Quanto fa bene la malva?
Una storia antica
La malva sylvestris, conosciuta più comunemente come malva, è una pianta appartenente alla famiglia delle Malvaceae e originaria probabilmente del Nord Africa. Si tratta di un arbusto perenne di aspetto cespuglioso, con fusto legnoso, foglie picciolate con margine dentato e fiori rosa violacei con striature scure. Cresce in modo spontaneo in prati e luoghi collinari, quindi è molto facile coltivarla nel proprio giardino, e in Italia se ne contano varie specie. Le virtù di questa pianta sono conosciute sin dai tempi antichi, infatti, il suo nome deriva dal termine latino “mollire” cioè “capace di ammorbidire”, mentre per i greci era “malachè”, “rendere morbido”. Ippocrate, il padre della medicina, la raccomandava per le sue proprietà emollienti e lassative. I poveri del passato la usavano persino come cibo, infatti è ottima nelle minestre o lessata e condita con olio e sale.
Preparazione di un decotto alla malva
La malva ha principalmente proprietà emollienti e antinfiammatorie, è utile per combattere la tosse, le irritazioni del cavo orale, come ascessi, gengiviti e stomatiti, ma anche per regolare l’intestino. I fiori e in particolare le foglie di questa pianta, sono ricche di mucillagini che conferiscono ad essa proprietà emollienti e antinfiammatorie per i tessuti molli del corpo. La malva può essere assunta come decotto, basta versare un cucchiaio di foglie e i fiori secchi in acqua fredda, accendere il fuoco e lasciarla bollire per qualche minuto. Una volta spento, copriamo la pentola e lasciamo in infusione il tutto per 10 minuti circa e, infine, procediamo al filtraggio. Il decotto può anche essere usato per fare gargarismi o in caso d’infiammazioni della gola. Per avere una migliore estrazione di mucillagini è meglio far macerare a freddo la malva, basta prendere 10-15 grammi di fiori e foglie, sminuzzarle e lasciarle a macerare in acqua fredda per almeno 5 ore.
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