L’arte con i proiettili di Federico Uribe

Gli animali non sono oggetti

L’idea di riciclare i rifiuti per farli diventare opere d’arte è un’operazione usata da molti artisti negli ultimi anni. L’intento ha sempre un duplice fine: dare una nuova vita a oggetti di scarto e portare sotto i riflettori dell’opinione pubblica attraverso il gesto artistico un problema ambientale. Sull’Everest, ad esempio, otto tonnellate di oggetti abbandonati dagli scalatori sono stati trasformati da un gruppo di artisti in opere d’arte, oppure c’è chi, come l’irlandese Phil Davidson, ha creato oggetti di design con vecchi barili di carburante. L’artista colombiano Federico Uribe si è spinto oltre con l’intento di far riflettere gli spettatori sul ruolo dell’uomo all’interno dell’ecosistema. Solo gli esseri umani sono capaci di distruggere un equilibrio complesso creatosi in milioni di anni, riempiendo il mondo di rifiuti ed oggetti inutili e persino pericolosi, per questo le sue opere sono realizzate assemblando dei proiettili.

La vita vince sulla morte

Questo ciclo di sculture è intitolata “We’re at peace” e, dice Federico Uribe «Questa serie è fatta da sculture, dipinti e bassorilievi interamente composti da bossoli. Il gioco sta nella contrapposizione tra i proiettili, che sono la rappresentazione della morte, con gli animali o i paesaggi che invece sono pieni di vita. Ancora una volta, come spesso accade nel mio lavoro, incoraggio lo spettatore a scoprire, al di là della sola funzione di un oggetto o di una realtà simbolica ed estetica, a vedere come la vita e la bellezza vince sulla morte e sulla distruzione». In un precedente progetto di Uribe intitolato “Animal Farm” l’artista colombiano aveva invece riciclato le suole delle scarpe da ginnastica per creare una mucca, tappi di sughero per fare un asino e mollette per creare un cane. Quest’arte del riciclo nasce dai ricordi dell’infanzia di Uribe trascorsa nella fattoria di famiglia in un villaggio vicino Bogotà, così come dall’amore e dal rispetto verso gli animali.