Phytoremediation: in Italia il 4% del territorio è contaminato, ma la bonifica può essere naturale
Suoli contaminati
Spesso ci dimentichiamo che l’ambiente è in primo luogo un elemento dagli equilibri molto complessi, e che l’uomo ha il potere sia di risanarlo che di devastarlo. La produzione industriale ha per lungo tempo contaminato il suolo con sostanze nocive, l’agricoltura ha bistrattato il terreno con i propri pesticidi e concimi chimici: oltre a questo, una marea di altri rifiuti, dalle acque di scarico agli idrocarburi, hanno inquinato il suolo terrestre. Il risultato è, molto spesso, quello di trovare tra le nostre mani e sotto i nostri piedi un terreno seriamente inquinato, contaminato da sostanze che ne alterano totalmente le caratteristiche e inoltre ne compromettono l’utilizzo: si stima che in Italia il problema dei siti contaminati interessi il 4% dell’intero territorio. La soluzione è solo una, ovvero la bonifica. Ma per ripulire un determinato terreno i metodi sono molti, da scegliere a seconda del caso specifico. Una delle strategie più interessanti in questo senso è la phytoremediation, in italiano fitorisanamento: questa tecnologia utilizza delle piante in grado di estirpare dal terreno inquinato le sostanze contaminanti.
Cos’è la phytoremediation?
La phytoremediation è una tecnica abbastanza recente, utilizzata su larga scala a partire dagli anni Novanta per bonificare matrici ambientali contaminate come suolo, sedimenti e acque. Ma se la pratica è ancora giovane, la sua ideazione risale agli anni Cinquanta, quando degli studiosi sovietici compresero che alcune piante semiacquatiche erano in grado di assorbire naturalmente sostanze metalliche e tossiche, come il piombo e il cadmio.
Economica, naturale e bella da vedere
I vantaggi della phytoremediation come tecnica di bonifica sono molti: è un metodo naturale, è economicamente vantaggiosa e non rovina, ma anzi esalta il paesaggio, avvalendosi unicamente di piante. Questa tecnica può essere applicata sia per la rimozione di contaminanti inorganici, come per esempio i metalli pesanti, sia per la pulizia da contaminanti di origine organica. Questo tipo di bonifica, inoltre, viene applicata in situ: non richiede dunque nessuno scavo o spostamento di terreno, avendo come prerogativa fondamentale quella di non alterare le proprietà fisico-chimiche originali del suolo.
Le principali fitotecnologie
Di phytoremediation non ne esiste solamente un tipo: ad ogni tipo di inquinante da estirpare, infatti, corrisponde una data tecnica. Tutti questi metodi vanno a formare l’insieme di quelle che vengono denominate Fitotecnologie. Il tipo di fitorisanamento più adatto per i suoli contaminati da metalli è per esempio la fitoestrazione, un meccanismo attraverso il quale le piante in questione assorbono le sostanze nocive contenute nel terreno mediante le proprie radici: in questo modo i contaminanti vengono accumulati nella pianta, soprattutto nei germogli e nelle foglie. Mediante la potatura, dunque, sarà possibile eliminare le sostanze inquinanti dal suolo. La fitostabilizzazione, invece, punta non tanto all’estrazione quanto alla stabilizzazione dei contaminanti, così da ridurne la mobilità nel suolo. Nel caso di contaminanti organici, invece, si può ricorrere alla fitodegradazione: in questo caso le piante metabolizzano e degradano i contaminanti, anche grazie alla propria azione enzimatica.
Una tecnica naturale, ma complessa
Ma questa tecnologia, per quanto naturale, presenta comunque delle complessità, oltre che dei limiti: richiede tempi lunghi e una profonda conoscenza dei contaminanti e delle piante in grado di eliminarli. Inoltre, la difficoltà principale della phytoremediation è probabilmente quella di mantenere la vegetazione scelta in vita di fronte alla elevata quantità di sostanze contaminanti contenute nel suolo da bonificare. Si capisce dunque che questa tecnica di bonifica non si può improvvisare: è infatti necessaria una dettagliata valutazione del terreno, la quale si deve avvalere di apposite analisi di laboratorio. Per questo motivo è importante affidarsi ad un’azienda del settore: in Italia la capofila e pioniera nelle tecniche di ingegneria naturalistica è l’azienda Lande, attiva da più di sessant’anni.
L’esperienza di Lande
Verde storico e urbano, ripristini e mitigazioni ambientali, archeologia, lavori ambientali ed eco sistemici: queste sono le attività di Lande Spa. Forte della propria conoscenza degli elementi biologici, negli ultimi anni Lande ha sviluppato diversi progetti di bonifiche sostenibili mediante il Fitorisanamento, arrivando a personalizzare il processo di bonifica attraverso la realizzazione di cloni di piante altamente performanti.
Tutte le soluzioni elaborate da Lande convergono verso i parametri della sostenibilità, complementarietà, valenza ecosistemica, culturale e sociale, collocandosi a livelli di eccellenza nei campi dell’ingegneria ambientale, della paesaggistica, della progettazione, monitoraggio ambientale e bonifiche ambientali, dell’archeologia e del restauro architettonico.
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