Che differenza c’è tra un aumento di 1,5 gradi e uno di 2 gradi centigradi?
L’obiettivo principale degli accordi di Parigi
Il difficile percorso ipotizzato dalla Conferenza sul Clima di Parigi dello scorso dicembre è stato finalmente avviato: alcuni giorni fa, infatti, il Parlamento francese ha autorizzato il governo a ratificare il protocollo nazionale per tagliare nettamente le emissioni di gas serra. Ovviamente questo è solo il primo passo: ora devono fare la stessa cosa anche tutti gli altri Stati membri e firmatari. Il Ministro dell’Ambiente francese Ségolene Royal ha precisato che si aspetta che entro giugno tutti gli stati membri imitino quanto effettuato dal proprio parlamento. L’obiettivo , ovviamente, è quello pattuito a Parigi in dicembre, ovvero mantenere l’aumento delle temperature sotto il tetto di 1,5 gradi Celsius, oppure, nella peggiore delle ipotesi, sotto i 2 gradi.
Perché proprio 2 gradi?
Ma perché da alcuni mesi sentiamo così tanto parlare di questi 2 gradi centigradi? E perché gli esperti hanno voluto fissare esattamente questa cifra? In primo luogo, bisogna precisare che il periodo di riferimento è quello che parte dall’epoca preindustriale, più precisamente l’anno 1880, ovvero il primo anno in cui abbiamo delle registrazioni affidabili riguardanti le temperature del globo. Il limite dei 2 gradi come tetto massimo per le attività dell’uomo fu per la prima volta fissato da un economista di Yale, William Nordhaus, e quindi, in qualche misura, può essere visto come un limite piuttosto arbitrario. Proprio per questo, non tutti sono d’accordo nell’affermare che un limite di due gradi sia sufficiente: in molti affermano infatti che già un +1,5° potrebbe avere delle conseguenze estremamente gravi, ed è proprio per questo che la Conferenza sul Clima di Parigi ha deciso che il raggiungimento dei 2°C in più deve essere fortemente evitato, mirando dunque a mezzo grado in meno. Ad oggi, in tutti i casi, rispetto al 1880 siamo a circa + 1°C.
Cosa può significare quel mezzo grado
Ma cosa può cambiare tra l’opzione più virtuosa (ovvero un aumento di ‘soli’ 1,5°C) e quella più pericolosa (2°C)? Ebbene, quel mezzo grado potrebbe veramente fare la differenza. Stando a quanto pubblicato da diversi studiosi sulla rivista Earth System Dynamics, quel mezzo grado in più di temperatura potrebbe tradursi in 10 centimetri in più di innalzamento globale del livello del mare entro la fine del secolo. Nell’area mediterranea, un aumento di 1,5 gradi porterebbe ad una riduzione della reperibilità dell’acqua del 10%; con mezzo grado in più, invece, la riduzione idrica raddoppierebbe, arrivando al 20%. In America Centrale e nell’Africa tropicale, invece, quel mezzo grado in più potrebbe dimezzare i raccolti agricoli. E se un aumento di 1,5°C potrebbe lasciare in vita le barriere coralline, lo sfioramento dei 2 gradi, per loro, significherebbe morte certa, a causa dello sbiancamento dei coralli.
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