Biophilic design, l’architettura della vita
Che cosa hanno in comune il Central Park One di Sidney, l’Urban Farm di Tokyo, un edifico basso e lungo immerso in una foresta di Madrid, lo Scarlett Hotel in Cornovaglia e il Bosco verticale, il grattacielo di Stefano Boeri, a Milano? Sono tutte costruzioni inserite nella classifica dei dieci migliori edifici al mondo costruiti secondo i principi del biophilic design. Abbiamo già proposto diverse volte delle storie sul legame tra la natura, l’architettura e il design, ma oggi proviamo a fare un passo in più, parlandovi appunto del Biophilic design.
Cosa intendiamo per Biophilic Design?
Iniziamo col definire il termine “biofilia” con cui si intende l’amore per la vita e per ogni organismo vivente. Il primo a usare questa parola fu lo psicologo tedesco Erich Fromm per descrivere l’orientamento psicologico dell’essere umano attratto verso tutto ciò che è vivo o che trasmette vitalità.
Con il suffisso -philia si intendono le attrazioni e le sensazioni positive che le persone hanno nei confronti di organismi, specie, habitat, processi e oggetti immersi nel loro ambiente naturale. Sebbene sia stato definito da Fromm il concetto è stato proposto più volte, anche in passato e persino Aristotele descrisse un concetto molto simile parlando di amicizia, reciprocità e amore per la vita.
Tornando alla domanda iniziale, possiamo quindi definire il Biophilic Design come un modo innovativo di progettare i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e veniamo educati. Il rapporto tra uomo e natura è costante, intimo e fondamentale anche se la storia ci insegna che le città e i centri urbani sono sempre stati costruiti dall’uomo allontanandosi dalla natura quasi fosse un elemento da cui scappare a vantaggio di degrado e cemento.
Il tassello mancante
Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso della così detta “architettura verde” che di fatto ha rappresentato il tassello mancante nel puzzle dello sviluppo sostenibile. In particolare è stato dimostrato come l’architettura e il design siano parti essenziali nel processo di ideazione di un luogo, di come cioè incidano diversamente in base alla destinazione d’uso che avrà la costruzione. Eccoci allora davanti a ospedali costruiti secondo logiche architettoniche che aiuterebbero a guarire più velocemente, piuttosto che a scuole dove i voti degli studenti sono più alti e uffici in cui i dipendenti sopo più produttivi o si legano all’azienda più a lungo. Si tratta di una strategia di progettazione sostenibile che mira a collegare e incorporare le persone con l’ambiente che le circonda, riconnettendo la natura umana con il mondo naturale.
Restare connessi alla vita e ai suoi processi
Secondo i docenti di Biourbanistica Antonio Caperna e Stefano Serafini il Biophilic Design è quel modo di progettare che va incontro alla nostra innata necessità di restare connessi alla vita e ai processi vitali. Un ambiente costruito secondo questi dettami è in grado di aiutare il sistema cognitivo umano ad alleggerirsi, a facilitare la raccolta e il riconoscimento di informazioni nel modo più rapido ed efficiente, a favorire il sistema sensoriale in termini di influenza neuro-motoria evitando sia la depressione sia gli effetti eccitanti, a indurre un rafforzamento in termini emotivi e biologici del livello neurale e implementare, secondo le numerose evidenze cliniche, il sistema immunitario agendo in particolare sulle persone malate e in cattive condizioni fisiche.
Come si progetta un ambiente di questo tipo?
Ci sono molti modi per progettare attraverso il Biophilic design, alcuni sono diretti e altri più sottili e indiretti. Sicuramente si può partire dall’utilizzo di materiali provenienti direttamente dall’ambiente circostante. Per esempio da un albero “locale” si può ottenere del legno che sarà utilizzato per rivestire delle pareti o per la pavimentazione o una pietra estratta da una cava può diventare la facciata di un edificio, funzionale, bella e in strettissima connessione col mondo naturale. Altra strada da percorrere è quella dell’utilizzo di materiali di costruzione per ricreare gli ambienti naturali. Una colonna che sostiene il soffitto può essere ornata come se fosse un albero o, per esempio come avviene sempre più spesso negli aeroporti di nuova generazione, l’utilizzo di alcune vetrate veicola la luce esterna generando una sensazione di spaziosità e movimento.
Quali sono gli effetti del Biophilic Design?
Che benefici evidenti possono esserci sulla salute e sulla produttività delle persone? Un sempre più crescente numero di ricerche inizia a rivelare il positivo impatto del biophilic design nella vita di tutti i giorni. Stiamo parlando di un aumento dell’apprendimento, di un più rapido recupero dalla malattia o dell’aumento delle performance sul posto di lavoro; ma di fatto cosa accade? Semplicemente su molte persone, la vicinanza con la natura o l’immersione in essa, migliora l’umore, la qualità della vita e la proattività. Questo modello base è trasferibile a qualsiasi altro contesto: è scientificamente provato che un paziente felice risponde meglio alle cure o che un lavoratore appagato dal contesto lavorativo rende di più. Se quindi partiamo dal presupposto che la felicità possa essere generata anche dal design il cerchio non solo si chiude, ma è perfettamente funzionante e il modello del biophilic design diventa il sistema a cui ambire nel futuro del design sociale, abitativo e lavorativo.
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