Il Giappone non si ferma: 333 balenottere uccise, 200 erano incinte
200 balene incinte
Il Giappone continua a fare il finto sordo di fronte ai divieti internazionali sulla caccia alle balene: in tutto la flotta nipponica ha ucciso 333 balenottere, delle quali ben 200 erano esemplari femmine e incinte. Il tutto, nuovamente, realizzato sotto la patina di missione ‘scientifica’, così da aggirare almeno in parte il divieto internazionale. Sì, perché lo ricordiamo ancora una volta, la caccia alla balena è vietata a livello globale sin dal 1986. Nonostante questo, l’Istituto giapponese per la ricerca sui cetacei ha divulgato senza alcuna remora i risultati della stagione di caccia appena conclusa, scioccando il mondo animalista.
12 anni di missioni ‘scientifiche’
Insomma, il Giappone non sembra voler tirarsi indietro. Ha dichiarato che nell’arco dei prossimi 12 anni le sue missioni ‘scientifiche’ porteranno all’uccisione di 4 mila balene e, in barba alle autorità internazionali, è deciso a farlo. Queste 333 balene uccise sono solamente il primo passo: quattro mesi di caccia, da dicembre a marzo, 120 giorni per far imbestialire tutti. Di fatto il Giappone negli ultimi 70 anni non ha mai smesso realmente di cacciare balene. Solamente la stagione di caccia 2014-2015 era stata soppressa: questo perché una sentenza della Corte di giustizia dell’Aia aveva esplicitamente e nuovamente vietato questo tipo caccia. Ma le baleniere giapponesi hanno aspettato un solo anno che le acque si tranquillizzassero, per poi tornare sui propri passi, adducendo fantomatiche ragioni scientifiche.
Chi fermerà il Giappone?
Ma queste ragioni scientifiche in realtà, non convincono nessuno. Non hanno convinto a suo tempo la corte di giustizia dell’Aia, e non convincono tuttora la Commissione Internazionale sulla caccia alle balene (Iwc), la quale ha invano contestato la scientificità nel piano nipponico. Il teatro di questa sanguinosa caccia sono i mari antartici, e proprio per questo a levare le proprie lamentale contro il Giappone sono adesso l’Australia e la Nuova Zelanda, le quali minacciano di mettere in campo una nuova azione legale a livello internazionale per porre fine alla mattanza di balenottere. Lo ha confermato il ministro degli esteri australiano Julie Bishop, affermando che il suo governo «sta considerando tutte le strade per ottenere l’adesione alle sue decisioni». Ma cosa si può concretamente fare, se nemmeno il divieto del principale organo di giustizia delle Nazioni Unite, ovvero la Corte dell’Aia, ha potuto fermare il Giappone?
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