito con loppa d’altoforno (GGBS), un composto che mixa un sottoprodotto del processo produttivo della ghisa con sabbie riciclate e inerti.
Materiali bio
Spicca l’utilizzo di una tradizione antica come il rivestimento in paglia, qui rivisitato in chiave moderna grazie a circa 300 panelli prefabbricati realizzati off-site da aziende agricole locali, per un totale di 1.200 metri quadrati di facciata ventilata. Per l’isolamento termico, oltre alla paglia, sono stati utilizzati: lana di legno, schiuma di cellulosa, tessuto di ortica, giunco e anche pneumatici riciclati. Fra gli altri materiali utilizzati per vari usi troviamo anche canna, argilla, gesso e canapa. Materiali naturali e soprattutto locali, che hanno quindi portato allo sviluppo di una serie di partnership commerciali con aziende del luogo. Stesso discorso vale per il legno, che è stato scelto non solo per le ottime prestazioni in termini di efficienza energetica, ma anche perché avrebbe contribuito al rispetto di uno dei requisiti Passivhaus, secondo cui il 70% dei materiali utilizzati deve essere naturale, a un prezzo decisamente contenuto.
Per la produzione di energia elettrica è stato invece installato sul tetto un impianto fotovoltaico con una produzione stimata di 43,58 MWh, diviso in 160 moduli che occupano 480 mq di superficie.
Un polo per start up innovative
Enterprise Centre è stato completato a giugno del 2015 e comprende spazi e laboratori per nuove iniziative imprenditoriali: dai centri di ricerca e sviluppo alle start-up, incentrate soprattutto nel settore della Knowledge Economy.
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