Casa Quetzalcoatl, l’edificio sostenibile costruito con la tecnica Superadobe
Costruire con la tecnica Earth Bag
Chi conosce la tecnica di costruzione ecosostenibile Earth Bag? Non molti, probabilmente. Ma tutti quanti l’abbiamo ancora vista in fotografie o film di guerra, anche se non lo sappiamo: la tecnica Earth Bag consiste infatti nel creare delle strutture resistenti riempiendo dei sacchi di juta o di polipropilene con della terra o della sabbia, per poi impilarli ordinatamente uno sopra all’altro. Gli eserciti hanno usato molto spesso questa tecnica per costruire strutture capaci di resistere a proiettili e bombe.
Il lavoro di Nader Khalili
Consapevole della capacità architettonica di questa singolare tecnica di costruzione, l’architetto iraniano Nader Khalili lavorò molto intorno al metodo Earth Bag, arrivando a definirne una variante in tutto e per tutto adatta a costruire case sostenibili e durature nel tempo: la tecnica Superadobe. A differenza della Earth Bag, essenzialmente, viene introdotto un filo spinato tra un sacco e l’altro, così da evitare scivolamenti e rinforzare la struttura, e i singoli sacchi vengono sostituiti da un unico e lunghissimo contenitore in tessuto, chiuso a cerchio per tutto il diametro dell’edificio. Va dunque da sé che gli edifici costruiti secondo questa tecnica sono solitamente di forma circolare – conoidale.
La casa Quetzalcoatl
Prima di morire, Nader Khalili insegnò a moltissimi alunni i segreti della tecnica Superadobe presso il suo centro California Institute of Earth Art and Architecture, e tutt’oggi in ogni parte del mondo nascono nuovi edifici sostenibili fatti di sacchi di terra non organica. Un esempio mirabile di questa filosofia architettonica è stato realizzato recentemente in Costa Rica: qui sorge la casa Quetzalcoatl, un edificio di oltre 150 metri quadrati realizzato con sacchi di sabbia e materiali di recupero.
Originale fuori, comoda dentro
Il responsabile del progetto e della costruzione è Ayal Bryant, di Barro Vivo, che ha optato per la tecnica Superdobe «per le sue proprietà termiche, ma anche per come ci si sente a vivere all’interno di una tale struttura dai tratti primitivi». Ma alla casa in questione non mancano di certo le comodità: due stanze da letto, un salotto, tre bagni, una cucina, un guardaroba, una dispensa e persino un balcone. Un altro impegno di Ayal Bryant è stato quello di utilizzare solamente materiale di origine locale, come per esempio il legno, recuperato da vecchie case in rovina. Oltre a questo, il team di Barro Vivo ha realizzato anche un sistema di raccolta dell’acqua piovana sul tetto e un sistema di riutilizzo delle acque nere, collegate ad un compost esterno. Insomma, Nader Khalili sarebbe molto orgoglioso della casa Quetzalcoatl.
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