Giappone: ecco lo smantellamento sostenibile degli edifici
Grattacieli sempre più alti: come si demoliranno
Il mondo si va riempiendo sempre più di grattacieli: per anni gli architetti stellari si sono sfidati metro dopo metro. Il risultato è che in tutte le metropoli del pianeta, e non solo, ci sono edifici altissimi, con skyline da urlo. Il problema, però, è che nessuna struttura è davvero eterna: prima o poi, anche il più alto dei grattacieli dovrà essere demolito. E questo significa un impiego importantissimo di manodopera e di energia, con un impatto notevole sull’inquinamento sia ambientale che acustico. Normalmente ci sono due metodi per radere al suolo questi enormi palazzi: o si procede con delle macchine pesantissime e rumorosissime che demoliscono gli edifici dall’alto verso il basso, utilizzando delle gru che portano al suolo le macerie; oppure, talvolta, si utilizza la dinamite, facendo implodere il grattacielo, che crolla su sé stesso. Per quanto la loro tecnologia si sia evoluta, dunque, questi metodi classici non sono né sostenibili, né veloci. Arriva però dal Giappone, Paese dagli skyline invidiabili, un’innovativa tecnica per lo smantellamento sostenibile degli edifici, denominata The Taisei Ecological Reproduction System (Tecorep System).
Lo smantellamento sostenibile degli edifici del sistema Tecorep
Demolire dei grattacieli alti più di 100 metri non è per nulla facile. Eppure, in Giappone non sono pochi i palazzi che eccedono questa altezza e che hanno un appuntamento con una palla da demolizione fissato per i prossimi decenni. Per questo motivo, come spiega Hideki Ichihara del gigante delle costruzioni Taisei di Tokyo, «abbiamo pensato che ci fosse il bisogno di un metodo specifico per la demolizione di questi grattacieli oltre i 100 metri». Ed è così che nasce il sistema per lo smantellamento sostenibile Tecorep: invece di iniziare scoperchiando un palazzo, questo metodo mantiene intatto il tetto, così da diminuire al massimo rumore e polvere. Delle colonne temporanee vengono piazzate a sostegno del tetto e fissate due piani più sotto, su due grandissime travi di sostegno. Una volta messo tutti in sicurezza in questo modo, tutto gli elementi portanti degli ultimi piani vengono tagliati e disassemblati, per venire poi calati fino al suolo attraverso un canale verticale che attraversa il centro dell’edificio. Ogni volta che due piani vengono completamente svuotati, gli enormi martinetti delle colonne provvisorie vengono azionati, facendo scendere il tetto dell’edificio. Così, con questo processo di smantellamento sostenibile, giorno dopo giorno – in assenza di tempeste di polvere, di rumori assordanti e di grandi rischi per i lavoratori – il grattacielo si rimpicciolisce, per arrivare infine al piano terra.
La demolizione del Grand Prince Hotel Akasaka
Il sistema Tecorep è stato testato per la prima volta nel 2013 per la demolizione del Grand Prince Hotel Akasaka, uno storico albergo di Tokyo chiuso nel 2011. Con i suoi 138,9 metri di altezza, questo grattacielo è stato (per ora) il più alto edificio mai demolito in Giappone. Proprio per questo motivo, lo smantellamento sostenibile degli edifici della Taisei è giunto a puntino: del resto in Giappone ci sono in totale 797 edifici oltre i 100 metri di altezza, e quasi un centinaio di questi, secondo Ichihara, potrebbero arrivare a demolizione nei prossimi dieci anni. La possibilità di demolire un edificio dall’interno, con tanto di un tetto sopra alla testa, permette di ridurre il rumore totale di 17-23 decibel, e di tagliare il 90% della polvere, la quale nei normali processi di abbattimento arriva a coinvolgere un raggio di oltre 300 metri.
La demolizione che produce energia elettrica
La caratteristica più interessante di questo processo di smantellamento sostenibile introdotto dalla Taisei è che esso auto-produce l’energia necessaria per il proprio funzionamento. Propri così: nello stesso modo in cui alcune auto ibride producono dell’energia quando vengono azionati i freni, il sistema Tecorep permette di generare energia mentre le macerie vengono calate dalla cima alle fondamenta dell’edificio per mezzo di una gru interna. L’energia così prodotta viene immagazzinata in enormi batterie, per poi essere utilizzata per l’illuminazione e per i macchinari necessari. Quando un carico da cinque tonnellate viene abbassato da un altezza di 100 metri, il dispositivo collegato al paranco riesce a generare 100 kilowatt all’ora.
L’altro sistema giapponese: Kajima Cut and Take Down Method
La Taisei non è del resto l’unica impresa giapponese ad essersi posta il problema dell’abbattimento sostenibile dei grattacieli. La Kajima Corporation, per esempio, ha messo a punto la tecnica Kajima Cut and Take Down Method, la quale funziona esattamente al contrario del sistema Tecorep, seppur con risultati del tutto simili, se non persino migliori. Questo secondo metodo, invece di iniziare la demolizione dall’alto per poi continuare verso il suolo, fa l’opposto, iniziando ad operare dal piano terra. Oltre a ridurre il rumore e la polvere, questa tecnica ha il vantaggio di aumentare la porzione di materiali disassemblati riciclabili: ideato negli anni Novanta, questo metodo ha già permesso l’abbattimento sostenibile di un palazzo di 108 metri. Tutto ruota, anche in questo caso, sull’utilizzo di enormi martinetti in grado di abbassare in modo stabile l’edificio, garantendo un alto livello di resistenza anche nell’eventualità di terremoti.
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