Spreco alimentare: Italia sciupona, 16 miliardi buttati all’anno
Lo spreco di cibo in Italia
Verdura acquistata senza pensare e lasciata appassire nel frigorifero. Avanzi di pasti troppo abbondanti che finiscono nel cestino dell’umido. Prodotti alimentari dimenticati in fondo alla dispensa, e ritrovati solamente mesi e mesi dopo la loro effettiva data di scadenza. Lo spreco alimentare è una brutta bestia, perché la disattenzione è sempre dietro l’angolo: basta esagerare un po’ quando si fa la spesa, o mangiare fuori più volte del previsto, o cucinare per commensali che magari non si presentano. In queste occasioni, lo spreco è servito, dalla tavola all‘immondizia. Questo fenomeno, in Italia, vale quasi 16 miliardi di euro ogni singolo anno.
Spreco alimentare domestico
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il 16 ottobre, la campagna Spreco Zero 2016 ha presentato le cifre dello spreco alimentare in Italia, unendo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg e del progetto Reduce. Si scopre così che nella spazzatura delle nostre case finiscono ogni anno 8 miliardi di euro di cibo. Una cifra abnorme, smisurata, che non migliora di certo se si guarda ad ogni singola famiglia: per ogni nucleo abitativo, infatti, si calcolano 30 euro buttati al mese, ovvero circa sei etti di cibo. Ma non è tutto qui, anzi, la cifra complessiva dello spreco alimentare, come accennato, è doppia. C’è infatti da calcolare il fatto che lo spreco domestico dichiarato nei sondaggi è per forza di cose quello percepito, e non quello reale. Stando ai test effettuati da Waste Watcher, infatti, lo spreco domestico reale sarebbe superiore del 50%, andando così a toccare i 12 miliardi di euro. Queste, insomma, le cifre concrete per quanto riguarda le nostre case. Ma si sa, lo spreco di cibo non si localizza solo dalla parte del consumatore: anche la filiera ha le sue lacune, che non sono di certo piccole.
Le perdite nella filiera
Prima di tutto allo spreco domestico va sommato l’ammontare delle perdite in campo, ovvero a livello della coltivazione, le quali sono stimate intorno all’1 miliardo e 25 milioni di euro. A questa cifra va poi aggiunta quella dello spreco alimentare proveniente dall’industria (1 miliardo e 160 milioni) e dalla distribuzione (1 miliardo e 430 milioni). Ovviamente questi numeri sono solo delle stime, ma le dimensioni del fenomeno vengono delineate abbastanza impetuosamente: in tutto, il valore dello spreco alimentare annuo italiano è di 15 miliardi e 625 milioni di euro.
Il problema maggiore è il consumatore
Di certo le campagne di sensibilizzazione portate avanti negli ultimi anni stanno dando i loro frutti. Come sottolinea infatti il fondatore di Last Minute Market Andrea Segré, presidente del Comitato tecnico-scientifico Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti e Sprechi, «insegnare a non sprecare è un atteggiamento educativo passato in un anno dal 62% al 78% degli italiani». Oltre a questo, non va dimenticato che gli sforzi delle associazioni hanno portato anche ad una normativa antispreco che, se rispettata, può essere vista come un primo passo verso la risoluzione del problema. Ma non sono solo i soggetti della filiera alimentare che vanno tenuti sott’occhio: la falla più grande è infatti a livello dei consumatori. Come spiega Segré, «solo 1 italiano su 4 riconosce nello spreco domestico la vera voragine degli sprechi in Italia, laddove le ‘colpe’ sono date frettolosamente alla distribuzione, alla ristorazione o alla filiera».
Renzi l’ottimista
Della normativa antispreco ha tra l’altro parlato anche il premier Matteo Renzi durante il suo intervento alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione alla Fao di Roma: «con la legge sullo spreco alimentare possiamo passare dalle 500mila tonnellate di oggi ad 1 milione di tonnellate di cibo risparmiato nel 2017». E l’anno venturo, stando al premier, sarà in buona parte dedicato proprio alle politiche riguardanti le questioni del cibo. «L’Italia» ha dichiarato Renzi «si impegna per utilizzare gli eventi del 2017, dalla celebrazione dei Trattati di Roma a marzo al G7 fino alla presenza nel consiglio Onu, per fare di questo argomento un tema di discussione, per farvi da cassa di risonanza».
Nuovi studi di Waste Watcher e Reduce
E mentre il governo promette di impegnarsi maggiormente nella lotta contro lo spreco alimentare, Waste Watcher, con la collaborazione dell’Università di Bologna e di Swg, avvierà il primo monitoraggio scientifico dei Diari di famiglia Waste Watcher, così da arrivare a calcolare lo spreco reale e non più solamente quello percepito. Dare concretezza statistica e scientifica a questi dati sarà invece il compito del progetto Reduce, promosso dal Ministero dell’Ambiente e a cura del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna. Protagoniste del progetto saranno però centinaia di famiglia italiane, le quali per una settimana terranno nota di tutto il cibo buttato, sottoponendo in un secondo tempo la spazzatura ad un controllo incrociato, così da certificare nel dettaglio lo spreco alimentare prodotto a livello domestico.
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