Lo Stadio della Roma, tra attese e promesse di sostenibilità
Lo Stadio della Roma. Bastano poche parole per capire subito di cosa si parla. Nella capitale, almeno. Lo stadio della Roma non è soltanto l’oggetto di una discussione, ma al momento è la discussione stessa tanto da farne anche un account twitter chiamato esattamente: Stadio Della Roma, come fosse una persona. Per la cronaca al momento in cui scriviamo: circa 31 mila follower e 280 tweet in un anno e mezzo di vita. Le notizie da dare e diffondere sono tante del resto, perché a Roma costruire questo stadio, sta diventando non più una questione sportiva o di business, ma politica. Costruire lo stadio di una delle più importanti squadre di calcio della serie A e tra le più conosciute al mondo, in un’area dismessa di una Capitale perennemente in bilico, significa molto.
Lo Stadio della Roma, per rilanciare un’area abbandonata
Significa in primis rilanciare un fazzoletto di terra tra la Via del Mare, una delle strade più dissestate e pericolose d’Italia e la campagna romana che si estende fino agli argini del Tevere a circa 15 km dalla foce a Ostia. Costruire uno stadio in quel pezzo di Roma significa accollarsi la responsabilità di costruire anche strade, ferrovie e infrastrutture. Non c’è quindi da meravigliarsi che il livello delle discussione sia sceso subito sul piano politico, soprattutto se si parla di Roma, una città al momento nell’occhio del ciclone dove tutto può diventare un’arma acchiappa consensi.
Un esempio per i lavori futuri
Lo stadio della Roma intanto va avanti, e noi di green.it, sempre attenti all’architettura sostenibile, cerchiamo di presentarvelo proprio da questa prospettiva.
Sorgerà a Tor di Valle e potrà essere preso come esempio da chi vorrà progettare altre simili strutture e che sarà un vero e proprio faro per chi lavora nella (e per la) sostenibilità ambientale. Lo stadio prevede 52.500 posti e sarà il fulcro centrale di un progetto architettonico di ben più ampio respiro, che comprende un nuovo impianto per gli allenamenti, aree di intrattenimento, negozi, bar e ristoranti.
Il piano di sviluppo prevede 10 mila nuovi alberi che dovranno essere piantati, mentre oltre 60 ettari di terreno verranno convertiti a parchi pubblici, fruibili da tutta la cittadinanza.
Costruito con rispetto dei cittadini romani
Andreas Kipar, socio fondatore dello studio di architettura LAND, sostiene che il complesso servirà come esempio per la sostenibilità ambientale cittadina e non solo.
“Al giorno d’oggi gli spazi verdi giocano un ruolo fondamentale in una città moderna“, ha detto Kipar. “Credo che abbiamo interpretato ciò che abbiamo trovato a Tor di Valle con rispetto. È un omaggio alla campagna romana… che abbiamo realizzato mostrando grande rispetto per tutti i cittadini romani “. Ha poi aggiunto:
“Il progetto di Tor di Valle, nelle sue rappresentazioni del paesaggio, è stato realizzato in modo tale che la metà di tutta l’area possa garantire e svelare ai romani nuovi paesaggi. L’area verde sarà divisa in cinque diversi ‘polmoni’. Cinque grandi aree tra cui la costruzione di un grande parco urbano di sette ettari sarà la sfida più grande di tutte. Il parco urbano offre la possibilità di vivere nel benessere, di fare attività sportive e di trascorrere piacevolmente il proprio; all’interno sarà presente anche un piccolo anfiteatro e ci saranno dei collegamenti costanti coi servizi messi a disposizione nelle aree che saranno denominate Convivio e Business Park “.
Quando il calcio d’inizio?
Il progetto è ancora in attesa di approvazione ufficiale da parte del consiglio comunale e se sarà dato il via libera i lavori di costruzione inizieranno il prossimo anno, con la speranza, per i giocatori e per i tifosi della Roma di poter aprire le porte in occasione del calcio di inizio del campionato 2019-20.
In una città dove è stata inaugurata lo scorso ottobre la Nuvola di Fuksas, ben sedici anni dopo la vittoria del bando da parte del noto architetto, occorre andare con i piedi di piombo nell’indicare una data, ma di certo, è facile pensarlo almeno, non si può fare peggio e il fatto che dietro non ci siano delle partecipate statali (come per la Nuvola ndr) ma una società privata (per di più quotata in borsa come la Roma) lasciano ben sperare.
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